Morti da inquinamento

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Ci risiamo. Ogni volta la stessa storia. In Italia si promulgano leggi e decreti a getto continuo, senza tener conto di cosa comporti l’attuazione pratica. Poi ci si dimentica e, in prossimità di scadenze vincolanti, si grida: al lupo! al lupo! Quante volte l’abbiamo visto. Basta pensare alla telenovela dei balneari o dei taxisti, nelle quali, ad ogni scadenza ci si guarda intorno per trovare qualche via d’uscita che non tocchi gli interessi dei potenziali elettori, senza alcuna considerazione per le regole che noi stessi – intendiamo la politica, il governo – ci siamo dati.

Il 22 ottobre 2022, Giorgia Meloni ha prestato giuramento al Palazzo del Quirinale come Presidente del Consiglio assieme ai suoi ministri, dando così inizio a un Governo, il primo della storia d’Italia, con una solida maggioranza di destra. Quasi un anno dopo lo stesso Governo, con un decreto legge avente carattere di urgenza (sic!), ha emanato la normativa che contiene regole per la pianificazione della qualità dell’aria (DL 12 settembre 2023, n. 121) e impone alle regioni del Bacino Padano di prendere misure severe contro l’inquinamento atmosferico, tra cui la limitazione della circolazione dei veicoli diesel Euro 5 nelle ore diurne e nei territori dei comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti. Lo stop affonda le sue radici nell’eccessivo inquinamento atmosferico della Pianura Padana e nella volontà di contrastare i livelli elevati di CO2 e di polveri sottili.

Un decreto dimenticato?

Nessuno allora se ne è curato, nessuno ha protestato, forse tutti certi che poi il decreto sarebbe divenuto lettera morta. Solo da un paio di giorni, mentre tutti si stanno preparando ad andare in vacanza – Parlamento incluso –, ci si ricorda che il rientro potrebbe essere complicato dall’impossibilità di usare la propria auto per il ritorno al lavoro. E allora via alla campagna contro questa Unione Europea che vessa i cittadini italiani imponendo loro carichi insostenibili.

Vediamo di fare un minimo di chiarezza sulle ragioni del decreto, non legato ad una volontà vessatoria dell’Europa nei confronti dei cittadini, bensì ad una opportuna volontà di proteggerli da malattie e mortalità precoce.

Come già discusso qui (in Mal’Aria di pianura e città, https://www.settimananews.it/cultura/mal–aria–pianura–citta/) l’inquinamento dell’aria è materia molto complessa; gli inquinanti sono tanto più dannosi per la salute quanto più piccole sono dimensioni degli stessi (PM10, PM2,5, fino alle dimensioni nanomolecolari), potendo così entrare più profondamente nell’albero respiratorio, fino ai tessuti più fini, dove possono essere assorbiti e passare in circolo.

Mentre il particolato più «grosso» deriva direttamente dal tubo di scarico dei motori endotermici – benzina, diesel e gas – quello più fine si forma nell’aria per combinazione chimica tra gli ossidi di azoto – dovuti alle combustioni ad alte temperature – e l’ammoniaca rilasciata per lo più dall’agricoltura, in particolare durante le concimazioni con i liquami degli allevamenti zootecnici.

Nella Pianura Padana, ove la ventilazione può essere assente per settimane, le concentrazioni di queste sostanze sono altissime, particolarmente nelle città o lungo gli assi di maggior traffico stradale, spesso al di sopra dei limiti di sicurezza riconosciuti dalle agenzie sanitarie.

I più vecchi ricorderanno certamente lo scalpore generato da una puntata di Portobello – trasmissione TV condotta molti anni fa da Enzo Tortora – nella quale un concorrente proponeva di rimuovere il Monte Turchino, per fare arrivare aria nella pianura, come facciamo quando apriamo una finestra per togliere l’aria viziata da una stanza!

Questo spiega molteplici malattie respiratorie, ma anche il danno ad altri organi e tessuti. Cosa ci dicono le Agenzie sanitarie? Nel mondo si stima che l’inquinamento atmosferico sia causa di circa 9 milioni di morti premature ogni anno, soprattutto per malattie cardiovascolari e respiratorie, tra le quali i tumori, soprattutto i tumori polmonari. I bambini sono i soggetti più colpiti: con oltre 700.000 decessi sotto i 5 anni, il 15% di tutte le morti in questa fascia d’età. Altra fascia vulnerabile sono gli anziani e tutte le persone con malattie croniche.

Se ci limitiamo all’Europa, oltre il 70% dei cittadini europei vive in aree urbane, ove gli inquinanti che rappresentano il maggiore problema per la salute sono tutti i tipi di particolato fine (PM), il monossido di carbonio (CO), l’ozono (O3), il biossido di azoto (NO2) e il biossido di zolfo (SO2). In Europa, la sola esposizione al PM2,5 si stima che possa causare 253.000 morti premature, mentre 52.000 sono le morti correlate all’esposizione al biossido di azoto e 22.000 quelle legate all’ozono, per un totale di quasi 330.000 decessi.

L’Italia è tra i Paesi europei con il più alto numero di morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 80.000 decessi annui. I PM2,5 da soli contribuiscono a 47.000 decessi: siamo il secondo Paese in Europa per numero di morti premature a causa di questi inquinanti.

La situazione nella pianura Padana

Nella sola pianura Padana – che «vanta» i livelli più elevati di inquinamento da PM in Europa – sono stati stimati 39.000 decessi. La Lombardia, con 121 morti premature per PM2,5 ogni 100.000 abitanti, è la regione più inquinata d’Italia, seguita da Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna: tutte tre al di sopra del dato medio nazionale di 79 morti/100.000 abitanti. Fra le città, in termini assoluti, Milano e Torino guidano questa poco onorevole classifica.

Le ragioni sono facili da immaginare: la pianura Padana risente contemporaneamente dell’industrializzazione, del traffico stradale e dell’inquinamento da agricoltura.

Se avete mai preso un volo in partenza da Bologna c’è da rimanere impressionati dalla densità di impianti industriali e commerciali presenti lungo l’autostrada A1 e nella fascia pedecollinare, lungo l’autostrada A4. E chi non è almeno una volta rimasto intrappolato nel caos autostradale del nodo di Bologna?

Tanti sono i tratti autostradali che attraversano la pianura Padana, sia in direzione NORD-SUD, sia EST-OVEST. Per dare solo qualche numero, ovviamente non esaustivo di una realtà complessa, l’autostrada A4 è una delle autostrade più trafficate d’Italia, con circa 65.000 veicoli che vi transitano ogni giorno. In particolare, nel tratto tra Milano e Brescia, si possono raggiungere i 100.000 veicoli al giorno, con punte di 140.000.

Circa 430.000 veicoli transitano ogni giorno attraverso le tangenziali di Milano (Nord, Est e Ovest) e un quarto di questi sono camion e furgoni.

Infine, la regione Emilia-Romagna – e il nodo bolognese in particolare – rappresenta un asset portante per la mobilità del Paese, del sistema economico nazionale, oltre che del territorio. In media, circa 350.000 veicoli transitano giornalmente per il nodo di Bologna, e molti sono veicoli diesel più intensamente inquinanti.

Immaginate la quantità di composti volatili rilasciati dai tubi di scarico di tutti questi veicoli, che dopo il dieselgate sappiamo essere – spesso anche in modo fraudolento – fuori norma!

Al di fuori degli impianti industriali e del trasporto, l’agricoltura e gli allevamenti fanno il resto. Non ci sono dati precisi, ma la pianura ospita circa il 90% degli allevamenti intensivi di bovini: in totale circa 8,5 milioni in Italia!

Analogamente dicasi dei circa 9 milioni di suini (42% tra le provincie di Mantova, Brescia e Cremona), spesso collocati presso i caseifici per poter utilizzare il siero di latte nell’alimentazione. La situazione non è molto diversa per il pollame, con almeno 50 milioni di galline ovaiole in pianura Padana e un numero imprecisato di allevamenti di polli per carne!

concimazione

Attraverso lo spandimento sui campi delle deiezioni prodotte da questi animali, grandi quantità di azoto e composti azotati finiscono sui terreni agricoli, da cui possono trasferirsi ai corpi idrici e alle falde acquifere, mettendo a rischio la qualità delle acque, incluse quelle per uso potabile, oltre che l’equilibrio degli ecosistemi.

Attraverso spandimenti non rispettosi della qualità dell’aria, grandi quantità di composti azotati – come scritto sopra – vanno a combinarsi con i prodotti della combustione di fossili a generare proprio il particolato fine e ultrafine che uccide!

La tentazione di derogare alle norme

Dal 2018 l’Unione Europea ha acceso i riflettori sul nostro Paese, contestando all’Italia un’infrazione alla Direttiva Nitrati: da allora la situazione non ha registrato alcun miglioramento: il 40% dei Comuni lombardi si trova in zone vulnerabili ai nitrati, ma continua a superare i livelli di azoto di origine zootecnica consentiti.

La curva che mostra il rischio di mortalità in funzione dell’esposizione al particolato è drammatica. Bastano concentrazioni medie di 20-30 μg/metro cubo per raddoppiare o triplicare il rischio. Per questo motivo l’Europa ha abbassato i imiti di tolleranza, che rimangono peraltro superiori a quanto raccomandato dall’Organizzazione mondiale di Sanità e ha chiesto interventi draconiani in alcune aree, come la nostra Pianura. Secondo le ultime analisi riportate nel Global Burden of Diseases, Injuries and Risk Factors Study – il riferimento generale su questo tema (https://www.healthdata.org/research–analysis/gbd/) –, l’inquinamento atmosferico costituisce un fattore di rischio di mortalità generale nel mondo più severo del diabete, dell’obesità, della sedentarietà e della dieta non salutare, secondo soltanto al fumo (limitatamente al sesso maschile).

Di fronte a questa situazione è scattato nel 2023 il decreto-legge citato all’inizio di questo contributo. Se il nostro Paese cercherà di derogare – come già è stato proposto da una politica che guarda solo alla «pancia» del suo elettorato e non alla salute dei cittadini col rinvio di un anno e limitazioni poste solo nei comuni con oltre 100.000 abitanti (proposta Lega-Salvini) – dovrà risponderne di fronte alla Corte di Giustizia Europea e pagare ingenti sanzioni per non aver protetto adeguatamente la popolazione dagli inquinanti.

È ciò che vogliamo? Accettare supinamente il rischio di mortalità o batterci per un ambiente più vivibile? Lo Stato dovrebbe intervenire con sussidi per quanti potrebbero non essere in grado di ottemperare agli adeguamenti richiesti, finanziare le energie rinnovabili e favorire la mobilità elettrica, invece di continuare a finanziare i combustibili fossili e comprare gas a prezzo sempre più caro dai pusher di turno!

Giulio Marchesini e Vittorio Marletto sono membri della associazione Energia per l’Italia

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