La macchina dell’innocenza: il cinema di Mamoru Oshii

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innocence

“Se la tua faccia è storta non accusare lo specchio”

L’impiego sempre più massiccio dell’intelligenza artificiale nelle nostre vite sta rendendo più concreto ciò che la fantascienza da molto tempo si chiede e immagina: quale sia il futuro dell’umanità e che cosa sia l’uomo, se ogni aspetto della sua esistenza, anche l’anima, possa essere analizzato, registrato, salvato e riprodotto.

La riflessione sull’intelligenza artificiale e la robotica offre molteplici sfide; oltre a quelle filosofiche ed etiche, anche la possibilità di una più ampia riflessione sul ruolo di questi sviluppi tecnologici nel quadro dell’evoluzione umana. In questo senso il cinema di fantascienza offre ancora vere e proprie tracce di lavoro per riflettere sul tema.

In particolare è riconosciuto oggi il contributo su queste tematiche del cinema di Mamoru Oshii, regista giapponese che con largo anticipo rispetto a Matrix, ad esempio, ha approfondito nelle sue pellicole il rapporto tra l’uomo e la tecnologia, il potere politico dei media di manipolare la realtà, ma soprattutto la riflessione su che cosa sia reale e cosa invece no. E ancora, la questione circa un’ulteriore evoluzione del genere umano in un mondo in cui, dal punto di vista naturale, sono ormai giunti al termine di ulteriori significativi sviluppi biologici.

uovo dell'angelo

È da notare inoltre che, forse più di ogni altro autore giapponese, Oshii si è confrontato con l’immaginario cristiano inserendo espliciti elementi teologici nelle sue pellicole, funzionali alla sua riflessione. A questo proposito si veda ad esempio L’uovo dell’angelo (1985), film d’animazione di stampo surrealista, che dal punto di vista estetico-simbolico contiene già tutta la riflessione teologica e filosofica dei suoi più grandi successi, come le due pellicole dedicate a Ghost in the Shell (GITS).

Il 6 marzo 2004 veniva infatti distribuito Ghost in the Shell 2: Innocence, film d’animazione diretto da Oshii, sequel del precedente Ghost in the Shell del 1995 ad opera dello stesso Oshii.[1]

 

Tratto da un manga omonimo di Masamune Shirow, l’adattamento animato di GITS è diventato negli anni un punto di riferimento del cinema di fantascienza tutto. Si trattava di un connubio di narrativa cyberpunk, di tematiche filosofico-teologiche di un livello mai visto per il genere, ancora oggi imprescindibile e forse proprio oggi più che mai attuale.

mamoru oshii

I due film tratti dal manga di Shirow sono ambientati rispettivamente nel 2029 e nel 2032. Ogni aspetto della vita è completamente meccanizzato e anche l’uomo può sostituire il suo intero corpo con parti sintetiche, tanto che pochi sono gli esseri umani puri. Ciò che accomuna uomini e macchine è il cosiddetto ghost, l’anima-spirito, anche se negli androidi il ghost è facilmente soggetto ad attacchi hacker per via delle molteplici periferiche di accesso e dell’onnipresenza della vita in rete.

Proprio la questione circa la veridicità della realtà e l’originalità della persona, in un mondo in cui la tecnologia permette potenzialmente la stessa copia del ghost (tema centrale nella seconda pellicola, Innocence), è al centro delle riflessioni dei lungometraggi di Oshii.

Tuttavia è interessante che per esprimere questa tensione tra realtà e finzione il regista utilizzi uno dei passaggi più enigmatici delle lettere di San Paolo. In un monologo centrale della prima pellicola del 1995, infatti, la protagonista cita un noto quanto ermetico passaggio della prima lettera ai Corinzi: «Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto» (1Cor 13,12).

Le parole di Paolo diventano il perno narrativo di queste pellicole: il tema del doppio e la conoscenza reale di sé che può avvenire solo nell’incontro con il differente trascendente. Il richiamo a Paolo serve a Oshii per sostanziare il rapporto tra spirito e corpo, centrale nel cristianesimo, e per sottolineare la necessità di una qualche forma di trascendenza in un mondo, quello mostrato dai film, in cui la trascendenza è ridotta alla sviluppo di hardware sempre più performanti.

mamoru oshii

In modo particolare Innocence spinge ancora più in profondità le questioni trattate nella prima pellicola. I protagonisti dovranno indagare sugli omicidi ad opera di robot illegali costruiti a scopo sessuale i quali, impazziti senza alcun motivo apparente, tentano poi di autodistruggersi. Si scoprirà che la multinazionale Locus Solus,[2] per rendere le sue androidi più reali, copia l’anima di giovani ragazze per inserirle nei corpi sintetici, cosa che porta alla follia i ghost che non riconoscono più il proprio corpo.[3]

Innocence è una pellicola difficile che richiama innumerevoli opere letterarie ed artistiche, dalle inquietanti bambole di Hans Bellmare al Paradiso perduto di Milton, fino a toccare immancabili riferimenti biblici. In Innocence Oshii continua a interrogarsi sul destino dell’uomo in quanto portatore di un ghost indipendentemente dal guscio nel quale questo è conservato. In un mondo in cui non solo i corpi ma anche le anime sono replicabili, che possibilità c’è di conservare intatto e originario il proprio spirito? Perché in fondo, almeno secondo Oshii, è proprio nello spirito che l’uomo conserva la sua parte di innocenza originaria.

Se con Innocence Oshii riprendeva molti temi del film precedente, portandoli in una direzione ancora più personale, sarà con il suo film successivo, The sky crawlers (2008) – il suo ultimo lungometraggio animato – che Oshii rileggerà i temi sviluppati in Innocence portandoli ad un’ulteriore maturazione.

sky crawlers

Adattamento di una serie di romanzi, The Sky Crawler è ambientato in un presente alternativo in cui alcuni ragazzi, modificati geneticamente, sono destinati a vivere un’eterna adolescenza, senza mai invecchiare. Nati e allevati per diventare piloti di caccia, vengono assunti da due grandi aziende belliche per darsi battaglia in operazioni di combattimento trasmesse in televisione, allo scopo di appagare i desideri di aggressività e violenza della popolazione. Il film segue le vicende di questi ragazzi, chiamati Kildren, di fatto una variante degli androidi di Innocence.

Tuttavia la potenziale eternità dei Kildren è minacciata dalle costanti battaglie nei cieli, dove il nemico più pericoloso è rappresentato dal Professore, che a quanto si dice è l’unico pilota adulto a guidare caccia da combattimento. Il Professore è un nemico letale e nessuno dei Kildren è riuscito a batterlo in uno scontro aereo. Lavoro tra i più complessi del regista, nonché il più pessimista, il film ci aiuta però a interrogarci sugli attuali sviluppi della scena del mondo.

Nel perenne scontro tra le due grandi industrie belliche è in gioco in primo luogo il ruolo politico del riconoscimento della realtà, gli effetti sociali della pubblicizzazione della guerra e la sua normalizzazione attraverso la reiterazione sotto forma di spettacolo. È in discussione inoltre il futuro delle giovani generazioni in un mondo anestetizzato dall’uso della tecnologia: i Kildren, giovani che non possono crescere, ingaggiati in una guerra senza fine, sono allevati come soggetti anaffettivi, alienati nella semi-consapevolezza di vivere una vita fittizia.

sky crawlers

Dal punto di vista filosofico, invece, il volo che dovrebbe simboleggiare la libertà del pensiero, la liberazione dell’animo e del corpo da diverse forme di costrizione è trasformato da Oshii nel teatro di una guerra senza quartiere, sfondo di una trascendenza a portata di mano ma mai realmente raggiungibile. Su tutto poi domina l’incubo del Professore, in cui Oshii porta all’estremo la critica alla comunità educante nel mondo di oggi. Poiché solo attraverso l’educazione può avvenire la liberazione dell’uomo quale soggetto consapevole della sua unicità e valore, mentre il Professore del film è la più grande minaccia per i giovani protagonisti.

In attesa del suo ritorno come regista di animazione previsto con un nuovo progetto nel 2025, continuiamo a guardare con profitto al cinema di Oshii, che con largo anticipo ha messo a fuoco questioni rilevanti e che come pochi altri autori chiama in causa il pensiero credente, utilizzando l’immaginario cristiano non come semplice supporto estetico, ma come la possibilità rilevante di pensare pienamente le contraddizioni dell’umano e la relazione tra spirito e corpo.


[1] Innocence è arrivato nelle sale italiane con diverso titolo nel 2006.

[2] Il nome è il titolo omonimo del romanzo di fantascienza dello scrittore francese Rymond Russel pubblicato nel 1914.

[3] Per questo film Oshii si è ispirato al romanzo Eva futura di Villiers de l’Isle-Adam, pubblicato nel 1886.

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