Il contributo della Chiesa africana al Sinodo

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L’arcivescovo Andrew Nkea Fuanya di Bemenda (Camerun), uno dei 16 presuli che compongono il Consiglio ordinario che sovrintende alla gestione del processo sinodale, ha dichiarato che l’assemblea è andata «molto meglio» di quanto ci si aspettasse e che la «conversazione nello Spirito» è stata utile in quanto «ha calmato gli animi». In questa intervista al National Catholic Register, l’arcivescovo ha anche parlato del particolare contributo che i vescovi africani hanno dato al Sinodo. L’arcivescovo Nkea ha anche spiegato perché non si sente disturbato dai tentativi di modificare la dottrina della Chiesa riguardante la sua struttura di governo (a suo parere destinati a fallire) perché derivano da un punto di vista umano piuttosto che spirituale e segnerebbero la fine della Chiesa se avessero successo.

– Eccellenza, qual è la sua valutazione complessiva dell’assemblea sinodale? Com’è andata e quali sono stati gli aspetti più interessanti e importanti per lei?

Direi sinceramente che è andata molto bene, molto meglio di quanto mi aspettassi. L’atmosfera sinodale è stata sorprendente. Prendendo posto alle tavole rotonde e cambiando costantemente i tavoli, abbiamo dato l’immagine di un lavoro di gruppo. Non si è parlato solo a un piccolo gruppo di persone, ma siamo stati in grado di incontrare persone diverse, condividere idee diverse su argomenti diversi. Questa innovazione ha dato a tutti la possibilità di esprimersi. Non si è preso la parola per tre minuti e basta. No, su tutti gli argomenti c’è stata la possibilità di dire quello che si pensava.

Questo è stato un aspetto molto importante del Sinodo. Inoltre, abbiamo condiviso con libertà le nostre opinioni. Non eravamo troppo sicuri di come noi vescovi ci saremmo trovati con la partecipazione dei laici. Questo ci ha reso un po’ ansiosi. Ma, dopo la prima settimana, abbiamo apprezzato la loro presenza e abbiamo ammirato la ricchezza apportata dalla loro partecipazione. Penso sia stato un bene. A prescindere dagli argomenti teologici e canonici, è stato un fruttuoso raduno di Chiesa.

– C’era una grande enfasi sul fatto che il Sinodo fosse un evento molto inclusivo. C’è stata una sufficiente varietà di opinioni da ogni parte della Chiesa?

Si trovano tutti i tipi di opinioni nella relazione finale. Penso che sia stato un momento molto interessante per la nostra Chiesa, avendo potuto affrontare tutti gli argomenti, discutere animatamente, uscire a prendere un caffè insieme e poi tornare a confrontarsi. Il metodo della “conversazione nello Spirito” ha davvero calmato gli animi e ci ha dato il tempo di renderci conto che non stavamo facendo un nostro lavoro, ma un lavoro di Dio.

C’era tempo per riflettere, ma la “conversazione nello Spirito” ha davvero aiutato ad entrare negli argomenti, dal momento che bisognava smettere di parlare dopo tre minuti?

Alcuni, in effetti, hanno definito la “conversazione nello Spirito” come «un dirottamento delle loro argomentazioni», ma penso che quei momenti ci abbiano dato il tempo di renderci conto che non si trattava di argomenti personali, di punti di vista personali, ma che si stava parlando della Chiesa. Non si trattava di vedere chi vinceva o chi perdeva, ma di rendere migliore la Chiesa.

Penso che sia stato un buon Sinodo. Molti interrogativi canonici rimangono ancora sospesi. Li dovremo approfondire e studiare entro questo anno.

– Vuol dire problemi canonici relativi alla legittimità del Sinodo?

Sì, la legittimità del Sinodo, se si possa ancora chiamare Sinodo dei vescovi, dal momento che vi partecipano anche i laici e si dà loro la facoltà di votare. Fino a quale percentuale di laici si può consentire di entrare nel Sinodo dei vescovi? Queste sono alcune delle domande canoniche ancora in sospeso.

– Il Vaticano non ha fornito una ripartizione di chi ha votato e per che cosa, quindi non potevamo conoscere quanti vescovi o quanti laici hanno votato per questo o per quell’altro orientamento. Pensa che sia un problema di procedura in quanto, ora, il voto di un cardinale o di un arcivescovo non è diverso da quello di un laico che potrebbe avere opinioni contrarie all’insegnamento della Chiesa?

Anche questo dev’essere chiarito, perché alcuni – in particolare i vescovi – hanno espresso il desiderio di sapere cosa pensano i laici e cosa pensano i vescovi.

– Come membro del Consiglio ordinario cercherà di farlo?

Certo! Cercherò di proporlo, perché penso che sia per il bene della Chiesa sapere che questo è un Sinodo dei vescovi. Non è un’assemblea generale o solo un’assemblea sinodale.

Il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo, ha affermato che c’è stata un’apertura al cambiamento nella Chiesa durante il Sinodo e che la resistenza ai “temi caldi” (omosessualità, donne diacono…) non è stata così grande come la gente aveva pensato. È preoccupato che alcune questioni sollevate e contrarie alla fede cattolica possano superare il Sinodo ed entrare a far parte del magistero della Chiesa?

Come membro del Consiglio sinodale, ho capito, ascoltando le argomentazioni, che questo Sinodo non riguarda un cambiamento di dottrina. Questo Sinodo riguarda il cammino fatto insieme, qualunque cosa significhi “camminare insieme”. Penso che chi è venuto come fedele, come ossequiente alla dottrina della Chiesa, sia rimasto più o meno sorpreso che le argomentazioni non fossero così stringenti come avevamo immaginato.Siamo aperti a molte cose.

Dall’Africa abbiamo discusso della poligamia non perché vogliamo la sua legalizzazione, ma perché vogliamo l’accompagnamento. Ora a noi, in Africa, viene data la possibilità di costituire commissioni teologiche, di studiare la poligamia e avere direttive pastorali che si adattino a questa situazione nel nostro continente. Questa è una grande apertura. – L’idea è che, aprendo la discussione su alcuni problemi, si dà l’impressione che la Chiesa possa cambiare il suo insegnamento in futuro. Che ne pensa? Ci sono alcuni aspetti accidentali, che cambieranno in maniera definitiva, ma la sostanza non cambierà. Per avviare un discorso con i poligami, abbiamo dovuto inserire la parola “conversione”.

– Conversione a che cosa?

La conversione ai valori del Vangelo. Sia che parliamo con persone LGBT o con coloro che praticano la poligamia o di noi stessi, ci deve sempre essere l’invito alla conversione al Vangelo. Quali sono i valori del Vangelo? Entrare in dialogo con tutte queste persone in vista della conversione. Se manca questa prospettiva, smettiamo di essere evangelici. Non siamo più sostenuti dal Vangelo.

– Può essere un genuino invito alla conversione se, come ha detto il cardinale Müller, l’insegnamento della Chiesa non è ribadito o che la divina Rivelazione e persino Gesù Cristo sono stati messi da parte durante il Sinodo?

Un insieme di 360 persone non penserà la stessa cosa dalla medesima prospettiva. Abbiamo continuato a tornare al centro, al focus che è Cristo. Alcuni penseranno che non lo abbiamo fatto in maniera sufficiente, altri che stiamo cristificando troppo il documento. Dal mio punto di vista, siamo sempre tornati al centro.

 – Alcuni osservatori hanno detto che ciò può scandalizzare i fedeli, perché, mettendo in discussione alcuni temi, può sembrare che ci sia una volontà generale di farli passare.

Dovete rendervi conto che la Chiesa oggi è guidata da papa Francesco. Francesco non è Giovanni Paolo II. Questo va tenuto presente. Giovanni Paolo II aveva detto «basta!», Francesco dice «parlatene». Stiamo insegnando ciò che dice la Chiesa E la Chiesa rimane.

La Chiesa non può essere indotta in errore?

No. La Chiesa è guidata dallo Spirito Santo.

– Quale pensa sia stato il contributo generale e più importante al Sinodo da parte dei vescovi africani?

Uno dei maggiori contributi che l’Africa ha portato in dotazione a questo Sinodo è l’idea delle piccole comunità cristiane. Quando si guarda alle piccole comunità cristiane, si guarda alle famiglie e nessuno è lasciato indietro. Ecco perché l’Africa ha optato per l’immagine della Chiesa come famiglia, non come tenda. È evidente. Alla fine, nessuno parlava più di una tenda. Eravamo tutti concentrati sulla famiglia. Questa è una dei contributi significativi che l’Africa ha portato in dotazione: che la Chiesa è la famiglia di Dio.

Un altro contributo che l’Africa ha portato a questo Sinodo è stata la nostra visione dell’insegnamento della Chiesa sulla persona umana e sulla sessualità umana. In Africa comprendiamo il matrimonio come un’unione tra un uomo e una donna. Qualsiasi cosa di diverso è stregoneria. Lo abbiamo detto chiaramente. Non possiamo parlare di sensibilità e di orientamenti all’interno della Chiesa, quando questo è ciò che dice il Vangelo. Questo è ciò che l’insegnamento della Chiesa ha sempre detto e questo è ciò che credono le varie culture.

– Ha avuto l’impressione che le vostre opinioni siano state ascoltate?

Sì. Siamo stati presi molto seriamente. Sono molto contento, specialmente per questo aspetto dell’insegnamento della Chiesa sulla persona umana e sulla sessualità. Era una grande preoccupazione per l’Africa. Il fatto di averlo proposto e che sia stato accolto, ci ha resi molto felici.

 – Anche il grido dei poveri è stato molto forte in questo Sinodo. Pensa che sia stato adeguatamente ascoltato?

Abbiamo parlato della povertà materiale e non ci siamo concentrati tanto – anche se ne abbiamo parlato – sulla povertà spirituale, perché è la povertà spirituale ciò che ci sta portando pesantemente alla povertà materiale.

Un grande problema sollevato prima del Sinodo è il cambiamento del governo della Chiesa secondo una piramide rovesciata. Il documento finale parla di una profonda conversione spirituale necessaria come fondamento per qualsiasi cambiamento strutturale efficace, come se ci fosse un desiderio dominante di capovolgere il governo della Chiesa e invertire la gerarchia. Qual è la sua opinione su questo?

Se si inverte la gerarchia, la Chiesa non è più cattolica. Non ci sarà un tempo in cui i vescovi cesseranno dall’essere successori degli apostoli. Non ci sarà un tempo in cui il papa cesserà di essere il successore di Pietro. Alcuni guardano a tale questione dal punto di vista puramente umano. Penso che la maggior parte di coloro che stanno sostenendo questi argomenti stiano cogliendo un aspetto più umano che spirituale, per non dire puramente materiale.

– È preoccupato che questo modo di pensare possa diventare predominante, soprattutto perché il Sinodo sta considerando le opinioni dei laici che hanno anche diritto di voto?

Non sono molto preoccupato perché coloro che discutono in questo modo sono una piccola minoranza, ma fanno la voce grossa.

Quando arrivi al nocciolo della questione e inizi a parlare con le persone, noti che esse non sono interessate. Vogliono solo andare in paradiso. Dai tempi degli Apostoli ci sono sempre stati degli eretici che hanno cercato di infiltrarsi, quindi è normale.

Abbiamo un detto in francese: Les chiens aboient, la carovana passe — «I cani stanno abbaiando, la carovana è in movimento». Nessuno si preoccupa di queste cose. I cristiani comprendono la loro dottrina, l’insegnamento della Chiesa, e continuano a professarla.

– E il chiasso viene ignorato.

Sì, è ignorato. Penso che dovremmo guardare al quadro più ampio. Ci preoccuperemo se la carovana si ferma. Finché la carovana non si ferma, i cani abbaiano.

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2 Commenti

  1. GIOVANNI 30 dicembre 2023
  2. Giovanni Polidori 30 dicembre 2023

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