Niger: fallimento della democrazia copia e incolla

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colpo di stato

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Come le Primavere arabe del 2010, in questi giorni un vento sta soffiando sull’Africa occidentale. Un vento di libertà e dignità umana, o almeno così vorrebbero farci credere i protagonisti.

Dal Mali al Niger, passando per il Burkina Faso e la Guinea Conakry, il modus operandi particolarmente simile suggerisce che siamo di fronte allo stesso fenomeno.

Una cosa è vera: c’è un malessere. Il vento soffia solo quando si sente a disagio. E poiché non è umano sentirsi a disagio, alcuni individui decidono di prendere in mano il proprio destino o di presiedere al destino di un intero popolo. Ma ora, torniamo ai fatti.

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In Niger, alle 23.30 circa di mercoledì 26 luglio l’esercito ha annunciato la creazione di un Conseil National de Sauvegarde de la Patrie (CNSP), oltre che la sospensione della Costituzione e l’introduzione del coprifuoco. Anche le frontiere sono state chiuse fino a nuovo ordine.

Il colonnello Amadou Abdramane, in uniforme militare blu e circondato da altri nove soldati, ha parlato molto brevemente a nome del CNSP, in una dichiarazione filmata presso la sede guardia presidenziale vicino alla residenza del capo dello Stato. Questi militari putschisti hanno annunciato alla televisione nazionale, la sera di mercoledì 26 luglio, di aver rovesciato il presidente Mohamed Bazoum, eletto “democraticamente” nel 2021.

“Abbiamo deciso di porre fine al regime che conoscete. Questo a seguito del continuo deterioramento della situazione della sicurezza e della scarsa governance economica e sociale” – ha spiegato il colonnello Amadou Abdramane.

È iniziata così l’era della giunta militare, imperniata sugli individui piuttosto che sulle istituzioni. È come se individui forti potessero compensare la fragilità delle istituzioni.

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E dopo gli sconvolgimenti in Mali e Burkina Faso, si è vista chiaramente la antipatia verso l’Occidente – la Francia in primis. Sembra che gli africani vogliano liberarsi dell'”odore del padre” che, a più di sei decenni dall’indipendenza, tarda a scomparire.

Questi ripetuti colpi di stato non sono forse la prova che il modello di democrazia “copia e incolla” instaurato in Africa non è ciò di cui gli africani hanno innanzitutto bisogno?

Non è forse soprattutto il rispetto, la dignità dell’essere, la parità di trattamento sulla scena internazionale, e così via? E va detto che tutte queste spinte possono avere un senso solo se permettono alle persone di vivere dignitosamente. Ieri è toccato al Mali, al Burkina Faso e alla Guinea; oggi al Niger; domani sarà la volta di…

  • Yanick Nzanzu Maliro, dehoniano della Provincia del Congo, è capo-redattore della rivista J’écris, je crie.

Quand des individus deviennent plus forts que les institutions

Comme le Printemps arabe des années 2010, de nos jours, souffle un vent à l’ouest de l’Afrique. Vent de liberté et de dignité des peuples, du moins c’est ce que nous laissent croire leurs protagonistes.

Du Mali au Niger passant par le Burkina Faso et la Guinée Conakry, le mode opératoire particulièrement similaire donne à penser qu’il s’agirait d’un même phénomène. Une chose est vraie : il y a un malaise. Le vent ne peut bouger que quand il se sent mal dans son assiette. Et comme, il n’est pas humain de ne pas être dans son aise,  certains individus décident de prendre leur destin en main ou de présider à la destinée de tout un peuple. Revenons aux faits.

Au Niger, ce mercredi 26 juillet, aux alentours de 23h30, l’armée a annoncé la création d’un Conseil National de Sauvegarde de la Patrie (CNSP), mais aussi avoir suspendu la Constitution et instauré un couvre-feu. Les frontières sont également fermées jusqu’à nouvel ordre.

C’est un certain colonel-major Amadou Abdramane, en tenue militaire bleue et entouré de neuf autres militaires, qui a pris la parole très brièvement au nom du CNSP lors d’une déclaration filmée à la garde présidentielle, à proximité de la résidence du chef de l’État. Ces militaires putschistes ont annoncé à la télévision nationale, mercredi 26 juillet au soir, avoir renversé le président Mohamed Bazoum, “démocratiquement” élu en 2021. “Nous avons décidé mettre fin au régime que vous connaissez. Cela fait suite à la dégradation continue de la situation sécuritaire, la mauvaise gouvernance économique et sociale”, a justifié le colonel-major Amadou Abdramane

S’ouvre ainsi, l’ère de la junte militaire liée à des individus et non à des institutions. On dirait : des individus forts qui relèvent la fragilité des institutions.

Et manifestement, depuis les soubresauts du Mali et du Burkina Faso, manifestent clairement, leur antipathie contre les Occidentaux ; la France à la tête. On dirait que les Africains veulent éliminer “l’odeur du père” qui, plus de six décennies après les indépendances, tarde à disparaître.

Ces coups d’État en répétition ne sont-ils pas une preuve que la démocratie établie en Afrique sous le modèle du copier-coller n’est pas ce dont les Africains ont d’abord besoin !? N’est-ce pas avant tout le respect, la dignité d’être, le traitement égalitaire sur la scène internationale, etc !? Et il faut le dire, tous ces pushes ne peuvent avoir de sens que s’ils permettent aux peuples de vivre dignement. Hier, c’était le Mali, le Burkina Faso, la Guinée ; aujourd’hui, c’est le Niger ; demain, ce sera le tour de…

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