Rupnik: l’attesa

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Copertura dei mosaici di Rupnik a Lourdes.

Lourdes. Il “caso Marko Rupnik” torna a interessare i media e a interrogare il mondo ecclesiale. Il 31 marzo sono stati oscurati i primi mosaici che affiancano le entrate laterali della basilica del santo Rosario di Lourdes.

La decisione del vescovo, Jean-Marc Micas, è conseguente al suo giudizio di limitare la visibilità delle opere dell’artista a seguito delle accuse di abusi che gravano su di lui. Nel luglio scorso (2024) aveva provveduto a spegnere le luminarie notturne che ne evidenziavano la presenza (cf. SettimanaNews, qui). Ora si avvia la loro copertura in ragione della natura del santuario dedicato ai malati e alle vittime e per il riferimento all’anno giubilare.

«Conoscete la mia opinione sulla presenza di questi mosaici sulle porte della basilica. Mi è sembrato che si dovesse fare un nuovo passo simbolico affinché l’ingresso in basilica sia reso agevole a tutte le persone che oggi non possono varcare la soglia […] Il passaggio attraverso le porte d’ingresso della basilica doveva avvenire all’altezza simbolica del momento».

Il giudizio pastorale ha la meglio sulla disputa ancora aperta relativa alla rimozione o meno delle opere e alla loro connessione con l’atto creativo dell’artista. Consonanze e differenze anche sul fronte del santuario di Fatima.

Interrogati in merito all’opera di Rupnik, la direzione del santuario ha detto: «Non stiamo considerando la rimozione (del grande mosaico della basilica). Tuttavia, da quando siamo venuti a conoscenza delle accuse contro padre Rupnik, abbiamo sospeso l’uso delle immagini dell’intera opera e dei suoi dettagli nei nostri materiali promozionali».

Tre impegni. Il 25 marzo, in una lettera per l’assemblea plenaria della pontificia Commissione per la tutela dei minori, papa Francesco conferma la decisa azione contro gli abusi e chiede tre impegni: «1. Crescere nel lavoro comune con i dicasteri della curia romana. 2. Offrire alle vittime e ai sopravvissuti ospitalità e cura per le ferite dell’anima nello stile del buon samaritano […] 3. Costruire alleanze con realtà extra-ecclesiali – autorità civili, esperti, associazioni – perché la tutela diventi linguaggio universale».

L’accenno al lavoro comune con la curia illumina un punto critico del rapporto della Commissione con gli uffici vaticani. Essa accusa gli ambienti curiali di scarsa trasparenza nelle prassi e nelle decisioni in merito agli abusi facendosi voce della sfiducia di parte del mondo ecclesiale.

Dall’altro lato, si sottolinea la necessità di verificare le accuse e di sottrarsi agli imperativi impropri dei media. Ma l’alleanza con realtà extra-ecclesiali sarà più facilmente di supporto alla Commissione piuttosto che alla curia.

La lettera. Il 26 marzo è stata resa nota una lettera del delegato per le case di Roma della Compagnia di Gesù, p. Johan Werschuren, alle vittime dell’ex gesuita Rupnik per farsi carico del loro processo di guarigione e di riconciliazione.

La Compagnia chiede loro di «far conoscere di cosa hanno bisogno ora e di come i gesuiti possono corrispondere a queste esigenze». Riconoscendo che ogni «percorso verso la riparazione è nelle mani delle persone che sono state invitate a entrare in contatto con la Compagnia.

In che cosa questo possa consistere verrà concretizzato poi – ascoltando ciò che le vittime hanno da dire ai gesuiti e accogliendo le loro richieste per poter intraprendere un processo di riparazione effettiva (cf. SettimanaNews, qui).

I media. Rete 4 e la trasmissione le Iene (il 26 e il 9 marzo) danno informazioni circa nuove e rinnovate testimonianze delle vittime di Rupnik, sorprendendolo all’areoporto di Roma al momento dello sbarco. L’ampia platea televisiva viene coinvolta nella questione nei consueti modi ostensivi e semplificati, ma dando forza alle denunce delle vittime.

Alcuni giorni prima, il 3 marzo, una pubblicazione tradizionalista (La Bussola quotidiana) aveva rivelato il trasferimento della comunità del Centro Aletti (il gruppo delle consacrate e degli ex gesuiti che avevano seguito Rupnik al momento del suo allontanamento dalla Compagnia) nel convento di Montefiolo (Rieti) finora abitato dalle Oblate regolari benedettine di Priscilla. L’età di queste ultime e il numero ridotto avrebbero suggerito il trasferimento nella casa di San Felice Circeo.

L’operazione sarebbe stata propiziata e voluta dal cardinale ex vicario a Roma, ora penitenziere maggiore, Angelo De Donatis, nominato delegato apostolico per il convento.

Il tribunale. Il 23 gennaio il card. Victor Manuel Fernandez, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede in una intervista ha aggiornato sulla situazione del processo a Rupnik. Si sarebbe conclusa la fase di raccolta delle informazioni e si starebbe per istituire un tribunale, scegliendo giudici esterni al dicastero.Il tutto per avviare un processo canonico penale.

Il primo processo a carico dell’ex gesuita con l’accusa di “assoluzione del complice” si è concluso nel 2020 con la censura della scomunica, rimessa pochi giorni dopo la condanna.

Il secondo processo, avviato dopo le accuse di 9 religiose o ex religiose della comunità Lojola (Slovenia), non è stato celebrato per la prescrizione dei supposti reati di abuso spirituale e sessuale.

Nel 2023 il papa ha tolto la prescrizione e si è messo in moto il “terzo” processo. Da allora le informazioni sono state assai poche, fino a quella offerta dal cardinale. Voci interne al dicastero alludono ad una conclusione non vicina. L’attesa non è a breve.

Abusi spirituali. Nel frattempo non sono mancate le polemiche a proposito dell’uso delle immagini delle opere del sacerdote, ora incardinato nella diocesi di Capodistria (Slovenia) da parte dei media vaticani. 

Non ultima l’immagine di un’opera che si travede in una fotografia del papa nel suo ufficio a Santa Marta. Non direttamente connesso al procedimento contro Rupnik, l’avvio della ricerca sulla fattispecie dell’“abuso spirituale” voluto dal Dicastero per la dottrina cattolica il 22 novembre 2024.

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2 Commenti

  1. Giuseppe 20 aprile 2025
  2. Lorenzo M. 7 aprile 2025

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