
Lo scorso 24 luglio 2025 è stato l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui la domanda di risorse naturali da parte dell’umanità «scavalca» la capacità annuale di rigenerazione del pianeta. Quindi c’è poco da girarci intorno, da qualche giorno siamo entrati in una fase di debito ecologico: le risorse consumate da qui a fine 2025 non potranno essere ricostituite entro lo stesso periodo. Una pessima notizia e un avvertimento da più parti inascoltato sulla salute del nostro pianeta, assediato da crisi profonde, da quella climatica a quella ambientale, passando per il deficit di uguaglianza e giustizia sociale che segna la vita di miliardi di persone.
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Per fortuna, almeno in termini di giustizia climatica, in questi afosi giorni di fine luglio c’è anche una buona notizia, che perfino i sonnacchiosi e distratti media mainstream italiani hanno «dovuto» riprendere: la Corte di Cassazione, il supremo organo giudicante, ha stabilito che in Italia è possibile istruire le cosiddette cause climatiche.
Le Sezioni Unite civili della Corte, infatti, hanno così accolto il ricorso per regolamento di giurisdizione presentato da Greenpeace Italia, ReCommon e 12 cittadine e cittadini che nel maggio del 2023 avevano avviato una causa, da loro ribattezzata la “Giusta Causa”, contro il gigante petrolifero italiano ENI affinché sia imposto alla società di rispettare l’Accordo di Parigi, riducendo le proprie emissioni climalteranti.
Nelle memorie presentate nella fase dibattimentale de la «Giusta Causa», il Cane a sei zampe, il ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti (azionisti ENI di maggioranza relativa e in quanto tali oggetto della «Giusta Causa») hanno obiettato che ci fosse un «difetto assoluto di giurisdizione», nel senso che nessun giudice italiano avrebbe potuto decidere sulle cause climatiche.
In punta di diritto, la Cassazione ha smontato tutte le obiezioni sollevate e, come chiedevano Greenpeace Italia, ReCommon e i 12 attori singoli, ha stabilito che un giudice può ora decidere su queste cause, perché non costituisce un’invasione della sfera politica né della strategia aziendale chiedere il risarcimento dei danni per la lesione dei diritti umani alla vita, alla salute e al benessere pregiudicati dai cambiamenti climatici di origine antropica e i danni conseguenti.
Inoltre le Sezioni Unite hanno chiarito che i giudici italiani sono competenti anche in relazione alle emissioni climalteranti emesse dalle società di ENI presenti in stati esteri, sia perché i danni sono stati provocati in Italia, sia perché le decisioni strategiche sono state assunte dalla società capogruppo che ha sede in Italia.
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La tutela dei diritti umani fondamentali di cittadine e cittadini minacciati dall’emergenza climatica è superiore a ogni altra prerogativa e da oggi sarà possibile avere giustizia climatica anche nei tribunali italiani.
Certo, il simbolismo negativo, poggiato su basi drammaticamente concrete, dell’Earth Overshoot Day ha una portata ben maggiore di questa notizia apparentemente molto italiana, però non va sminuito quanto le cause climatiche abbiano un peso ormai rilevante sul piano internazionale.
È giusto affermare che la pronuncia degli Ermellini si inserisce nel quadro delle più importanti decisioni giudiziarie europee ed internazionali di climate change litigations, tra cui la sentenza della Suprema Corte dei Paesi Bassi sul caso Urgenda del 2020, la decisione della Corte costituzionale tedesca del 2021 sulla legge climatica e quella della Corte europea dei diritti dell’uomo dell’aprile 2024 sulla causa avviata dall’associazione delle Anziane per il Clima svizzere.
Ultima nota a margine sul tema: ENI ha subito espresso grande soddisfazione per l’ordinanza della Cassazione, che però rigetta tutte le obiezioni sollevate dai legali della stessa azienda. Nei prossimi mesi il processo in sede civile entrerà nel vivo e tutti gli attori faranno valere le proprie ragioni, nella speranza che si possano davvero compiere dei concreti passi avanti in tema di giustizia climatica. Così da ritardare il più possibile, se non cancellare, l’Earth Overshoot Day.
Luca Manes è Media relation e comunication ed Executive Manager della associazione ReCommon (qui il sito ufficiale). Articolo pubblicato sul sito della rivista Nigrizia, 24 luglio 2025






Da denunciare per procurato allarme. Così da almeno 50 anni.