
L’ordo amoris di JD Vance ha trovato il suo placet ecclesiastico nella singolare rilettura della parabola del figliol prodigo del cardinal Camillo Ruini. Con Francesco la Chiesa cattolica si sarebbe occupata troppo del figlio che se ne è andato: è giunta l’ora di rimettere le cose a posto e concentrarsi sul figlio che è rimasto sempre col padre.
Ci sarebbe dunque una schiera di (veri) cattolici che si sono sentiti esclusi dal pontificato di Francesco e che ora attendono la loro rivincita per mano del nuovo papa. Insomma, dopo Francesco il compito del nuovo papa sarebbe quello di far tornare davvero cattolica la Chiesa cattolica – oppure, detta con altre parole: Make the Catholic Church Great Again.
L’interpretazione del cardinal Ruini della parabola non ne distorce solo il senso evangelico, ossia quello che Gesù voleva dire con essa agli apostoli e ai suoi discepoli, ma racchiude anche una sottile perversione. Immediatamente evidente è la perversione politica della lettura del Vangelo offerta dal cardinal Ruini. Non si tratta solo di un placet alla comprensione etno-nazionalista dell’ordo amoris di JD Vance, ma anche di un vero e proprio nihil obstat alla politica del presidente americano Trump.
Ma la perversione è più profonda, perché riguarda il rapporto fra il Vangelo e la Chiesa cattolica. In primo luogo, perché, secondo Ruini e Vance, il Vangelo dovrebbe adattarsi a quello che una parte dei cattolici (siano essi cardinali, vescovi, preti, laici – o perfino papi) tollera del suo messaggio. Oltre questo limite di tolleranza, il Vangelo non vale più nulla. Ciò che del Vangelo non è tollerato da questa parte di cattolici diventa, quindi, un errore di Dio che la Chiesa cattolica, col papa in primis, deve assolutamente correggere.
Questa visione della Chiesa fa di essa l’istituzione chiamata a proteggere Dio da sé stesso – a redarguirlo per il suo madornale errore di andare in cerca della pecora smarrita, di attendere il figlio perduto e fare festa per il suo ritorno a casa, per riconoscere che una donna pagana conosce la verità del Dio di Gesù più di Gesù stesso.
Quello che proclama il cardinal Ruini, in buona compagnia di JD Vance, è la supremazia della Chiesa cattolica sul Vangelo – e quindi la supremazia della politica di cui Vance è espressione sulla parola di Dio.
La rivincita del figlio che è sempre rimasto col padre, che il cardinal Ruini auspica essere il senso del prossimo pontificato, si rivolta però contro tutti quei poveri cattolici che sarebbero stati dimenticati da papa Francesco non appena iniziamo a leggere la parabola con gli occhi del Figlio (Gesù) che è sempre rimasto col Padre (Dio). Letta con questi occhi, bisogna riconoscere che siamo tutti il figlio che se ne è andato di casa – anche il cardinal Ruini e tutti quei cattolici che egli vuole rappresentare con la sua interpretazione del Vangelo.
Se Dio ragionasse come fanno il cardinal Ruini e il vicepresidente americano Vance, sarebbero proprio loro i primi a rimanere esclusi per sempre da quella casa del padre misericordioso che dovrebbe essere la Chiesa cattolica. Voler correggere quell’errore di Dio che è il Vangelo è un’impresa temeraria che ti si ritorce contro se si è coerenti fino in fondo.
Ovviamente né Ruini né Vance ritengono di essere il figlio che se ne è andato, e quindi ritengono di essere al di sopra di quello che Gesù ha fatto anche per loro. Il loro cattolicesimo afferma dunque la propria supremazia sulla salvezza che è Gesù per tutta l’umanità – anche per un cardinale di santa romana Chiesa e per un vicepresidente degli Stati Uniti.
L’ordo amoris di JD Vance e il figlio che è rimasto sempre col padre del cardinal Ruini mirano entrambi a intestarsi la rappresentanza della verità di Dio e quindi a definire cosa è e deve essere la Chiesa cattolica nel mondo di oggi. Entrambi accomunati da una supremazia della Chiesa cattolica come vogliono loro sul Vangelo di Gesù. Entrambi, così facendo, vogliono la subordinazione della Chiesa cattolica alla potenza messianica della Nazione eletta.
Entrambi, quindi, citano la tradizione teologica e il Vangelo per legittimare la supremazia delle potenze mondane sul Dio di Gesù – supremazia di cui la Chiesa cattolica dovrebbe essere la garante e non una fastidiosa coscienza critica.






Provo sincero rispetto per il cardinal Ruini, una delle menti più brillanti della Chiesa di tutti i tempi e un uomo di profonda e salda fede evangelica. Mi meraviglia che l’articolista lo denigri e non comprenda il suo pensiero.
Il card Ruini persegue l’idea che la Chiesa debba chiudersi in esigue roccaforti con pochi preti e di fedeli che li seguono. L’idea di San Paolo è stata esattamente opposta ed è stata quella di allargare il recinto ai pagani quando vedeva che gli Ebrei non aderivano al messaggio di Gesù. Nella storia San Paolo ha avuto ragione e così ora Papa Francesco.
Analisi che rappresenta un classico esempio di evidente manipolazione di un punto di vista complessivo, tramite la rozza estrapolazione di un singolo passaggio e il suo improprio insistito accostamento a al pensiero di una terza persona. La chiusa, chiaramente arbitraria e deformante, (legittimare la supremazia delle potenze mondane su Dio di Gesù) denuncia un livore, che di evangelico non ha proprio nulla. Da un teologo di vaglia mi aspetto qualcosa di meglio.
Il figlio che è rimasto rattrista il cuore del Padre: ragiona da servo. Per lui Dio è padrone.
Nel figlio che è rimasto non abita lo Spirito del Figlio.
Non vive amore e comunione col Padre.
Senza figliolanza non c’è Vangelo.
Forse nemmeno cristianesimo
Ruini mi ha rovinato gli anni migliori del mio impegno cristiano in università quando tentò di fondere FUCI (di cui facevo parte) con CL che era l’antitesi della FUCI in nome dei sui progetti egemonici. Fece danni enormi. Questo Richelieu de noiatri mi ha veramente stancato e continua dire cose cristianamente inaccettabili.