In punta di piedi sulla Terra

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Nel decennale della pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, il 20 ottobre scorso il Centro Pastorale di Mantova ha rivisitato l’importante documento, facendo un bilancio dei passi compiuti nella salvaguardia dell’ambiente.

Hanno dialogato: Carlo Petrini, fondatore di Slow Food Italia e co-fondatore delle Comunità Laudato si’; Domenico Pompili, vescovo di Verona e co-fondatore delle Comunità Laudato si; Marco Busca, vescovo di Mantova; Paolo Pileri, professore di Pianificazione territoriale e ambientale. Pietro Casari, Coordinatore del Forum Giovani di Mantova, ha moderato l’incontro.

Impatto nella comunità della Laudato Sì

Numerose, dice mons. Domenico Pompili, le Comunità Laudato si’ sorte a partire dalla pubblicazione della enciclica. Attualmente se ne contano 80 dal Trentino alla Sicilia. Amatrice è stato il «campo di battaglia» in cui esse hanno profuso impegno e operosità. La relazione difficile con un ambiente ferito ha sollecitato l’azione e chiamato in causa tutte le sensibilità sulla base del principio di «un’intelligenza affettuosa» e di «un’austera anarchia».

Si trattava, infatti, di prendere le distanze sia dal catastrofismo dei terroristi dell’ambiente, sia dai negazionisti, al fine di mettere in atto una lettura della realtà che empaticamente la concepisse non come «qualcosa che ci sta di fronte, ma che ci costituisce». In questa interconnessione, in cui non c’è demarcazione fra noi e l’ambiente, non dobbiamo essere spettatori in attesa del tracollo, ma operatori che sanno fare la differenza, in ambito locale e globale. Urgono, pertanto, iniziative comuni concrete perché il tema dell’ambiente è strettamente congiunto con la giustizia sociale.

La ricezione degli insegnamenti della Laudato sì nella comunità pastorale

La promulgazione dell’Enciclica ha destato stupore fra i credenti – afferma il vescovo Busca – perché il documento non è strettamente legato alla spiritualità.

Ma Cristo è il collante di tutto ciò che riguarda l’uomo: le crisi ambientale, alimentare, bellica sono interconnesse e le soluzioni vanno trovate a livello sistemico. Occorre trovare una convergenza fra linguaggio comune ed ecclesiale e – sulla scia della Laudato sì – fare della biodiversità, della giustizia climatica, della terra, acqua, aria, fuoco i temi di nuove catechesi, come nella Lettera sulla sostenibilità ambientale che nel 2023 egli ha indirizzato alla diocesi.

Quotidianamente la liturgia cattolica eleva, attraverso l’Eucarestia, il suo inno alla Terra e, ricordando che il divino è nella materia, ci educa a modificare il nostro sguardo sull’ambiente e a trasformarci da divoratori delle risorse del creato in contemplatori. Fin dall’antichità, nelle chiese ortodosse ogni primo di settembre – giorno dedicato alla Creazione del mondo –se ne rinnova il ricordo e si affida ai credenti la sua custodia.

Impatto dell’Enciclica sul mondo politico. Esperienza dello Sloow Food

Se la lentezza, nell’enciclica di papa Francesco, è alla base di un’economia di pace, Carlo Petrini la definisce una «medicina omoepatica», nel senso che permette di dedicare tempo e calma alle cose. Ma questo potrebbe accadere solo in un’economia di sussistenza – come gli confidava con nostalgia il Papa in un colloquio personale – la sola in grado di soddisfare le esigenze primarie della salute, della condivisione, dell’affettività e della spiritualità, a cui abbiamo abdicato in nome di un’economia dell’accumulo, «ossessionata dal PIL».

La Laudato sì – continua Petrini – è il più grande documento del secolo perché tocca gli stili di vita e il senso di fare comunità, nell’ottica di un’economia «sostenibile» che, come dice il termine inglese sustain, prolunghi nel tempo tutto quello che produciamo. Di qui l’elogio della lentezza come atto liberatorio rispetto alla logica perversa della produzione compulsiva.

Ma perché ciò accada sono necessarie decisioni politiche che, nella direzione di quanto indicato anche nella Fratelli tutti, rivoluzionino il modo di guardare al Creato e al prossimo.

L’insegnamento della Laudato sì nella gestione urbana

Paolo Pileri è critico rispetto alla gestione del suolo pubblico e al modo di costruire le città. Il modello Milano, disastroso per le norme degradate che lo supportano, è una questione morale: le scelte politiche hanno seguito la logica del profitto senza aprire il dialogo con la cittadinanza e prestare attenzione all’utilizzo del suolo.

Per esemplificare la gravità di tali condotte il professore fa riferimento a Gaza dove 15.052 – questo il dato – erano gli ettari di suolo coltivati prima della guerra; 232 quelli rimasti al 31 luglio 2025. Distruggerli, come ha fatto l’esercito israeliano, significa distruggere un popolo e rendere utopistica qualsiasi proposta di pace.

I dieci anni intercorsi dalla pubblicazione dell’enciclica non hanno prodotto cambiamenti ed è paradossale che nella transizione energetica si perpetui il modello consumistico, nel silenzio delle Istituzioni, anche di quelle ecclesiastiche, sorde alla sacrosanta protesta dei contadini, vittime della depredazione.

Per limitare i danni di tale abuso è necessario applicare l’orologio della «rigenerazione degli ecosistemi»: invertire, cioè, i processi quando si è ancora in tempo, evitando – come sostiene Gaël Giraud[1] – di aspettare un punto di non ritorno, fingendo di non vedere, come fa la politica. «Molti di coloro [infatti] che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi… cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici» (LS 140).

Non si esce dalla crisi se in urbanistica si persegue una politica del «togliere» e l’appello va rivolto a chi, in alto, ha la responsabilità di risolvere le cause del problema evitando l’ingiusto victim blaming, con il quale – come denuncia papa Francesco nell’enciclica – si considerano le vittime come responsabili del proprio destino.

Urge, pertanto, un’«ecologia profonda» – secondo la definizione del filosofo norvegese Arne Naess [2] – per contrastare quell’antropocentrismo che ha alimentato «un’ecologia superficiale o apparente consolidando un certo intorpidimento e una spensierata irresponsabilità» (LS 59). Occorre evitare di pensare che «ciò che sta succedendo non sia certo… che le cose non siano tanto gravi e che il pianeta potrebbe rimanere per molto tempo nelle condizioni attuali… per poter mantenere i nostri stili di vita, di produzione e di consumo».

I contenuti della Laudato sì e il ritardo della Chiesa

Nella sua Lettera pastorale[3] il vescovo Pompili denuncia l’incapacità umana del senso del limite. L’individuo crede che, massimizzando la tecnica, si ottenga il progresso. C’è l’ossessione della rapina del Creato che rende sproporzionato il nostro rapporto con la natura.

Il ricorrente «creò» di Dio nella Genesi mette in primo piano nelle Sacre Scritture la Creazione rispetto all’Incarnazione e alla Resurrezione e invita l’umanità a recuperarne l’incanto e a superare la logica materialistica che ci ancora su ciò che appare. «Nei boschi troverai più che nei libri» – diceva san Bernardo –, ma perché questo accada bisogna cambiare lo sguardo sulla natura e abbandonare la contrapposizione fra fisica e metafisica secondo il principio dell’«uguaglianza di tutte le cose» e della loro interconnessione (C. Rovelli).

L’enciclica di papa Francesco, rompendo l’incantesimo della centralità della tecnica, ha proposto un concetto nuovo di sviluppo, incentrato sul rapporto fra l’io e il noi, fra l’io e Dio.

Proposta rivoluzionaria che richiede più dei dieci anni trascorsi dalla sua pubblicazione per essere recepita. Nel frattempo la civiltà del consumo fa scontare ai paesi poveri i danni prodotti all’ambiente: i migranti climatici sono le vittime di questo sconsiderata cecità, che prende il nome di ingiustizia sociale.

Come diceva Calamandrei a proposito della Costituzione: «c’è bisogno di braccia» che operino affinché la profezia della Laudato sì si realizzi.


[1]   Gaël Giraud, Costruire un mondo comune E Dio non benedisse la proprietà privata; Feltrinelli, 2025.

[2] Arne Naess, Siamo l’aria che respiriamo Saggi di ecologia profonda; Feltrinelli 2021.

[3] Domenico Pompili, Sul Limite (Lettera pastorale), 2025.

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Un commento

  1. Claudio 12 novembre 2025

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