ISSR e Università: un caso e una promessa

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Un’intervista e un corso di alta formazione: sono due piccole novità sul tema del riconoscimento civile del titolo degli studi di teologia e del rapporto fra istituti e università. L’intervista è quella rilasciata ad Avvenire il 4 luglio scorso dal nuovo ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. Il corso di alta formazione è quello avviato nell’anno accademico 2018-2019 dall’Istituto superiore di scienze religiose (ISSR) di Rimini e l’Università degli studi di San Marino.

Valore legale del titolo

Alla domanda sull’equipollenza dei titoli di studio ecclesiastici con il sistema accademico nazionale il neo-ministro ha risposto: «Decine di migliaia di ragazzi studiano nelle università pontificie ottenendo titoli non riconosciuti dallo stato italiano. In questi anni, la questione è stata affrontata da un’apposita commissione. È ora di vedere il frutto di questo approfondimento e procedere con la ratifica di un accordo bilaterale che possa sanare questa situazione. Nel 2019, novantesimo dei patti lateranensi, ritengo si possa e si debba arrivare al traguardo». Assicurazioni analoghe erano state date dal precedente governo.

L’ultimo intoppo è stato un suggerimento dei consulenti giuridici del governo che, sulla base della priorità del patto concordatario rispetto agli altri trattati internazionali (compresi quelli dell’Unione Europea), hanno condiviso con la Santa Sede l’opportunità di un’ulteriore verifica dell’intesa già sostanzialmente raggiunta.

L’ipotesi ancora in campo è quello di uno “scambio di note” fra Governo e Segreteria di stato vaticana. La “nota” non avrebbe bisogno di passaggi parlamentari. Dal 2005 gli ISSR e le Facoltà teologiche attendono un riconoscimento giuridico del titolo di studio.

La decisione interessa le 12 Università pontificie di Roma, le 8 Facoltà teologiche italiane e i 48 ISSR (40 dipendenti dalle facoltà italiane e 8 da quelle pontificie). Sono 15.000 gli studenti in Italia e 3.000 quelli delle accademie pontificie.

A questi andrebbero aggiunti i numeri (modesti) relativi agli Studi di teologia (seminari) e agli istituti di secondo livello come Urbino e Sophia dei Focolari, ma anche quelli (non modesti) dei 24.000 insegnanti di religione nelle scuole.1

Il caso Rimini – San Marino

L’accordo fra ISSR “A. Marvelli” di Rimini – San Marino e la Scuola superiore di studi storici dell’università di San Marino porta il titolo: Dialogo interreligioso e relazioni internazionali. È un percorso formativo biennale (con un massimo di 35 alunni) con 60 crediti universitari, equivalenti a un master universitario di 1° livello.

Il protocollo d’intesa è stato firmato il 4 luglio dal rettore dell’Università di San Marino (C. Petrocelli) e il direttore dell’ISSR di Rimini (N. Valentini).

L’iniziativa è stata presentata il 27 giugno al Parlamento europeo in un seminario internazionale, suscitando notevole interesse. Maturato d’intesa Servizio nazionale per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose della Conferenza episcopale italiana, il progetto si avvale del patrocinio, tra gli altri, dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della CEI e della Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna.

La proposta nasce nel nuovo contesto dell’Unione Europea, come entità politica e culturale oltre che economica e sociale. Guarda in particolare all’area balcanica e mediterranea. Nella presentazione si sottolinea: «La conoscenza religiosa, il dialogo e il confronto costruttivo tra le diverse comunità socio-religiose rivestono oggi un ruolo cruciale non solo dal punto di vista culturale e spirituale, ma anche sociale, politico e delle relazioni internazionali, assumendo una particolare rilevanza nei processi di integrazione e pacificazione».

Quanto al metodo di ricerca e di studio, esso «si propone di tenere insieme i nessi tra identità e differenza, tra dimensione personale e dimensione pubblica del fatto religioso, anche al fine di favorire una riscoperta più fondata delle scelte di fronte alle sfide che il pluralismo e la globalizzazione hanno posto e pongono ad ogni religione, in primis al cristianesimo». Il comitato scientifico è presieduto da F. Cardini e coordinato da A. Morganti, N. Valentini e E. Grassi.

Il caso di Rimini – San Marino formalizza una tendenza assai diffusa tra le facoltà e gli ISSR rispetto alle università statali: cambio di studenti, di strumenti (biblioteca), di professori. Lo spazio di una collaborazione non episodica e volonterosa si allargherebbe di molto con l’atteso riconoscimento legale dei titoli di studio, nel contesto condiviso del Processo di Bologna che ha reso omogeneo lo spazio universitario in Europa, ma che in Italia attende ancora un riscontro e stenta a tradursi in esperienza concreta.


1 Cf. Settimananews http://www.settimananews.it/cultura/issr-riconoscimento-civile-dei-titoli/ ; «Facoltà teologiche e ISSR: un profilo accademico?»; «Il gaudio della verità»; «Scienze religiose: diplomi e teologia»; «Istituti superiori di scienze religiose: da 83 a 40».

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Un commento

  1. Gianni 6 novembre 2018

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