Il cammino sinodale tedesco (Synodaler Weg) e quello italiano (Cammino Sinodale delle Chiese in Italia) nascono in tempi diversi e si sviluppano con modalità differenti, tuttavia possiamo interpretarli entrambi alla luce della chiamata alla conversione sinodale e missionaria ribadita da Papa Francesco attraverso Sinodo sulla sinodalità che ha coinvolto tutta la Chiesa (2021-2024).[2]
Cammini diversi verso un unico obiettivo
Il cammino tedesco è iniziato nel 2019 per decisione della Conferenza Episcopale Tedesca in seguito al rapporto scientifico (MHG-Studie) sugli abusi sessuali dei minori nella Chiesa tedesca, con il desiderio di trovarne insieme le cause sistemiche e di favorire il rinnovamento della Chiesa e di rafforzarne la testimonianza evangelica.
Il cammino sinodale delle Chiese in Italia è stato deciso dalla Conferenza Episcopale Italiana all’inizio del 2021 dopo esplicito invito di Papa Francesco ad intraprendere un «processo di sinodo nazionale» e parte con lo stesso obiettivo e lo stesso metodo del Cammino sinodale universale, cioè domandandosi essenzialmente come essere oggi una Chiesa più sinodale e missionaria.
Il cammino tedesco si è concluso nel 2023 ma continua ancora oggi attraverso il lavoro del «comitato sinodale», che durerà fino al 2026 e che ha il compito di implementare e sviluppare le decisioni prese; il cammino italiano, dopo la fase narrativa (2021-2023) e quella sapienziale (2023-2024), sta vivendo la sua fase profetica (2024-2025) che si concluderà con la Seconda Assemblea Sinodale nazionale dal 31 marzo al 3 aprile del 2025.
Queste due strade trovano un incrocio importante nel cammino sinodale universale e soprattutto nel suo Documento finale (26 ottobre 2024), che offre la possibilità a questi due raggruppamenti di Chiese (tedesche e italiane) di vivere i prossimi anni come attuazione e verifica delle scelte fatte nei propri cammini, ma anche come importante occasione di accoglienza del Magistero di papa Francesco, che ha approvato il Documento finale del Sinodo, verso l’unico obiettivo di essere Chiese più sinodali, perché «il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa nel terzo millennio».[3]
Questo unico obiettivo non sminuisce le differenze dei cammini; spesso queste differenze possono essere interpretate come ostacoli, dovuti talvolta a percezioni semplicistiche o anche pregiudizi sui cammini degli altri. Nel mio testo, dopo un accenno a quelle che possono essere le percezioni reciproche sul cammino sinodale tedesco e italiano, proporrò di interpretare queste differenze come opportunità per imparare qualcosa gli uni dagli altri, per crescere, nei propri contesti sociali ed ecclesiali differenti, come Chiese più sinodali e missionarie.
Possibili percezioni reciproche dei cammini sinodali
Passiamo in rassegna alcune possibili percezioni reciproche tra questi cammini, che spesso denotano una approssimativa conoscenza dei cammini altrui e una tendenza a rifarsi a vecchi pregiudizi sulle culture (sociali, ecclesiali, etc.) diverse dalle proprie. Elencare tali possibili percezioni «critiche» può aiutare, da un lato, chi le ha a domandarsi se siano fondate o frutto di superficialità e pregiudizi; può aiutare, dall’altro, chi le riceve a chiedersi se queste percezioni segnalino qualche rischio reale da evitare e su cui riflettere.
Il cammino sinodale tedesco, innanzitutto, può essere percepito come un cammino che vuole distanziarsi da «Roma», cioè dal cammino della Chiesa universale, per incamminarsi su una via ecclesiale particolare e diversa da quella delle altre Chiese; inoltre questo cammino è sovente visto come portatore di preoccupazioni e temi ecclesiali «eurocentrici» (ad esempio, il ruolo delle donne, la crisi degli abusi nella Chiesa, l’esercizio dell’autorità ecclesiale o le questioni riguardanti la sessualità), cioè non rispondenti alle esigenze e alle voci della Chiesa universale, soprattutto delle Chiese del Sud del mondo.
Un ulteriore sguardo sul cammino tedesco lo vede come un sinodo di «elite» e non di popolo, con temi che interessano solo gli specialisti e i professionisti del lavoro ecclesiale e non la base; secondo questa idea il sinodo tedesco sarebbe concentrato su questioni intra-ecclesiali e non finalizzato all’evangelizzazione e alla missione.
Non è difficile smentire queste percezioni attraverso le diverse prese di posizione dei vescovi tedeschi e del ZdK (il Comitato centrale dei cattolici tedeschi, che insieme ai vescovi è responsabile del cammino sinodale), che hanno ripetutamente esplicitato di non voler percorrere nessuna «strada» particolare dal resto della Chiesa universale e ribadito che ultimo fine del cammino è quello di una Chiesa rinnovata per essere più evangelizzatrice nel contesto sociale tedesco.
Bisogna inoltre aggiungere che diversi temi portati avanti dal cammino tedesco si ritrovano nelle sintesi sinodali di molti Paesi del mondo, e non solo europei, frutto dell’ascolto effettuato a livello globale del popolo di Dio grazie al Sinodo sulla sinodalità. Questi temi, hanno fatto rilevare diverse indagini, non sono solo i temi cari agli «specialisti», ma sono considerati importanti anche dalla maggioranza dei cattolici tedeschi, a cui stanno a cuore diverse riforme della vita ecclesiale in questi campi per il futuro della credibilità evangelica della Chiesa nella società tedesca[4].
In senso costruttivo, queste percezioni «critiche», possono suonare come campanelli d’allarme per tenere alta l’attenzione su alcuni rischi in cui il cammino sinodale tedesco potrebbe incorrere, come una eccessiva burocratizzazione delle strutture ecclesiali o l’esclusione dai processi decisionali partecipativi delle voci discordanti o di quelle meno esperte in materia ecclesiale.
Il cammino sinodale italiano, da un punto di vista esterno, può essere percepito di converso come indistinto rispetto a quello del Sinodo della Chiesa universale, mancante cioè di specificità di temi e di metodo rispetto a quello di tutta la Chiesa, perdendo di vista la particolarità del contesto ecclesiale e sociale italiano.
Inoltre, il cammino italiano potrebbe essere giudicato come troppo vago su alcuni problemi ecclesiali che invece quello tedesco esplicita più chiaramente, come le cause strutturali del clericalismo ecclesiale o la subordinazione della donna in una certa cultura ecclesiale.[5]
Infine, il cammino italiano potrebbe essere criticato, rispetto a quello tedesco, per aver dato meno importanza all’apporto della riflessione teologica nella maturazione di proposte e per essere poco concreto nelle scelte di rinnovamento e riforma ecclesiale verso forme di Chiesa più sinodali.
Anche in questo caso bisognerebbe andare più in profondità per non soffermarsi ai pregiudizi: in realtà il cammino sinodale italiano nel suo percorso ha sviluppato una scansione di fasi, un ventaglio di temi e un metodo di discernimento che non sono stati la mera ripetizione di quelli del Sinodo universale, mettendo così progressivamente a fuoco un’attenzione al contesto italiano; inoltre, per quello che riguarda il ruolo della teologia, non bisogna dimenticare il lavoro di approfondimento e discernimento del Comitato del Cammino sinodale italiano, che ha accompagnato e sostenuto quello delle Diocesi, per specificare e sviluppare i temi emersi; infine, bisognerà aspettare la fine della fase profetica per comprendere se le proposte a cui arriverà il cammino sinodale italiano saranno effettivamente vaghe o poco concrete.
Tuttavia, anche in questo caso, sarà bene non derubricare in toto queste critiche al rango di pregiudizi, poiché possono servire al cammino sinodale italiano per non incorrere in alcuni rischi, come la perdita di una prospettiva italiana su alcune tematiche importanti del dibattito ecclesiale universale di questi anni o il rischio di non arrivare a proposte chiare circa i passi da compiere nelle Chiese in Italia verso strutture e processi ecclesiali più sinodali sia a livello locale che nazionale.
Possibili mutui apprendimenti dai cammini sinodali
Alla luce di questi reciproci sguardi sui cammini sinodali in Germania e Italia e a partire dalle questioni che da queste prospettive emergono, è possibile indicare alcuni apprendimenti da queste esperienze, per crescere insieme come Chiese sinodali e missionarie, pur nelle differenze di contesti sociali ed ecclesiali.
Il protagonismo dei raggruppamenti di Chiese
Nella percezione speculare – ma superficiale – che il cammino sinodale tedesco si muova troppo lontano da Roma e quello italiano troppo vicino, l’apprendimento principale consiste nel fatto che i raggruppamenti di Chiese (regionali, nazionali, continentali), in questo processo di conversione sinodale, devono trovare il loro giusto protagonismo per poter declinare le loro forme sinodali e missionarie nel modo più adatto ai contesti diversi in cui le Chiese vivono.
Il Vangelo necessariamente va incarnato in un tempo e in luogo, e così le forme della vita cristiana ed ecclesiale devono poter essere credibili per la cultura e la sensibilità di un popolo, proprio perché l’annuncio del Vangelo possa suonare efficace. In questo compito di «incarnazione» del Vangelo, i raggruppamenti di Chiese devono imparare ad esercitare insieme la loro responsabilità, fatta salva l’autorità del vescovo di Roma per la Chiesa universale e dei vescovi nelle loro Chiese locali.
I campi in cui esercitare questa responsabilità sono molteplici e alcuni sono esplicitamente richiamati già dal Documento finale del Sinodo 2021-2024: costruire nuove forme di rendiconto e valutazione amministrativa e ministeriale (n. 101), adeguare le forme di partecipazione negli organismi ecclesiali (n. 106), rendere presente la Chiesa nei luoghi di vita delle persone in questo tempo di accresciuta mobilità (n. 119); lo studio per comprendere i possibili campi di azione pastorale e dottrinale dei raggruppamenti di Chiese e delle Conferenze episcopali è sicuramente una pista fondamentale da percorrere per il futuro della sinodalità della Chiesa (n. 125), per giungere così ad una «salutare decentralizzazione» dell’esercizio del ministero petrino (n. 134).
L’esperienza dei cammini sinodali nazionali e continentali, come quello tedesco, italiano e di altri Paesi e continenti, restituisce già delle pratiche sinodali che vanno in questa direzione e che sicuramente possono far crescere il giusto protagonismo dei raggruppamenti di Chiese. Si tratta di dare alla Chiesa, in una «pluriforme armonia», un volto «inculturato» nei diversi contesti in cui vive, per esempio un volto «amazzonico» in Amazzonia (cf. Querida Amazonia n. 61), ma anche un volto italiano in Italia, europeo in Europa e così via.
Bisogna cioè dare forme «incarnate» all’azione ministeriale, liturgica, missionaria delle Chiese, perché risuoni in modo più efficace l’annuncio del Vangelo in ogni cultura.
La relazione con la cultura contemporanea
Nel dare forma a questo volto «incarnato» di Chiesa, sia le Chiese in Germania che quelle in Italia si trovano davanti ad una sfida comune, perché abitano in una società e una cultura – occidentale, europea… – immersa nelle sfide e nelle domande contemporanee che affrontano tutte le democrazie: gli sconvolgimenti e le tensioni sociali, le crisi delle guerre e dei flussi migratori, lo sviluppo repentino della scienza e della tecnica, la lotta contro la discriminazione e la violenza sulle donne e le minoranze, etc.
Tutte queste sfide, che causano tensioni e polarizzazioni nel dibattito pubblico, inevitabilmente sono emerse anche nell’ascolto e nel dialogo dei cammini sinodali, poiché il popolo di Dio vive in questo mondo e le sfide che affronta la società sono le stesse che affronta la Chiesa. La domanda che emerge dai cammini sinodali riguarda la postura che la Chiesa deve assumere rispetto a tutte queste sfide.
La sinodalità offre alla Chiesa la possibilità di superare le polarizzazioni di tipo «parlamentare» (destra/sinistra, conservatori/progressisti…) per affrontare tali questioni senza opporsi gli uni agli altri, ma attraverso l’ascolto, il dialogo, l’approfondimento e la maturazione del consenso ecclesiale più largo possibile. Questa è via del discernimento ecclesiale che, seppur attraverso approcci, metodi e strutture diversi, è stata percorsa sia nel cammino tedesco che in quello italiano. Quello che si può imparare da questi cammini è innanzitutto la capacità e il coraggio di affrontare i temi emersi, senza temere i conflitti di idee e di posizioni, ma esercitandosi come Chiesa ad affrontarli e superarli attraverso processi decisionali condivisi, trasparenti e verificabili (cf. Documento finale del Sinodo 2021-2024, nn. 79-108).
I metodi per giungere a decisioni congiunte nei cammini sinodali in Germania e in Italia, anche su questioni delicate e potenzialmente divisive, possono rappresentare il coraggioso tentativo di una Chiesa che mostra alla società contemporanea, non di rado lacerata dai conflitti, che è possibile riunirsi intorno a parole essenziali e condivise, che è possibile essere comunità in una «diversità riconciliata» (Evangelii gaudium, n. 230).
Il servizio ecclesiale della teologia
Un ulteriore apprendimento dai cammini sinodali in atto riguarda l’importanza del contributo della teologia ai processi di discernimento ecclesiale. Come fu necessario per il Concilio Vaticano II il contributo del rinnovamento e della riflessione della teologia, prima e durante lo svolgimento dell’assise conciliare, per arrivare alle importanti riforme conciliari – per esempio in campo ecclesiologico, ecumenico e liturgico – così oggi è emerso come, senza una competente riflessione teologica che approfondisca le domande, le questioni e i nodi che emergono dall’ascolto sinodale, le assemblee sinodali non possano giungere a proposte solidamente fondate e concretamente praticabili per attivare processi di conversione ecclesiale nei contesti e nelle culture di oggi.
L’esperienza sinodale italiana e tedesca mettono l’accento su due dimensioni ugualmente importanti in ogni processo sinodale: la prima è quella di un ascolto diffuso di tutti, di una partecipazione popolare al dialogo e alla raccolta delle domande e delle esperienze (le circa 500.000 mila persone coinvolte nella fase narrativa del cammino italiano ne sono un segno eloquente); la seconda è quella di un approfondimento qualificato delle questioni da parte di alcuni esperti (la rigorosità teologica dei documenti prodotti dal cammino sinodale tedesco ne sono prova evidente).
Il sinodo non è un convegno di teologi, ma un’espressione di vita ecclesiale, per questo l’ascolto deve essere ampio e il linguaggio accessibile; allo stesso tempo un’assemblea sinodale, proprio perché espressione della pluriformità del popolo di Dio, non può fare a meno del ministero specifico delle teologhe e dei teologi come parte essenziale della missione della Chiesa (cf. Documento finale del Sinodo 2021-2024, nn. 40, 133).
Lo Spirito Santo agisce in tutti i battezzati e la totalità del popolo di Dio ha un istinto della fede (sensus fidei) che lo rende soggetto attivo nella missione della Chiesa (cf. Evangelii gaudium, n. 119); il ministero dei teologi e delle teologhe parte da e si orienta a questi «tutti», perché si sviluppa dalle loro domande e dal valore ermeneutico della vita del popolo di Dio per comprendere meglio la Parola di Dio e per far crescere la vita cristiana nell’oggi (Veritatis gaudium, n. 5). Per questo la teologia, in dialogo con le altre scienze, è essenziale per accompagnare la conversione sinodale della Chiesa ed è un sostegno imprescindibile al discernimento dei pastori in questi processi.
Sinodalità è missione
Sia il cammino sinodale tedesco che quello italiano potrebbero essere percepiti come cammini autoreferenziali o chiusi in questioni interne. A ben guardare non è così: entrambi i cammini quando mettono a tema la conversione sinodale delle strutture, delle ministerialità e dei processi ecclesiali non lo fanno perché hanno come ultimo obiettivo quello di un funzionamento più sostenibile ed efficiente della «macchina ecclesiale», ma perché la Chiesa sia più all’altezza delle sua missione evangelizzatrice oggi.
Se le forme ecclesiali e ministeriali necessitano di conversione sinodale, è perché questa conversione corrisponde alla sua efficacia e credibilità missionaria: una Chiesa più sinodale è una Chiesa più missionaria. Se le questioni sociali o politiche non hanno un peso preponderante nei documenti sinodali tedeschi e italiani, non è perché queste Chiese stanno scegliendo di battere in ritirata dalle sfide poste dalla società, ma perché hanno scelto che oggi è prioritario, per essere Chiesa missionaria, non dire agli altri (al mondo, alla società, ai lontani…) cosa devono cambiare della loro vita, elencando gli errori altrui, ma chiedersi, anche ammettendo i propri sbagli e le proprie inadeguatezze, come noi (Chiesa) dobbiamo convertirci (a livello personale e comunitario, formativo e organizzativo) per essere oggi più evangelici, più fedeli alla Parola di Dio, più riempiti dello Spirito di Gesù Cristo.
Essere Chiesa sinodale è quello che Dio chiede alla Chiesa del terzo millennio – come ha detto papa Francesco – poiché quello che Dio chiede alla Chiesa, in ogni tempo, è essere missionaria del Vangelo, abitando ogni contesto e ogni cultura in cui vive.
Conclusione
Il cammino sinodale tedesco e il cammino sinodale italiano si inseriscono nel movimento di conversione sinodale voluto da papa Francesco e riconsegnato a tutte le Chiese nel Documento finale del Sinodo 2021-2024. Questo documento, che apre la fase attuativa del Sinodo sulla sinodalità, non atterra sul nulla, ma su esperienze sinodali che le Chiese hanno iniziato in questi anni, come i cammini sinodali in Germania e in Italia.
Questi cammini, oltre agli inevitabili limiti, rappresentano già delle risorse per continuare la conversione sinodale delle Chiese. In questo breve contributo si è voluto mettere l’accento su queste risorse, superando visioni superficiali e talvolta preconcette, per mettere in risalto quello che le esperienze e i processi iniziati in questi anni già insegnano in vista della continuazione del cammino.
Per crescere come Chiesa sinodale sarà necessario innanzitutto imparare un giusto protagonismo dei raggruppamenti di Chiese, perché la Chiesa assuma dovunque un volto più «incarnato» nei diversi contesti.
In secondo luogo, sarà fondamentale esercitare il discernimento comunitario nel rapporto con la società contemporanea e le sue sfide, affinché la Chiesa possa essere strumento di dialogo e di pace a servizio di tutta l’umanità; inoltre, nel processo di conversione sinodale, sarà importante il contributo della teologia, riconosciuta come servizio ecclesiale e sviluppata in dialogo con le altre scienze e con la vita degli uomini e delle donne di oggi.
Infine, sarà necessario intendere il cammino verso forme più sinodali di vita ecclesiale come risposta alla costitutiva vocazione della Chiesa alla missione evangelizzatrice da parte del Signore Gesù, perché tutti possano incontrare la gioia del Vangelo oggi e nei nostri contesti, come in ogni tempo e in ogni luogo.
Francesco Zaccaria è docente di teologia pastorale presso la Facoltà Teologica Pugliese. Questa relazione è stata presentata al Convegno Nazionale della Delegazione delle Comunità Cattoliche Italiane in Germania tenutosi al Kloster Steinfeld dal 18 al 21 novembre 2024.
[2] I temi, i regolamenti e i documenti del Cammino sinodale tedesco sono consultabili a questo indirizzo , mentre quelli del Cammino sinodale italiano a questo indirizzo
[3] Papa Francesco, Discorso per il 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi (17 ottobre 2015).
[4] I quattro focus tematici del cammino sinodale tedesco vertevano intorno all’esercizio dell’autorità nella Chiesa, al ministero presbiterale, al ruolo delle donne nella Chiesa e alla morale sessuale: sito ufficiale del cammino sinodale tedesco.
[5] I tre macro-temi del cammino sinodale italiano, come emergono dalle tre sezioni dello Strumento di lavoro della fase profetica, sono: il rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali; la formazione missionaria dei battezzati alla fede e alla vita; la corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità: sito ufficiale del cammino sinodale italiano.
Ho la percezione che tanto il sinodo tedesco quanto quello italiano peccano di effervescenza. Nel caso tedesco di molta effervescenza, nel caso italiano di poca effervescenza (https://iltuttonelframmento.blogspot.com/2023/08/sul-sinodo-1.html).