Venezuela: vincere il male con il bene

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crisi politica

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Mentre scrivevo questo articolo, mi è arrivata la notizia dell’assassinio di un sacerdote dehoniano in una diocesi rurale del Venezuela dopo un incontro con un gruppo di parrocchiani.

Basta questo fatto per spiegare la necessità e l’importanza dell’esortazione pastorale dal titolo Sulla drammatica situazione sociale, economica, morale e politica nel nostro Paese, pubblicata dalla Conferenza episcopale venezuelana (CEV) il 15 ottobre 2020.

Parola e analisi dei vescovi

Sebbene sia un documento che indugia nel parlare di fatti noti e già tante volte denunciati, l’esortazione propone anche alcune novità interessanti.

Innanzitutto, è da sottolineare l’insistenza nel denunciare gli atti commessi contro i diritti dei cittadini e tante volte denunciati dalle organizzazioni per i diritti umani. Queste denunce hanno dato i loro frutti.

In effetti, alcuni prigionieri politici sono stati rilasciati, ad altri è stato riconosciuto il diritto alla difesa e ad altri sono state concesse visite dei familiari. È ammirevole trovare attivisti per i diritti umani che reclamano giustizia in organizzazioni politicizzate e corrotte. Ma è più ammirevole vedere come si ottengano ancora piccole vittorie a favore delle vittime. Il deterioramento dei diritti civili è così evidente che la Missione speciale delle Nazioni Unite, dopo una lunga indagine, ritiene che il presidente Nicolás Maduro sia responsabile di gravi violazioni dei diritti umani.

Se la situazione dei diritti umani non è migliorata, il documento chiarisce che nemmeno la situazione politica è migliorata. La speranza che Juan Guaidó rappresenti un cambiamento in futuro sta venendo meno. I blocchi economici contro il Venezuela, sebbene abbiano l’intenzione di togliere forza al regime, hanno duramente colpito i venezuelani.

Sanzioni che colpiscono il popolo

Il governo di Maduro accusa il blocco della cattiva situazione economico-politica del Paese. L’Assemblea nazionale Costituente (creata da Maduro nel luglio 2017 per contrastare l’Assemblea Nazionale eletta) attribuisce pieni poteri al presidente Nicolás Maduro con una legge anti-blocco approvata l’8 ottobre. Con questa legge, il presidente può persino privatizzare parte della compagnia petrolifera nazionale senza bisogno dell’approvazione dell’Assemblea nazionale. Maduro si consolida nel potere cercando una riattivazione economica, l’opposizione è divisa e confusa.

Non ci sono proposte e azioni concrete che traccino un progetto del Paese. Anche se quanto detto finora sembra un discorso ripetuto e una denuncia inoperosa, l’esortazione dei vescovi introduce una novità nel loro discorso: non arrendersi!

Infatti, in un comunicato pubblicato l’11 agosto, la Conferenza ha sorpreso tutti quando ha preso posizione di fronte ai leader dell’opposizione che giorni prima avevano annunciato che non avrebbero partecipato alle elezioni parlamentari del 6 dicembre. Per il CEV era chiaro che «l’astensione non basta». Il documento esortava i leader politici ad «assumersi la responsabilità di cercare soluzioni ed elaborare vie di uscita per la gente che da anni ha creduto in essi, poiché la semplice astensione aumenterà la frattura politico-sociale del Paese e la perdita di speranza del futuro».

Partecipare non astenersi

La recente esortazione pastorale torna ad insistere sulla responsabilità di cercare soluzioni e avanzare delle proposte. Il discorso della gerarchia della Chiesa è lungi dall’essere teorico. Negli ultimi anni i vescovi insieme ai loro sacerdoti hanno avanzato proposte e creato reti di aiuto per alleviare le gravi sofferenze del popolo venezuelano. È un lavoro in rete che coinvolge aziende, volontari, aiuto esterno e anche la gente maggiormente colpita della comunità. Nessuno da solo può aiutare e migliorare la situazione di migliaia di venezuelani assistiti quotidianamente.

Il lavoro compiuto insieme ha offerto la possibilità di dare una risposta generosa ed efficace alle catastrofi del nostro popolo. «La Chiesa cattolica, attraverso le sue istituzioni e parrocchie, accompagna da vicino la vita del nostro popolo, e cerca di venire incontro ai suoi bisogni prioritari, con le sue limitate possibilità, competenze e i permessi che le sono consentiti».

Questa esperienza di aiutare creando reti di solidarietà con migliaia di venezuelani sembra aver convinto i vescovi che una via d’uscita è possibile. Questa deve essere costruita dal basso, insieme alla gente. Si tratta di un impegno per pensare un futuro migliore, superando il male con il bene che possiamo fare. Ciò richiede di sacrificare pretese imprenditoriali, partigiane e personali per pensare al bene di tutti. Il documento passa dalla classica denuncia a una proposta concreta di un lavoro fatto insieme.

La via d’uscita non dipende da messianismi politici o da interventi esterni, ma dallo sforzo di tutti per cercare il bene degli altri. Questa è la ragione per cui la Conferenza episcopale ritiene che «le diverse organizzazioni civili, le università, le corporazioni, le accademie, gli imprenditori e i lavoratori, le comunità dei popoli originari e i giovani devono compiere sforzi comuni per ristabilire i diritti democratici della nazione».

«Per questo è necessario accompagnare la protesta pacifica, civile e sociale che oggi si estende in tutto il paese, stabilire un itinerario chiaro per la trasformazione politica, democratica, civile e superare personalismi che danneggiano la missione collettiva di realizzare un Venezuela in cui tornino a regnare la giustizia e la pace».

Senza un’effettiva solidarietà, non ci saranno speranze di una via d’uscita soddisfacente.


Mientras escribía este comentario, me llegaba la noticia del asesinato de un sacerdote dehoniano en una diócesis rural de Venezuela luego de un encuentro con un grupo de feligreses. Sólo este hecho da cuenta de la necesidad e importancia de la Exhortación Pastoral titulada “sobre la dramática situación social, económica, moral y política que vive nuestro país”, publicada por la Conferencia Episcopal Venezolana (CEV) el 15 de octubre del 2020.

Aunque es un documento que insiste en hablar de hechos conocidos y ya denunciados tantas veces, la exhortación también propone algunas novedades interesantes. Ante todo cabe destacar la insistencia en denunciar los actos cometidos contra los derechos de los ciudadanos y tantas veces denunciados por organizaciones de Derechos Humanos. Estas denuncias han dado frutos. En efecto, algunos presos políticos han sido liberados, a otros se les ha reconocido el derecho a la defensa y a otros se les ha permitido recibir visitas familiares.

Resulta admirable encontrar a activistas de Derechos Humanos reclamando justicia en organismos que están politizados y corrompidos. Pero más admirable resulta contemplar como todavía se logran pequeñas victorias a favor de los víctimas. Es tan evidente el deterioro de los derechos civiles que la Misión especial de la ONU después de una larga investigación considera que el presidente Nicolás Maduro es responsable de graves violaciones de derechos humanos.

Si la situación de los derechos humanos no ha mejorado, el documento deja en claro que tampoco lo ha hecho la situación política. La esperanza de que Juan Guaidó represente un cambio en el futuro se desvanece. Los bloqueos económicos a Venezuela, si bien tienen la pretensión de quitarle fuerza al régimen, han afectado duramente a los venezolanos. El gobierno de Maduro acusa al Bloqueo de la mala situación económico-política del país. La Asamblea Nacional Constituyente (creada por Maduro en julio del 2017 para contrarrestar a la elegida Asamblea Nacional) entrega plenos poderes al Presidente Nicolás Maduro mediante una Ley Antibloqueo aprobada el 8 de Octubre.

Con esta Ley el presidente puede hasta privatizar parte de la empresa nacional petrolera sin necesidad de la aprobación de la Asamblea Nacional. Maduro se afianza en el poder buscando una reactivación económica, la oposición se muestra dividida y confundida. No hay propuestas y acciones concretas que dibujen un proyecto de país. Aunque lo dicho hasta ahora parece un discurso repetido y una queja inoperante, la exhortación de los obispos introduce una novedad en su discurso: ¡no rendirse!

En efecto, en un comunicado publicado el 11 de agosto, la Conferencia sorprendió a todos cuando fijó posición ante los líderes de la oposición, quienes días antes habían anunciado que no participarían en las elecciones parlamentarias del 6 de diciembre. Para la CEV estaba claro que “no basta” con la abstención. El documento exhortaba a los líderes políticos a “asumir la responsabilidad de buscar salidas y generar propuestas para el pueblo que durante años ha creído en ellos, pues la sola abstención hará crecer la fractura político-social en el país y la desesperanza ante el futuro”.

La más reciente exhortación Pastoral vuelve a insistir en la responsabilidad de buscar salidas y generar propuestas. El discurso de la Jerarquía Eclesial está lejos de ser teórico. En los últimos años los obispos junto a sus sacerdotes han generado propuestas y creado redes de ayuda para aliviar los graves padecimientos del pueblo venezolano. Es un trabajo en red que involucra a empresas, voluntarios, ayuda externa y hasta la gente más afectada de la comunidad. Nadie por si solo podría ayudar y mejorar la situación de miles de venezolanos que son atendidos diariamente.

El trabajo en conjunto ha dado la posibilidad de dar una respuesta generosa y efectiva a las calamidades de nuestro pueblo.  “La Iglesia católica, a través de sus instituciones y parroquias, acompaña de cerca la vida de nuestro pueblo, e intenta suplir sus necesidades prioritarias, desde sus limitadas posibilidades, competencias y permisos que le otorgan”.

Esta experiencia de ayudar generando redes de solidaridad con miles de venezolanos parece haber convencido a los obispos que una salida es posible. Esta salida hay que construirla desde abajo, junto a la gente. Se trata de un empeño por pensar un futuro mejor, venciendo el mal a fuerza del bien que podamos hacer. Esto implica sacrificar pretensiones empresariales, partidistas y personales para pensar en el bien de todos.

El documento pasa de la clásica denuncia a una propuesta concreta de trabajar juntos. La salida no depende de los mesianismos políticos o de las intervenciones externas, depende sí del esfuerzo de todos por buscar el bien del prójimo. Este es el motivo que la Conferencia Episcopal cree que “las diversas organizaciones civiles, las universidades, los gremios, las academias, los empresarios y los trabajadores, las comunidades de los pueblos originarios y los jóvenes deben hacer esfuerzos en conjunto para restablecer los derechos democráticos de la nación.

Para ello es necesario acompañar la protesta pacífica, cívica y social que hoy se extiende en todo el país, establecer una ruta clara para la transformación política, democrática y civil, y superar personalismos que dañan la misión colectiva de lograr una Venezuela donde vuelva a imperar la justicia y la paz”. Sin solidaridad efectiva no habrá esperanzas de una salida satisfactoria.

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