Il cinema verso Cannes

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Aprile 2024: è arrivata la primavera e si apre la stagione dei grandi festival cinematografici. Il primo, come sempre, ad andare in scena, anzi, più propriamente, ad andare in sala, è il Festival di Cannes 2024: si svolgerà dal 14 al 25 maggio e il delegato generale Thierry Fremaux ha presentato alla stampa, alcuni giorni fa, questa 77ma edizione.

Il cinema e i suoi festival

I giornalisti italiani e le maestranze del settore lo hanno spesso letto e presentato come un concorrente della Mostra del Cinema di Venezia. Immancabili i confronti, il conteggio accurato delle star presenti, soprattutto quelle hollywoodiane. Del resto lascia qualche dubbio notare che spesso sono più diffuse le immagini di attrici e attori riprese sul red carpet, discussioni sui loro abbigliamenti piuttosto che un’attenzione mirata ai film.

Da questa insana abitudine non vanno esenti né Cannes né Venezia e neppure molti altri festival diffusi nel mondo, senza dimenticare l’italianissima Festa del Cinema di Roma. Cannes ha sempre promosso un’immagine più manageriale, comprendendo anche un Marché du film, che si presenta come “il cuore dell’industria cinematografica”.

Il festival di Venezia, dalla sua prima edizione del 1932, si chiama esattamente Mostra di arte cinematografica: solo una questione di termini? Certo le parole usate per definirsi non sono mai neutre, ma dobbiamo anche ricordare che il mondo culturale francese è assai diverso da quello italiano e che la Mostra di Venezia è uno dei settori della Biennale, che gode di autonomia culturale e gestionale, ma che non è esente da legami con la politica, ben evidenziati dai potenti politici spesso in passerella a Venezia.

Certo è che entrambe le manifestazioni puntano a mantenere viva l’attenzione del pubblico sul cinema, il cinema che si vede nelle sale cinematografiche, che certo non gode di buona salute, assalito com’è dalle piattaforme e dalle infinite possibilità di essere visto al di fuori del luogo deputato ad esso: la sala cinematografica.

Cannes 2024

Veniamo all’edizione 2024. Ha dovuto fare i conti con due eventi che hanno scosso la più grande e prolifica industria cinematografica, quella hollywoodiana: e cioè con lo sciopero degli sceneggiatori durato 148 giorni e conclusosi il 10 ottobre 2023 e poi con lo sciopero delle attrici e degli attori, durato 4 mesi, e conclusosi a novembre 2023.

Naturalmente queste agitazioni hanno pesantemente influito sulla produzione dei film, molti dei quali non erano disponibili per la selezione effettuata da Fremaux per l’edizione di maggio 2024. Per quanto riguarda le giurie delle due sezioni ufficiali a oggi sono noti solo i nomi della presidente della giuria del concorso Greta Gerwing e Xavier Dolan per la sezione Un Certain Regard: non sono stati resi noti i nomi delle e dei componenti delle due giurie, forse per stuzzicare la curiosità.

Greta Gerwing regista, sceneggiatrice e attrice statunitense, con un’ampia carriera alle spalle, nel 2023, diventa famosissima per la regia del film Barbie, il film, diretto da una donna, con l’incasso più alto di sempre nella storia del cinema e ancora prima regista americana a ricoprire questo ruolo. Xavier Dolan, giovane figlio d’arte canadese, ha ricoperto molti ruoli nel modo cinematografico. Nel 2014 si è aggiudicato il Premio della giuria del Festival di Cannes per il film Mommy e nel 2016 vinto il Grand Prix, sempre a Cannes.

Cosa caratterizza questo festival? Quali sono i film che ne definiscono di più l’immagine? Anzitutto dobbiamo guardare all’assegnazione della Palma d’Oro onoraria a George Lukas padre delle saghe Guerre stellari e Indiana Jones e inoltre notiamo l’ingombrante presenza in concorso di Megalopolis di Francis Ford Coppola, basato su una sceneggiatura scritta da lui negli anni ‘80 e ambientato in una città, New Rome, che sarebbe una versione futuristica di New York.

Due giganti dell’industria cinematografica hollywoodiana, che hanno sicuramente lasciato un segno, grazie anche agli indiscutibili incassi che i loro film hanno generato. Fuori concorso saranno presenti altre significative figure del cinema americano come George Mille, regista della saga Mad Max, e Kevin Costner che presenterà una serie western.

Tuttavia non sarà un festival monopolizzato dal cinema americano; torneranno al Palais du Cinema anche registi brasiliani, canadesi, cinesi, iraniani: quindi lo sguardo sul mondo non mancherà. L’intento primo di un festival è, o dovremmo dire, dovrebbe essere sempre di portare all’attenzione il meglio che tutta la cinematografia mondiale può offrire. È per questo che ci pare opportuno sottolineare la presenza di Yorgos Lathimos, regista greco, presente sugli schermi italiano con Povere creature che ha vinto ben quattro premi Oscar.

Premiato a Venezia, lo ritroviamo a Cannes, ovviamente con un nuovo film. Voglia di non correre rischi o desiderio di premiare un regista che vanta ottimi incassi? Questo sguardo generale sui film in concorso sembra rimandarci l’immagine di un festival che punta sul sicuro, sul già noto, almeno per quanto riguarda i nomi dei registi, senza mai dimenticare che ogni film è un’opera a sé, che merita di essere visto con uno sguardo senza pregiudizi.

Non dobbiamo tuttavia pensare ad una banale rassegna di film hollywoodiani o di registi molto noti e più volte presenti a Cannes: c’è anche spazio per registi poco distribuiti, specie in Italia, e perciò sconosciuti al grande pubblico.

Italia a Cannes

Arriviamo all’annosa questione del rapporto tra il cinema italiano e il Festival di Cannes. La tanto sbandierata corposa presenza di film italiani alla precedente edizione del festival si è conclusa con una cocente delusione: nessun film italiano è stato premiato nel 2023. Nel 2024 l’unico regista italiano in concorso è Sorrentino con il suo Partenope che racconta la storia di una donna, Partenope appunto, che porta il nome della sua città e ne condivide le vicissitudini.

Un solo regista ma di peso, che ha spesso presentato a Cannes le sue opere. Dobbiamo subito pensare a un’insufficienza del cinema italiano, a uno sguardo non troppo benevolo dei selezionatori, a problemi di tempistiche nella disponibilità delle opere, alla volontà di essere presenti a Venezia? Le domande restano aperte, sarà la visione dei film a darci indizi sulle possibili risposte. La presenza italiana sarà completata dall’opera di Roberto Minervini che porta The Damned nella sezione Un Certain regard: se vogliamo tifare per l’Italia queste sono le uniche possibilità: anche nelle altre sezioni non sono presenti film italiani.

Donne quasi assenti

Un’ultima nota che non è certo ultima per importanza: la presenza delle donne regista. La parità di genere tanto proclamata da Fremaux dov’è finita?

Sono solo due i film di registe donne presenti in concorso: non si tratta semplicemente di richiedere una parità aritmetica, ma certamente di riconoscere che la presenza femminile è ancora scarna, ostacolata e misconosciuta nel mondo del cinema che resta saldamente maschile. Basterà a bilanciare questo evidente squilibrio la presidenza della giuria, per la prima volta affidata ad una regista americana?

Le innegabili difficoltà economiche del mondo del cinema, specie quello italiano, spingono molti produttori, indipendenti o legati alle grandi majors, a fare ricorso alle coproduzioni, con finanziamenti provenienti da altri paesi, che non è solo un modo per cogliere opportunità anche all’estero ma anche per costruire progetti che, per chiudersi, hanno bisogno di tante voci.

Fate attenzione ai titoli di coda: potrete notare che anche in film che sembrano molto centrati su un ristretto contesto italiano, vengono proposte scene che ampliano l’orizzonte narrativo e descrittivo e consentono l’accesso a finanziamenti esteri (come nel finale del film Gloria).

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