Repubblica Ceca: tensioni nella Chiesa cattolica

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Per comprendere meglio il testo informativo sulla Chiesa della Repubblica Ceca che proponiamo ai lettori è bene focalizzare alcuni elementi. Anzitutto il fatto: il 29 gennaio la televisione cattolica TV Noe trasmette una singolare celebrazione liturgica. il celebrante è un prete assai noto a Praga e nel mondo giovanile, scoutistico in particolare: p. Marek Vacha. Il luogo è una trattoria all’interno di un complesso storico-alberghiero. Sono molte le licenze che p. Marek si prende in ordine alla celebrazione. Per gli spettatori, ma non per i presenti, tali libertà vengono lette come formali violazioni del rito liturgico. Nasce lo scandalo. Viene pubblicata una severa censura da parte della commissione liturgica della Conferenza episcopale (3 febbraio). Su quella nota l’arcivescovo di Praga, Jan Graubner, solleva p. Marek dall’incarico di assistente della parrocchia accademica di Praga. Il rumore si accresce e si diversifica. Il suo vescovo (Brno), Pavel Konzbul, incontra il prete e gli suggerisce di chiedere scusa per lo scandalo procurato agli ascoltatori, ma lo conferma in tutti i servizi diocesani. Pur censurandolo, ne apprezza le intenzioni e l’eccellente lavoro con i giovani.

Nell’articolo si fa riferimento all’esperienza della «chiesa clandestina» attiva in Cecoslovacchia durante il comunismo. A partire dagli anni Sessanta si è sviluppata una serie di comunità di base clandestine con i propri preti e i propri vescovi (legittimamente ordinati) con l’intento di confermare la fede sotto la persecuzione. Le loro liturgie erano necessariamente scarne e poco preoccupate di seguire le singole disposizioni liturgiche (cf. qui su SettimanaNews). Il riferimento dell’articolo si rifà a quella libertà, allora pienamente accettata.

Infine, si annota un clima di difficili relazioni fra il clero e, talora, con i vescovi. Vanno a questo proposito riconosciute le enormi sfide che il comunismo e ora il laicismo pone alla Chiesa. Ma nel caso specifico va registrato sia l’incontro personale e l’intesa di p. Marek con il suo vescovo di Brno, e più recentemente (21 febbraio) una dichiarazione comune fra l’arcivescovo Graubner e p. Marek Vacha. In essa si riconosce che «ci siamo feriti a vicenda», ma «vorremmo entrare nella Quaresima con il perdono e la riconciliazione», anche per aiutare a superare i molti conflitti della società ceca. Ricordano, infine, il detto della tradizione: «in necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas» (unità nelle cose necessarie, libertà in quelle discutibili e in tutte la carità; attribuito a sant’Agostino).

La Chiesa cattolica si trova nuovamente in un periodo piuttosto turbolento, segnato in larga misura dalla rimozione del sacerdote Marek Vácha, noto con il soprannome scout di Orko, dalla posizione di vicario nella parrocchia accademica di Praga. Alla disputa ha preso parte anche una parte del pubblico e alcune personalità di spicco si sono espresse al riguardo… Esaminiamo quindi cosa è realmente accaduto.

Marek Orko Vácha è, da un lato, una figura pubblica molto popolare, che si esprime in modo comprensibile su una serie di questioni, comprese quelle bioetiche (che rappresentano il suo campo di competenza) e grazie alla sua esperienza nel movimento scout è amato tra i giovani. È apprezzato per i suoi sforzi nel superare i divari tra la società religiosa e quella secolare. Il suo ampio sostegno è ora testimoniato da numerose dichiarazioni di appoggio pubblico.

Dall’altro lato, il suo atteggiamento informale irrita alcuni membri della Chiesa cattolica, così come alcune sue riflessioni sulle problematiche legate all’osservanza del celibato sacerdotale.

Tuttavia, la scintilla che ha innescato il conflitto attuale è stata una celebrazione liturgica tenutasi in una locanda all’interno del monastero di Břevnov a Praga e trasmessa dall’emittente cristiana TV Noe. Il problema sembra essere sorto nella presentazione dell’evento, che avrebbe dovuto essere un servizio ecumenico ma che è stato celebrato come una Messa nel rito romano cattolico. Questo fraintendimento è stato segnalato anche dal direttore di TV Noe, il sacerdote salesiano Leoš Ryška.

Tensioni sulla celebrazione della liturgia

Le tensioni tra una visione più liberale della celebrazione della Messa, che potrebbe attrarre anche persone cosiddette «non praticanti», e l’interpretazione rigorosa delle prescrizioni liturgiche sono ora uno degli argomenti più discussi. Guardando alla storia recente, scopriamo che il modo di celebrare il culto cattolico era una grande questione anche durante il regime comunista, e la tensione tra la forma prescritta e una realizzazione più spontanea era già evidente allora.

I membri della Chiesa clandestina erano spesso sacerdoti che non avevano l’autorizzazione statale ufficiale per esercitare il loro ministero e quindi erano costretti a celebrare fuori dagli spazi sacri. A causa delle condizioni politiche fortemente limitanti, i membri della Chiesa clandestina impararono a distinguere tra ciò che era essenziale, meno essenziale e del tutto irrilevante, e spesso superarono un’interpretazione rigida delle regole.

L’abbandono delle norme consolidate, comprensibilmente, non era ben visto dai vertici ufficiali. Il cardinale František Tomášek, che prima del novembre 1989 si oppose al regime comunista, si indignava, ad esempio, per il fatto che alcuni sacerdoti celebrassero la Messa negli appartamenti, senza le vesti liturgiche prescritte, ma solo in abito civile o maglione.

Tuttavia, soprattutto verso la fine del regime comunista, questo modo non ortodosso di esprimere la vita spirituale riuscì ad attirare giovani, che vi vedevano un’alternativa al sistema dominante, ma anche una comunità in cui si sentivano accolti.

Soluzione autoritaria

L’arcivescovo Jan Graubner, primate dei cattolici cechi, ha scelto di adottare una soluzione autoritaria in risposta all’«ondata di indignazione» di una parte dei fedeli per la trasmissione da Břevnov e alla posizione della commissione liturgica della Conferenza episcopale ceca, guidata dal vescovo di Ostrava-Opava, Martin David. Tuttavia, secondo l’arcidiocesi, la decisione è stata presa in una forma moderata.

Vale la pena ricordare che, dopo la sua improvvisa nomina ad arcivescovo nel maggio 2022, quando il Vaticano non trovò altra soluzione per sostituire il cardinale Duka, Graubner si trovò in una situazione tutt’altro che confortevole. Per lui dovette essere molto difficile trasferirsi in un nuovo ambiente in età avanzata, dopo essersi appena ripreso da un grave caso di Covid. Aveva trascorso tutta la sua vita sacerdotale nell’arcidiocesi di Olomouc, un luogo con un alto livello di religiosità, dove era amato e rispettato non solo tra i fedeli, ma anche al di fuori dei circoli ecclesiastici.

Forse, all’epoca, non riusciva a immaginare le complessità della sua nuova missione, ma a Praga lo attendevano molti problemi legati alla gestione della situazione economica della Chiesa e della facoltà di teologia, da cui, durante il suo mandato, fu espulso il noto teologo e storico ecclesiastico Tomáš Petráček.

In questo contesto, si trovò ad affrontare critiche che spesso né lui né il suo entourage percepivano come spunti per una discussione più approfondita, ma piuttosto come attacchi alla Chiesa (emblematico, ad esempio, è stato l’eliminazione di una registrazione di un dibattito più aperto nella parrocchia di Kobylisy a Praga). Ed è con lo stesso atteggiamento autoritario che si è opposto a Vácha.

Una delle cause dell’escalation della situazione sembra essere una cattiva comunicazione. La dichiarazione dell’arcidiocesi di Praga sulla questione menziona che Vácha non si è presentato all’incontro dei sacerdoti durante la giornata sacerdotale, motivo per cui non è stato possibile discutere direttamente con lui. Tuttavia, oggi esistono molte altre modalità di comunicazione per concordare un incontro e chiarire le posizioni.

Sembra che il vescovo di Brno, Pavel Konzbul, sotto la cui giurisdizione sacerdotale ricade Vácha, non abbia intenzione di adottare un approccio punitivo e, a differenza dell’arcidiocesi di Praga, abbia optato per il dialogo.

La gestione dei casi di abuso

Il caso di Vácha si è inoltre intrecciato con un’altra questione spinosa per la Chiesa ceca: il trattamento dei casi di abuso sessuale da parte del clero. La scorsa settimana, la Televisione Ceca ha trasmesso un reportage in cui l’arcivescovo Graubner, con un’argomentazione poco convincente, ha suscitato perplessità in molte persone.

La controversia attorno a Vácha riflette, in realtà, una insoddisfazione più profonda per lo stato della Chiesa ceca. Un problema serio è la perdita di fiducia nell’istituzione ecclesiastica e la preoccupazione per il danno alla sua immagine pubblica a causa di decisioni controverse.

La Chiesa oggi si trova di fronte a una società dinamica e imprevedibile. Sarebbe auspicabile che riuscisse a trovare un linguaggio comune con la società, come accadde, in circostanze diverse, alla fine degli anni Ottanta.

Jaroslav Šebek lavora presso l’Istituto di Storia dell’Accademia delle Scienze a Praga. Si occupa di Storia politica, ideologica ed ecclesiastica del XX secolo e delle relazioni ceco-tedesche, nonché di analisi degli sviluppi ecclesiastici e religiosi contemporanei.

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4 Commenti

  1. Enrico 24 marzo 2025
    • Adelmo Li Cauzi 24 marzo 2025
  2. Adelmo Li Cauzi 23 marzo 2025
    • Anima errante 24 marzo 2025

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