Pinerolo: “Si può”, per davvero

di:

arcabas

«Forse stai passando un periodo sereno oppure un periodo burrascoso. Io mi permetto di camminarti accanto per un momento, mentre leggi queste righe. Mi piacerebbe potere essere un buon COMPAGNO DI VIAGGIO, capace di condividere con te qualche brandello della mia vita. Capace di ascoltarti e offrirti parole che ti aiutino a guardare con fiducia al futuro».

Davanti alle sfide

Le parole iniziali della lettera pastorale di Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, dal titolo “Si può”, riassumono il tono, lo stile e l’obiettivo di questo testo ricco e appassionato, sostenuto da molte immagini, anche di scorci della natura.

La prima parte – «Giorno dopo giorno» – mette a parola le sfide con le quali ogni persona, credente e non, deve affrontare oggi; in particolare, la domanda sul futuro: davanti alla vita come cammino, di cui si conosce la fine (la morte) «emerge una voce maledetta che ti dice “Non ne vale la pena!”. Senti il ghigno beffardo del male. E capisci che scegliere significa continuare a credere nella vita, a dar credito alla vita».

Le parole di Sequeri commentano con lucidità questa condizione: «Non è della mia debolezza che mi dispiaccio: è del facile affetto che nutro per essa, quando mi compiaccio di ritenerla un titolo di credito per la mia presunzione di essere umile».

Si apre un desiderio e una chiamata, che si potrebbe riassumere nella possibilità di diventare adulti «Adulto: uno che ha toccato con mano i propri limiti della vita, ma ci crede ancora». Questo è lo scopo del cristianesimo: essere d’aiuto per diventare adulti.

Si inserisce a questo punto il commento al brano evangelico dei discepoli di Emmaus, scelto dal cammino sinodale nazionale, che fa da filo rosso di tutta la lettera. Nello scacco della vita che va verso la morte, il Risorto si fa accanto e «rigenera in loro la Speranza, fino al compimento. Ecco una bella sintesi del cristianesimo». Come un gioco di carte: «il cristiano sa di avere un ottimo compagno di gioco che lavora per mantenere viva la voglia di giocare, anche con carte basse. E, soprattutto, quando arriverà l’ultima carta, giocherà Lui e vincerà».

Meditando Emmaus

Si apre così la seconda parte – «Lungo la strada» – dove mons. Olivero inaugura il commento al brano evangelico con l’aiuto dei quadri di Arcabas. È la storia di due che hanno vissuto una crisi di futuro, che è la crisi delle crisi, e hanno incontrato Qualcuno in grado di accendere il loro cuore: «Spesso noi cristiani siamo considerati un po’ fuori dal tempo, ingenui, astratti. Come sarebbe bello se di noi si dicesse: sono gli “accesi”».

Ad ogni quadro dell’artista corrisponde un capitolo del testo con la descrizione di una scena del vangelo, insieme a citazioni di poesie. In questa sintesi, riportiamo solamente qualche tratto dell’ultimo passaggio di ogni parte, che ha per titolo: «In concreto».

Nell’ambivalenza tra luce e tenebra, risulta difficile scorgere la presenza del Risorto.

Entra nella dinamica della terra, «che diventa rigogliosa quando riceve dall’esterno semi, acqua, luce».

Entra come una «colata di sole», una luce interiore: non un’energia indistinta, ma la presenza del Crocifisso. Che bello riconoscere in ognuno, anche in una comunità, questo dono interiore!

Abita la soglia, che è a metà tra il dentro e il fuori, e ci aiuta ad abitare le nostre soglie quotidiane.

Genera una festa, e dà valore ai nostri pasti. «La festa avviene quando lasci entrare altri nella tua vita, quando accetti di fare spazio».

Rivela che quell’incontro è come sospeso tra terra e cielo: questa è la Messa, occasione per rinnovare la fiducia in quella Presenza «capace di cambiare le regole della vita, capace di spalancare il futuro». I due sono attoniti: “Troppo bello per essere vero”. Ritorna la vita concreta, con la sua gravità, ma nulla è più come prima.

E qui l’autore invita a ripensare al momento della partenza di ogni giornata, la colazione, come occasione per sentire ogni inizio accompagnato dal Risorto. Ora dalla casa rimasta vuota si contempla il cielo stellato: i due corrono verso Gerusalemme.

Si capisce così il titolo della lettera. «Si può. I discepoli hanno scoperto che “si può vivere”. La vita ha un senso, una prospettiva, un orizzonte». Lo sguardo dal di dentro rivela che quella scena è nella casa di ciascuno. Una casa disordinata, ma abitata da una Presenza.

«Molte certezze sono crollate. Ecco la bella occasione, per noi cristiani, di “osare la speranza”, di testimoniare la speranza. La porta del dipinto è aperta “sul fuori”, cioè sulla società e sul futuro. È il tempo giusto per uscire in mezzo alla gente accesi dalla “bella notizia”». Il tavolo ricorda l’altare della Messa, in particolare la benedizione finale, che apre alla missione; la scena rivela la possibilità per ciascuno di diventare «benedizione».

Si può…

Come allora “Si può”? Dopo la descrizione esistenziale dei quadri evangelici, la lettera rilegge il titolo, con continui approfondimenti, alla ricerca di un senso da dare alle cose: «Non basta vivere, occorre sperare per vivere davvero».

Il Risorto ha «dato ragione» alla regola fondamentale della vita: «Donarsi e non trattenersi; “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà”». Per questo, «“Si può” un mondo nuovo»: dentro il pericolo di mettere noi stessi al centro, e di fare di quelle economiche le uniche virtù, è importante affermare che «si può vivere senza essere efficienti e particolarmente competitivi, ma si vive molto male, e spesso si muore, senza generosità, senza speranza, senza mansuetudine» (L. Bruni).

«“Si può” una festa»: la domenica è il giorno che dà senso agli altri sei; senza di essa, manca l’aria per vivere. «“Si può” essere esagerati»: festeggiare la domenica, per i cristiani, è festeggiare la sorgente della speranza. «Festeggiamo la possibilità di dire ogni giorno: “Si può”». «Come sarebbe bello se riuscissimo a riscoprire che la domenica è il giorno giusto per ritornare ad essere “esagerati”, cioè sognatori. Esagerati perché capaci di puntare in alto».

«“Si può” con i tasti che ci abbiamo (V. Capossela)»: è la possibilità di superare la legge dell’utile con quella del dono. «“Si può” grazie a Dio»: in una scena vicina a quella di Emmaus, Elia incontra il Dio della «brezza leggera», Colui che «lavora per farci scoprire che questa vita non è una condanna, ma un regalo e una promessa».

«“Si può” perché lui regge»: la preghiera di Pietro «Signore salvami!» non è la domanda di chi cerca la magia, ma la richiesta di essere sorretti dentro la fatica. «Ecco la bellezza di essere cristiano».

«“Si può” insieme, come complici». «I due discepoli di Emmaus sono diventati “complici” di Gesù Cristo. Di corsa sono andati ad annunciare la strabiliante notizia. Con gli altri discepoli hanno cercato nuovi complici. Ecco come si è diffuso il cristianesimo». All’inizio, sta una notizia di gioia che non può essere contenuta.

Proposte pastorali

La lettera si conclude con alcune proposte pastorali, che recepiscono il documento nazionale per la fase sapienziale del cammino sinodale: lo stile della prossimità; linguaggio e comunicazione; sinodalità e corresponsabilità; il cambiamento delle strutture; un progetto innovativo.

Non si possono recuperare tutte le indicazioni, solamente qualche accenno, come invito alla lettura. «Gli orari delle celebrazioni sono tarati sugli orari di vita della gente?». «Ci sono occasioni per confrontarsi sulle relazioni tra operatori pastorali?». «C’è qualcuno che cura l’accoglienza alla Messa? Ci sono momenti di condivisione dopo la celebrazione?».

«Nelle occasioni di prossimità con persone che non sono “del giro” dobbiamo essere davvero accoglienti e propositivi». «È importante, almeno alcune volte, preparare l’omelia con i laici».

«I temi della prossimità, della fraternità culturale, del futuro sono la chiave per ritrovare un dialogo con i giovani. La Chiesa è lontana soprattutto da loro».

«Per anni abbiamo privilegiato una fede legata alla ragione, alla dottrina, ai comandi, alla verità. Una fede astratta, asettica, rigida, senza carne, senza gioia. Certo, non è tutto buono nella pietà popolare, ma da essa dobbiamo imparare, creando celebrazioni legate al corpo, ai ritmi della vita, alle stagioni, alla concretezza dell’esistenza».

Circa i poveri, viene comunicata la creazione di un «luogo di prossimità, di servizi essenziali».

Infine, ogni comunità è invitata a pensare un proprio progetto, a partire dai cinque temi delle linee guida nazionali.

Prima dell’indice, una bibliografia per la lettura personale e una per il cammino pastorale.

Una lettera lunga, ma mai pesante: un aiuto sia per chi desidera abitare questo tempo da cristiano, sia per chi vuole ascoltare le domande più vere che ha nel cuore, con una nuova speranza.

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Un commento

  1. suor Maria Grazia (non vedente) 18 dicembre 2023

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