Cina: tre vescovi e una università

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In pochi giorni si è rimesso in moto il rapporto fra la Santa Sede e la Cina. Il 25 gennaio è stato ordinato il vescovo di Zhengzhou, Wang Yusheng. Il 29 gennaio prende il possesso della diocesi di Weifang mons. A. Sun Wenjun. Il 31 gennaio viene ordinato vescovo Pietro Wu Yishun per la diocesi di Shaowu.

Non solo. In occasione della nomina a Weifang (A. Sun Wenjun) si procede per la prima volta alla creazione formale di una nuova diocesi. Cosa che non succedeva dal 1949. Tutto questo coinvolge la Santa Sede e il governo cinese in ottemperanza all’accordo fra le due autorità in merito alla nomina dei vescovi, firmato nel 2018 e confermato nel 2020.

Ma il 9 di gennaio c’era stata un’altra novità: il governo locale di Hong Kong ha dato via libera alla concessione dello stato di ateneo (università) ad una istituzione educativa e scolastica, il Caritas Institute of Higer Education. In questo caso sono coinvolti non il governo centrale, ma la diocesi e il governo di Hong Kong. Ma tutti sanno che niente si muove senza il consenso di Pechino.

Nonostante le nomine recenti, più di una trentina di diocesi cinesi sono ancora prive del vescovo. Con l’ulteriore problema della definizione dei confini.

Nel 1949 la Chiesa aveva in Cina 147 territori ecclesiastici, divisi in 20 arcidiocesi, 96 diocesi, 29 prefetture apostoliche e 2 amministrazioni ecclesiastiche. Il governo ne riconosce 104 che accorpano precedenti territori. In ogni caso, sembra che l’indirizzo di Pechino sia di uniformare tutte le 104 Chiese locali con il titolo di diocesi.

Archiviato il possibile scisma

Da due anni tutto sembrava fermo. Anche per l’irritazione della Santa Sede per la violazione dell’accordo in ragione di due spostamenti di vescovi fatti senza interpellare le istanze romane.

La Croix ha raccolto l’irritazione di un funzionario della Santa Sede che ha testimoniato l’enorme tensione provocata e che un terzo trasferimento «avrebbe significato una rottura di fatto» dell’accordo.

A testimonianza del clima scuro vi è la distanza temporale fra elezione e nomine. Mons. A. Sun Wenjun è stato “eletto” il 20 aprile scorso e mons. Pietro Wu Yishun è stato “eletto” nel marzo del 2022.

Asianews sottolinea, inoltre, che le nomine pescano in ambienti “politicamente affidabili” per il governo e la creazione di una nuova diocesi ha significato l’accettazione di ciò che il governo aveva deciso.

Rimangono alcuni risultati di rilevo. Non vi è stata in questi anni nessuna nomina espressamente anti-papale ed è nata l’abitudine dei funzionari locali a consultarsi coi vescovi, dando così spazio alla valutazione della Santa Sede.

Inoltre, pare che siano cambiati gli interlocutori cinesi, oggi più “morbidi” di quelli che li avevano preceduti.

Durante la crisi non tutto si era fermato. È stata “la stagione delle visite” (cf. SettimanaNews, qui). Il vescovo di Pechino visita Hong Kong (dopo che il card. Stephen Chow era stato a Pechino), quattro gerarchi cinesi sono ospitati in Belgio, il viaggio del card. Zuppi a Pechino, due vescovi in sinodo. In luglio due giornalisti cattolici sono ospitati in Cina.

Finalmente, a novembre, arriva a Pechino la delegazione vaticana. Il papa ha continuato a sostenere la necessità del dialogo. Nel volo di rientro dalla Mongolia (settembre 2023) ha detto: «Personalmente ho grande ammirazione per la cultura cinese. Diciamo che i rapporti sono molto aperti… I rapporti sono così in cammino. Ho grande rispetto per il popolo cinese».

Un istituto accademico

Molto positiva anche la decisione di riconoscere il titolo di università (Università San Francesco) all’istituzione scolastica Caritas Institute of Higer Education. L’idea è stata coltivata in particolare dal vescovo locale, il card. Stephen Chow.

Una prima ipotesi era la costruzione ex novo in un’area periferica. Scartata per problemi urbanistici. Poi, invece, è arrivato il permesso. L’istituto accademico, assieme al Caritas Bianchi College, fornirà 35 diverse disciplina per gli attuali 2.500 studenti. È il quarto istituto di istruzione post-secondaria privato a Hong Kong.

Il card. Chow gode di molta stima per i buoni rapporti che coltiva con i suoi colleghi vescovi nel “continente” e nei confronti delle autorità locali.

La ritrovata serenità nel rapporto Santa Sede e Cina contrasta con la “guerra fredda” che divide gli USA e i suoi alleati in Asia dall’impero di mezzo, con i risultati dell’ultima elezione a Taiwan dove ha vinto l’anti-Pechino William Lai e con la prosecuzione delle vessazioni amministrative e giudiziarie verso i democratici di Hong Kong.

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