Corredentrice? Non esageriamo

di:
incoronazione

Diego Velasquez, Incoronazione della Vergine, 1636 (Museo del Prado, Madrid)

Il prossimo 4 novembre 2025 il Dicastero per la dottrina della fede pubblicherà un documento dal titolo Mater populi fidelis (Madre del popolo fedele) sui titoli mariani. La Croix ha anticipato l’annuncio ieri (1° novembre) e fa presagire, in coerenza con il Concilio e il successivo magistero, che l’autorità ecclesiale non approverà il titolo di «corredentrice», sviluppando invece quelli già in uso e di grande rilievo: madre, discepola, avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice ecc. Il testo sarà presentato dal prefetto, card. Victor Manuel Fernandez, dal segretario mons. Armando Matteo e dal teologo Maurizio Gronchi.

Prudenza del magistero

La prudenza e la distanza dall’uso del termine «corredentrice» sono condivise dai papi recenti (Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI) e dalla teologia che si interessa della figura e del ruolo di Maria (mariologia). Papa Francesco ne ha accennato nel dicembre del 2019 dicendo: «Fedele al suo maestro che è il suo figlio, l’unico redentore, non ha mai voluto attribuire a sé gli elementi del figlio. Non si è mai presentata come co-redentrice. No, ma come discepola».

E nel marzo del 2021 ha affrontato il tema in una catechesi dicendo:

«Cristo è il mediatore, il ponte che attraversiamo per rivolgerci al Padre (CCC 2674). È l’unico redentore: non ci sono co-redentori con Cristo. Ogni preghiera che eleviamo a Dio è “per Cristo, con Cristo e in Cristo” e si realizza grazie alla sua intercessione. Lo Spirito Santo estende la mediazione di Cristo ad ogni tempo e ogni luogo: non c’è altro nome nel quale possiamo essere salvati (cf. At 4,12). Gesù Cristo: l’unico mediatore tra Dio e gli uomini».

La pietà cristiana ha arricchito di molti e bellissimi titoli Maria con l’amore fiducioso dei figli nel rapporto con la madre. «Ma l’amore, noi lo sappiamo, sempre ci fa fare cose esagerate, ma con amore» (cf. qui su SettimanaNews).

Difficoltà ecumeniche

Il titolo di «corredentrice» rappresenterebbe uno schiaffo alla tradizione protestante che ha marginalizzato il culto mariano e dei santi in ragione dell’assoluta centralità del Cristo in ordine alla salvezza. Ed esso non viene usato nella tradizione orientale che condivide con il cattolicesimo una forte impronta mariana.

I teologi cattolici e protestanti che si ritrovano nel «gruppo di Dombes» hanno riflettuto a fondo sul ruolo della devozione mariana nella vita credente pronunciandosi criticamente nei confronti degli eccessi devozionali, ma riaffermando la legittimità del suo esercizio (cf. il volume Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, Qiqaion 1998).

Anche Paolo VI nella Marialis cultus (1974) sottolinea che la devozione mariana, pur preziosissima, sia collocata al servizio della centralità di Cristo e dello Spirito Santo. Venga proposta evitando con cura «qualunque esagerazione che possa indurre in errore gli altri fratelli cristiani circa la vera dottrina della Chiesa cattolica e sia bandita ogni manifestazione cultuale contraria alla retta prassi cattolica» (n. 32).

In perfetta coerenza con quanto discusso nell’assemblea conciliare che scelse di sviluppare la dottrina su Maria non in un documento a parte, ma all’interno della trattazione sulla Chiesa. In questo contesto ella fu collocata non «sopra», ma «dentro», la comunità cristiana in conformità a quanto affermato nella Scrittura. Maria ha un ruolo eminente e la Chiesa lo riconosce, ma all’interno del cammino storico della comunità credente.

L’orientamento del Concilio

Il tutto fissato e approvato nel capitolo ottavo della Lumen gentium, e in particolare sul tema della cooperazione alla redenzione nei numeri 61 e 62. «La beata Vergine, insieme con l’incarnazione del Verbo divino predestinata fin dall’eternità ad essere madre di Dio, per una disposizione della divina provvidenza è stata su questa terra l’alma madre del divino Redentore, la compagna generosa del tutto eccezionale e l’umile serva del Signore».

Ha cooperato in modo speciale all’opera del Salvatore. «Per questo è stata per noi la madre nell’ordine della grazia». «E questa maternità di Maria nell’economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell’annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti […]. Per questo la beata vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. Questo però va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico mediatore […]. E questo compito subordinato di Maria la Chiesa non dubita di riconoscerlo apertamente, continuamente lo sperimenta e lo raccomanda al cuore dei fedeli, perché, sostenuti da questo materno aiuto, essi più intimamente aderiscano col Mediatore e Salvatore».

Madonna dei popoli

Ma la discussione è stata ripresa e il titolo di «corredentrice» ha trovato nuovi sostenitori. Soprattutto nell’ambito della devozione ispirata alla «Madonna dei popoli». Non quindi sul versante teologico o episcopale (se non pochissimi casi) quanto sull’onda della pietà popolare legata alle apparizioni alla veggente Isje Johanna Peerdeman (1905-1996). La Madonna le sarebbe apparsa in due periodi (1949-1959) e poi nel 1974 ad Amsterdam (Olanda). Nei suoi messaggi si pretenderebbe di aver previsto la morte di Pio XII e di aver intuito le emergenze sociali della guerra. Si diffonde l’immagine di Maria collocata sul globo celeste con la dicitura «Madonna dei popoli».

Il caso di Amsterdam è fra quelli più complessi perché, ad una prima valutazione negativa del 1956, è succeduta una richiesta per la venerazione. Nel 1974 è giunta la valutazione negativa del Dicastero vaticano, ma, nel 1996, la questione si riapre e, nel 2002, il vescovo locale parla di origine soprannaturale, mentre il suo successore nel 2020 conferma il giudizio negativo.

L’11 luglio 2024 il dicastero vaticano disapprova il culto della «Madonna dei popoli» confermando la decisione di Paolo VI del 1974. Il giudizio negativo è legato alla pretesa di un nuovo dogma e a evidenti deviazioni di gruppi che si richiamano a quelle visioni. Il dogma che la veggente attribuisce alla richiesta di Maria e il titolo di «corredentrice» il cui riconoscimento è legato necessariamente al ritorno dello Spirito. A questo si aggiungono i deliri pseudo-mistici di Maria-Paule Giguère (Canada 1921-2015), legata al culto della «Madonna dei popoli», che parlava non di Trinità, ma di Quintinità (con Maria e lei stessa), ordinando un prete, subito nominato anche papa (cf. qui su SettimanaNews).

Il nucleo spirituale

Per la dimensione devota i confini linguistici non sono quelli della teologia e i tempi non sempre rispettano gli eventi ecclesiale. Per questo il discernimento è opportuno e necessario proprio per salvaguardarne l’originalità e la forza. Così riconosciuta nella citata costituzione conciliare:

«La vergine Maria che all’annuncio dell’angelo accolse nel corpo e nel cuore il Verbo di Dio e portò la vita al mondo è riconosciuta e onorata come la vera madre di Dio e del Redentore. Redenta in modo così sublime in vista dei meriti del Figlio suo e a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita della somma carica e della dignità di Madre del Figlio di Dio […]. È anche riconosciuta quale sovraeminente e del tutto singolare membro della Chiesa e sua immagine ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità, e la Chiesa cattolica, edotta dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come una madre amatissima» (n. 53).

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46 Commenti

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    • Giuseppina 7 novembre 2025
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