Francia-vescovi: vittime adulte vulnerabili

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L’assemblea generale di primavera dei vescovi francesi (Lourdes 31 marzo – 4 aprile) ha provveduto all’elezione del nuovo presidente, il card. Jean-Marc Aveline (Marsiglia) e uno dei due vicepresidenti, mons Benoit Bertrand (Pontoise). Nuovo anche il segretario generale (Christophe Le Sourt) e buona parte del consiglio permanente. Dopo due mandati finisce il proprio servizio di presidente mons. Eric de Moulins-Beaufort (Reims).

I sei poli in cui sono divisi i compiti delle strutture pastorali nazionali (protagonisti, iniziazione, dialogo, risorse, comunicazione, istituzioni) hanno presentato un quadro su cui la nuova presidenza può agire negli anni a venire.

Nuovo presidente: card. Jean-Mar Aveline

Il tema maggiore ha riguardato ancora una volta la questione degli abusi e, in particolare, ha aperto la pagina relativa alle vittime adulte, alle persone vulnerabili, oggetto di violenze fisiche, psichiche e spirituali.

I primi due giorni dell’assemblea – presenti anche le vittime e rappresentanti delle loro associazioni (300 persone) – sono stati dedicati ad una valutazione complessiva del percorso finora compiuto. Tavole rotonde, atelier, video e testimonianze hanno raccontato «come una persona vittima esce da una sorta di amnesia traumatica e arriva alla giustizia».

Una breve lettera, approvata dall’assemblea, è indirizzata a tutte le comunità cristiane per continuare ad alimentare una cultura di vigilanze e di atteggiamenti di benevolenza.

Torna l’incoraggiamento alle vittime per manifestarsi e, ai fedeli, per non abbassare l’attenzione: «Non abbiate paura, fratelli e sorelle. Vi esortiamo ad ascoltare il grido di quanti soffrono nella nostra Chiesa e a causa di essa. Agiamo insieme per renderla più sicura. Abbiamo bisogno della vigilanza e dell’impegno di ciascuno di voi affinché la nostra Chiesa affronti la crisi, lasciandosene trasformare».

Percorsi differenziati

Anticipando le attese nuove norme del diritto civile, l’attenzione si è focalizzata sulle vittime adulte degli abusi. Come ha detto mons. Moulins-Beaufort: «Siamo stati attenti a proporre un accompagnamento differente da quello elaborato per le persone che sono state vittime nell’infanzia o nell’adolescenza. Vorremmo che le persone adulte (gli aggressori) assumessero la loro responsabilità senza scaricarla sull’istituzione ecclesiale. La dignità dell’adulto è di essere responsabile di sé stesso: la dignità di un prete, di un religioso o di una religiosa, è di assumere i propri impegni, la propria consacrazione e, nel caso di fallimento, le proprie colpe».

Per affrontare questa fattispecie di violenze non si è prevista una nuova struttura nazionale autonoma o il rimando a quelle già in essere, ma piuttosto alle “cellule di ascolto” già attive a livello diocesano o sovra-diocesano, arricchite di persone formate e coordinate a livello nazionale. Il loro compito – come specifica un apposito documento – è di ascoltare, di accompagnare, di identificare i percorsi più adatti a ciascuno, integrando le attese delle vittime nelle proposte pastorali delle diocesi.

Accanto alle “cellule di ascolto” una “rete di prossimità” e di competenti è chiamata a supportare il cammino di ciascuno. Si prevede un coordinatore nazionale per supervisionare e per rispondere a situazioni impreviste con una commissione di riferimento.

Nel caso in cui la vittima non trovasse adeguato riscontro nelle “cellule di ascolto” si può ricorrere alla “mediazione”: uno strumento complementare che prevede il ricorso a competenti “terzi” in grado di far incontrare le vittime coi loro aggressori (quando possibile) o con il vescovo (nel caso di morte del predatore).

L’intento è di mettere al centro del dispositivo la vittima per un accompagnamento il più possibile efficace. Le “cellule di ascolto” dovranno partire nelle diocesi nel 2026 e avere una prima verifica nel 2028.

Le critiche e la decisione

Non sono mancate osservazioni critiche. Alcune organizzazioni delle vittime e varie personalità coinvolte hanno fatto notare che lo strumento della mediazione vittima-diocesi era stato sconsigliato dalla commissione Ciase; che riportare la responsabilità al solo aggressore significa ignorare il contesto che ne ha favorito gli eccessi; che, nel testo, si ignora il peso specifico della confessione e della “direzione spirituale”; che manca la responsabilità finanziaria delle diocesi e che le “cellule” si sono mostrate inadeguate in molti casi.

Resta la volontà dell’episcopato di andare fino in fondo anche quando viene accusato di enfatizzare il problema. Come ha detto mons. Eric de Moulin-Beaufort costatando che i media hanno tutti focalizzato il suo mandato con la questione degli abusi, «non si sceglie la propria battaglia. Bisogna affrontare l’emergenza e continuare a farlo. L’abbiamo combattuta assieme, anche contro noi stessi. Continueremo a farlo assieme».

«Dio non ci ha creati per provocare la morte ma per coltivare il giardino (dell’umanità e della creazione) in vista della risurrezione. Gesù è venuto per disarmare ogni violenza, in noi e nella nostra storia. Non attraverso una forza di contrasto più consistente, ma con l’attrazione dell’amore, con il cambiamento profondo che il dono di sé provoca. Contempliamo tutto questo guardando la croce e, davanti ad essa, speriamo nella risurrezione».

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Un commento

  1. Giuseppe 20 aprile 2025

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