Ha meravigliato molti la furibonda reazione della portavoce del ministro degli Esteri russo, Marija Zacharova, al discorso tenuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 5 febbraio scorso a Marsiglia, nel ricevere il dottorato honoris causa da quella Università (cf. il discorso di Mattarella su SettimanaNews).
In quella occasione Mattarella ha rievocato le vicende che, negli anni Trenta del secolo scorso, portarono alla seconda guerra mondiale. In primo luogo, «l’accentuarsi di un clima di conflitto, anziché di cooperazione», con «un progressivo sfaldarsi dell’ordine internazionale, che mise in discussione i principi cardine della convivenza pacifica, a cominciare dalla sovranità di ciascuna nazione nelle frontiere riconosciute». Così, «a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista». «Fu questo», ha spiegato, «il progetto del Terzo Reich in Europa».
Il discorso di Mattarella e la reazione di Mosca
Non si è trattato, però, solo di una lezione di storia. Ne è scaturito anche un riferimento al presente: «L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura». Da qui un monito, evidentemente rivolto agli odierni fautori della pace ad ogni costo:
«Le politiche di appeasement adottate dalle potenze europee nei confronti dei fautori di queste dinamiche furono testimonianza di un tentativo vano di contenere ambizioni distruttive di simile portata: emblematico rimane l’Accordo di Monaco del 1938, che concesse alla Germania nazista l’annessione dei Sudeti, territorio della Cecoslovacchia. Un abbandono delle responsabilità condusse quei Paesi a sacrificare i principi di giustizia e legittimità, nel proposito di evitare il conflitto».
A fare scattare la reazione della portavoce russa è stato il paragone del progetto del Terzo Reich tedesco con l’aggressione russa all’Ucraina: «È strano e folle», ha detto, «sentire invenzioni così blasfeme dal presidente dell’Italia, un Paese che sa in prima persona cosa sia veramente il fascismo», ricordando che durante la Seconda guerra mondiale la Russia è stata sottoposta a «un attacco mostruoso da parte della Germania di Hitler».
Due giorni dopo la Zacharova è tornata sul discorso di Mattarella, affermando che esso «non può essere lasciato senza conseguenze» e sottolineando che a pronunciarlo è stato il «presidente di un Paese che storicamente è stato proprio tra quelli che hanno attaccato» la Russia.
Le «conseguenze» si sono viste il giorno dopo, quando si sono verificati vari attacchi informatici contro alcuni siti italiani di aeroporti e servizi finanziari, rivendicati da hacker filorussi proprio come ritorsione al discorso del presidente della Repubblica.
Già ai primi di gennaio la Zacharova aveva escluso che l’Italia potesse avere un ruolo di mediazione nel processo di pace, essendo tra gli Stati che «hanno assunto una posizione antirussa inequivocabile e molto aggressiva, sostenendo il sanguinario regime di Kyiv, e fornendo una sostanziale assistenza militare».
Da parte di Mosca non c’è mai stato, però, un attacco specifico nei confronti di rappresentanti istituzionali del nostro Paese. Perciò colpisce il fatto che ora il bersaglio sia il nostro presidente, per un discorso peraltro – come è nella logica della sua funzione – senza immediate ricadute politiche. È dunque nella sua analisi che dev’essere cercata la spiegazione di questa aggressione verbale.
«Invenzioni blasfeme»
A incuriosire gli osservatori è stato l’uso, da parte della Zacharowa, di un aggettivo che ha a che fare con la sfera religiosa, quando ha parlato di «invenzioni blasfeme», «bestemmie». Per capirlo, bisogna riandare alla motivazione con cui Putin, all’indomani dell’avvio della «operazione speciale», ha ritenuto di giustificarla: «Non rinuncerò mai alla convinzione che i russi e gli ucraini sono un solo popolo, anche se alcuni degli abitanti dell’Ucraina sono stati intimiditi, molti sono stati ingannati dalla propaganda nazista e nazionalista».
Alla base dell’attacco, dunque, veniva posta una «mistica» del popolo russo, che ha anche un risvolto religioso. Poco prima il patriarca ortodosso di Mosca, Kirill, aveva dichiarato che «l’Ucraina non è alla periferia della nostra Chiesa. Noi chiamiamo Kiev la madre di tutte le città russe. Kiev è la nostra Gerusalemme. L’ortodossia russa comincia da lì. È per noi impossibile abbandonare questa relazione storica e spirituale».
Sullo sfondo, dunque, c’è una visione che ha le sue radici nella storia dell’impero zarista e che esalta la «santa Madre Russia» come un’entità al tempo stesso politica e religiosa, sacralizzando il potere politico. È la formula del rapporto tra Chiesa e Stato che gli storici hanno chiamato cesaro-papismo, risalente addirittura all’impero bizantino, in cui il sovrano è anche il vero capo della comunità cristiana e ha una rilevanza sacra. L’ultimo zar, Nicola II, è stato ufficialmente elevato all’onore degli altari ed è un santo della Chiesa ortodossa.
«Autocrazia, ortodossia, nazionalità» è il motto che fin dal tempo degli zar ha dominato la mentalità russa, in contrapposizione a quello della rivoluzione francese «Liberté, égalité, fraternité». Si capisce perché fin dall’inizio di questa guerra il patriarca di Mosca Kirill si sia schierato senza riserve con Putin. La fusione tra la dimensione temporale e quella religiosa portava a tradurre questo legame in una rivendicazione politica.
Così, all’indomani dell’«operazione speciale», il patriarca l’ha definita «metafisica», rivendicando il diritto di stare «dalla parte della luce e della parola divina» contro il peccato, cioè contro quella società del consumo e dell’eccesso, delle false libertà di chi vive senza Dio, che è l’Occidente. Più recentemente, lo stesso Kirill è arrivato a definire quella ucraina una «guerra santa», affermando che morire in essa combattendo «lava via tutti i peccati commessi».
Il discorso di Mattarella smaschera la vera natura dell’invasione russa definendola, in analogia con quelle della Germania nazista, una «guerra di conquista», frutto del «criterio della dominazione». Da qui l’accusa di «blasfemia» rivolta a nostro presidente dalla Zacharova, a difesa di un’ideologia pseudo-religiosa, che, in realtà, prima della guerra, non ha impedito alla Russia di Putin di diventare il paradiso degli oligarchi e di un capitalismo senza freni (allo stesso Kirill viene attribuito un patrimonio di quattro miliardi di dollari e uno stile di vita di estremo lusso).
Oggi come negli anni Trenta?
Eppure sarebbe riduttivo limitare lo sguardo a questo aspetto del discorso di Mattarella. Alla luce degli sviluppi della situazione politica internazionale, dopo l’insediamento di Donald Trump, esso acquista un significato più complessivo che appare tremendamente realistico.
Fra le cause che portarono alla seconda guerra mondiale, il nostro presidente menzionava la «spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze», «un cupo rialzarsi del nazionalismo», «allarmanti tendenze al riarmo», il prevalere della «logica delle sfere di influenza», l’abbandono, da parte di diversi Stati, della Società delle Nazioni, l’organismo sovranazionale creato per garantire la pacifica soluzione delle controversie internazionali. «La Germania, con Hitler Cancelliere, si ritirò nel 1933. Lo stesso fece il Giappone. L’Italia uscì nel 1937».
Proprio per evitare nuovi disastri, spiegava Mattarella, dopo la seconda guerra mondiale «nacque quel complesso sistema di organismi internazionali con al centro le Nazioni Unite, la prima vera organizzazione universale della storia umana, che, seppur tra luci e ombre, ha perseguito per ottant’anni l’obiettivo primario della pace mondiale, della crescita e diffusione della prosperità, della soluzione pacifica delle controversie».
Oggi, a fronte di questa «articolazione multipolare dell’equilibrio mondiale», osservava il presidente, «si riaffaccia, tuttavia, con forza, e in contraddizione con essa, il concetto di “sfere di influenza”, all’origine dei mali del XX secolo e che la mia generazione ha combattuto». Così come la tendenza all’«abbandono degli organismi internazionali». Senza parlare dell’emergere «di figure di neo-feudatari del Terzo millennio – novelli corsari a cui attribuire patenti – che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche».
Ma, a questo punto, il paragone con la crisi degli anni Trenta e con le logiche della Germania nazista purtroppo non riguarda solo Putin. Viene alla mente il modo in cui oggi USA e Russia stanno trattando la soluzione della crisi ucraina, escludendo il Paese interessato – proprio come, nella conferenza di Monaco del 1938, fu esclusa la Cecoslovacchia – e procedendo nella logica della spartizione delle rispettive sfere d’influenza lasciando fuori dal gioco tutti gli altri legittimi interlocutori.
Così come vengono alla mente l’uscita degli Stati Uniti dall’OMS e dal Consiglio ONU dei diritti umani, l’abbandono del trattato sul clima, le sanzioni imposte alla Corte Penale Internazionale.
E il riferimento ai «neo-feudatari» che «aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica» non può non richiamare al pensiero il ruolo di Musk, partner inseparabile di Trump nel fissare la nuova linea politica.
Il tema dell’Europa
Altrettanto lucido e attuale, nel discorso di Mattarella, il riferimento al futuro del nostro continente:
«L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà? Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie? Con, al massimo, la prospettiva di un “vassallaggio felice”? Bisogna scegliere: essere “protetti” oppure essere “protagonisti”».
Sono parole che suonano oggi come una sfida alla Russia di Putin, ma anche all’America di Trump e di Musk, e a tutti i sovranisti che – a partire dal nostro vice-premier Salvini, da sempre fan di Putin e ora anche di Trump –, non hanno mai amato l’idea che l’Europa passi dall’attuale limbo di frammentazione a una vera unità politica.
Si capisce, dunque, perché la Zacharova se la sia presa con questo discorso di Mattarella. È un piccolo squarcio nella tela che il suo Paese sta tessendo, ormai in sintonia con l’America trumpiana e con le destre di tutto il mondo (e, ancora una volta, anche con i neonazisti, a conferma del parallelo fatto dal nostro presidente). Uno squarcio che però può allargarsi, se persone di buona volontà si impegneranno per farlo.







“Spaventa”, mi sembra un parolone. Mosca risponde piccata come fa da anni, ma non abbiamo il potere di spaventarla.
Temo che il nostro Presidente, persona rispettabilissima, pulita, integerrima e con alle spalle una storia familiare che parla da sé, questa volta non abbia pienamente pesato le parole che ha detto. Non si possono fare parallelismi neppure velati tra lo sfacelo nazi-fascista e l’attuale Russia.
Nella guerra in corso la Russia combatte per la salvaguardia della propria area di influenza e per aspetti geopolitici, non per il suprematismo ariano, bianco più generalmente, o per il viscerale antisemitismo. La guerra era stata lungamente annunciata e promessa, se si fossero verificate condizioni inaccettabili per loro, ovvero una rappresentanza militare occidentale troppo grossa sul suolo Ucraino, a seguito di tante, troppe, esercitazioni militari e consistenti trasferimenti di armi che dal 2014 non hanno subito sosta.
La guerra si poteva evitare, ma l’Occidente ha insistito caparbiamente ed ecco il risultato; il “re è nudo”. Gli USA volevano le terre rare e in un modo o nell’altro se le prenderanno; ecco perché, tra i vari motivi, hanno sostenuto il povero popolo ucraino, non certo per valori morali. Chi crede che le guerre siano mosse da valori morali è quantomeno ingenuo.
In tutto questo disvalore non mi pare che quello Russo sia differente da quello Occidentale, che da sempre persegue biecamente il proprio interesse economico schiacciando questo e quello a seconda della convenienza. Iraq? Kurdistan? Africa tutta? Da qui l’inopportunità del parallelismo fatto da Mattarella: noi non siamo migliori dei russi; non possiamo giudicarli, doppiamente perché, oltretutto, a quel popolo, che dileggiamo da tre anni, dobbiamo la libertà dal nazi-fascismo. Questa è l’ulteriore aggravante.
Pietro 27 febbraio 2025
Non credo che le fobie novecentesche russe siamo sufficienti a giustificare l’invasione dell’Ucraina. Credo sia una copertura invece e mi spiace vedere tanto cascarci con cui la Russia e i filo russi tentano di giustificare l’accaduto. Mattarella non ci è cascato.
Concordo con il commento sotto di Saverio Gpallav, non avrebbe potuto spiegarlo meglio. E’ proprio questo il punto. Mattartella parla del Reich e si scorda del fascismo complice. Per forza i russi se la prendono e hanno pure ragione, questo non giustifica il loro comportamento attuale. Però è un paragone scorretto, non solo nei modi e da che pulpito viene la predica ma anche nel contenuto, la Russia infatti ha cominciato la guerra per contrastare l’Imperialismo della Nato vedendosela arrivare in casa. Non si può paragonare con l’imperialismo nazi fascista. Io ho ancora le medaglie di mio bis-nonno, andato a combattere nella campagna di Libia. “Molti nemici molto onore”, c’è scritto sopra. Ma di cosa stiamo parlando???????
Non credo che le fobie novecentesche russe siamo sufficienti a giustificare l’invasione dell’Ucraina. Credo sia una copertura invece e mi spiace vedere tanto cascarci con cui la Russia e i filo russi tentano di giustificare l’accaduto. Mattarella non ci è cascato.
Ho scritto apertamente nel mio commento che il comportamento attuale dei russi non è giustificato. Non sono affatto filorusso. Un capo dello stato però deve misurare le parole. Il paragone della Russia attuale con il 3 Reich da parte del cristianissimo Mattarella è quantomeno inappropriato e soprattutto non aiuta la pace… Non puoi paragonare automaticamente una nazione che invade un’altra con il terzo Reich… Israele che invade Nablus allora sarebbe simile? No, rispondo. Il terzo Reich implica lo sterminio voluto, sistematico e programmato di un altro popolo con la costruzione di campi di concentramento. Un capo dello stato dovrebbe stare molto attento a ciò che dice perchè si evocano situazioni molto specifiche. Soprattutto è dovere di un capo dello stato-come di un Papa cristianamente coscienzioso favorire diplomaticamente la soluzione dei conflitti, piuttosto che fornire fini analisi accademiche che li inaspriscono soltanto, e allontanano ancora di più diplomazie che già non si parlano. A che pro sottolineare le nefaste premesse e conseguenze disastrose di un conflitto che -anche senza paragoni storici e inutili “Lectio magistralis” – sono evidentemente sotto gli occhi di tutti? A che pro, senza rimangiarsi il succo del discorso, non scusarsi per aver toccato un tasto dolente in modo inappropriato in modo da favorire un dialogo ed evitare un inasprimento? Questa vicenda mi ricorda un pò quel caos che fece Benedetto XVI parlando dell’Islam… La scienza gonfia, la carità edifica, disse qualcuno… belli questi cristiani che fanno discorsi e non sono nemmeno capaci di riformulare un concetto per favorire la riconciliazione e la pace.
«Avete notizie di attacchi a ebrei da parte di esponenti della destra Ucraina? Noi, no – dice un ebreo polacco-ucraino di Odessa – e anzi diversi tra noi stanno nel battaglione Azov », assicura. Roman Shvartsman, presidente a Odessa dell’associazione degli ebrei di Odessa è un sopravvissuto all’Olocausto, ha scritto una lettera che nel titolo è la sintesi di ogni ragionamento. «Hitler mi voleva uccidere perché sono ebreo. Putin mi vuole uccidere perché sono ucraino». In altri termini, «noi ucraini siamo sotto attacco da parte del nostro grosso vicino da 11 anni. La guerra non dura tre anni, ma da 11», ripete. Insiste: «È una questione di libertà». Mosca non può permettere che ai propri confini ci siano paesi liberi, vale per l’Ucraina, come per la Georgia. Perché libertà significa indipendenza, ed è un virus contagioso (Nello Scavo, Avvenire, 1 marzo 2025).
Si ma il problema ( e già ci è stato censurato in queste discussioni) in riguardo a Mattarella non è mistico ma è proprio di pulpito. Cioè da che pulpito viene la predica, se senza remore si trova ancora con i corazzieri dentro al Quirinale come ai tempi dell’ imperialismo e delle aggressioni del regno sabaudo agli altri stati con guerre di conquista. È ben evidente che l’Italia “reale” che Mattarella presiede, è restata quella del regime fascista con le stesse identiche prepotenti regole di abuso e di vessazioni giornalieri verso i cittadini, dove la Democrazia è solo di facciata, tantoché un presidente di una Repubblica è circondato con scenografia di una guardia reale come durante le sanzioni .. La guerra di altri tempi che si sta combattendo in Ucraina è causata anche da ciò, il mancato rinnovamento e le mancate riforme in Italia e nelle false democrazie europee che ci stanno trattenendo miserabilmente in un tempo per la volontà delle comode gerarchie ai vertici che ci comandano. CENSURATE, CENSURATE.
Questo commento centra come il formaggio con le vongole: non è che Italia per il suo passato non possa esprimere e condanare il regime fascista della russia di oggi e non è che la russia di oggi possa fare impunemente qualsiasi crimine contro l’umanità (che è quello che fa a vari livelli in Ucraina) solo perchè nel passato ha combattuto (a suo malgrado) quello che è diventata oggi (imperialismo fascista)
La voce di Mattarella spaventa Putin ? Non ho mai letto frase piu’ ridicola . Putin dovrebbe essere spaventato dalle parole del presidente di uno stato ,l’ Italia, che non ha esercito, non ha atomica ,che e’ servo della UE ,che e’ servo degli USA, e che ha sempre tradito in tutte le guerre il suo alleato ? Infatti col Terzo Reich era alleata l’ Italia e gli antenati di Mattarella ,mica Putin !
Mai sentito parlare del patto Ribbentrop-Molotov del 1939 ?
La blasfemia, alle orecchie dei russi, sta nel fatto che il rappresentante di uno degli Stati che aggredì l’Urss, di cui la Russia è successore e in cui ogni famiglia ha almeno un caduto, dei 27 milioni di morti sovietici, si permetta paragoni che ovviamente suonano oltraggiosi ai russi che di quella aggressione Italo tedesca furono vittime. Forse qualcuno ha scordato il ruolo rivestito dall’Italia nella seconda guerra mondiale. Non dev’essere un caso che Mattarella abbia però evitato accuratamente di paragonare, come pure nella sua logica avrebbe potuto fare, la politica della Russia Putin a quella dell’Italia di Mussolini, cosa che avrebbe reso evidente a chiunque l’impudenza del paragone. Della serie chi accusa chi. Se è lecito discettare di parallelismi storici, non è consentito al successore del carnefice di insolentire il successore della vittima paragonandolo al proprio predecessore. È una questione di pudore. Lo stesso pudore che impedisce ai tedeschi di dare del nazista ai discendenti delle vittime della loro politica razziale e espansionistica degli anni 30 e 40 sotto il regime a cui si erano incautamente consegnati nel 1933. Così come risulterebbe grottesco se i russi tacciassero di stalinismo i leader di Paesi in passato aghrediti da Stalin. Il rispetto per la carica istituzionale non può tramutarsi in idolatria e quindi bene fa chi si dissocia dalle imprudenti parole del capo dello stato
Come sempre apprezzo il nostro capo dello stato che con grande pacatezza ma dicendo la verità riesce a produrre isteria in quella virago della Zacharowa. Che sottile piacere vederla indispettita e inacidita rispondere scomposte offese al capo dello stato. Grazie Mattarella perché nella mollezza dei nostri politici al potere tu mi hai fatto sentire orgoglioso di essere italiano e libero.