L’ultima omelia di papa Francesco è stata l’omelia scritta per il giorno di Pasqua. A motivo della sua voce affaticata il papa non l’ha potuta leggere, ma ne ha affidato la lettura al cardinal Comastri. È un’omelia densa e breve, che si apre significativamente con il nome di Maria di Magdala e si chiude con una citazione dalla teologa e poeta Adriana Zarri.
Maria, dopo aver visto la pietra scostata dal sepolcro, corre a dirlo a Pietro e Giovanni; e Pietro e Giovanni, a loro volta, subito si mettono a correre verso il luogo della sepoltura di Gesù. Quella corsa è, per papa Francesco, molto più di un semplice dato narrativo:
“La corsa della Maddalena, di Pietro e di Giovanni dice il desiderio, la spinta del cuore, l’atteggiamento interiore di chi si mette alla ricerca di Gesù. Egli, infatti, è risorto dalla morte e perciò non si trova più nel sepolcro. Bisogna cercarlo altrove.”
Francesco ci consegna questo invito pressante, perentorio, e questa responsabilità: bisogna cercarlo altrove, il Signore della Vita. Non nei sepolcri, nei musei del tempo che fu, nelle storie imbalsamate, ma nella vita, nei volti e nelle storie vive dei fratelli e delle sorelle che camminano con noi lungo le strade di questo mondo. Dobbiamo cercarlo altrove, e cercarlo sempre:
“Cercarlo sempre. Perché, se è risorto dalla morte, allora Egli è presente ovunque, dimora in mezzo a noi, si nasconde e si rivela anche oggi nelle sorelle e nei fratelli che incontriamo lungo il cammino, nelle situazioni più anonime e imprevedibili della nostra vita. Egli è vivo e rimane sempre con noi, piangendo le lacrime di chi soffre e moltiplicando la bellezza della vita nei piccoli gesti d’amore di ciascuno di noi.”
In questo cercare, in questo cercarlo sempre, è la radice della nostra fede pasquale: una fede che non si adagia nella staticità del “si è sempre fatto così” e non si accomoda nella tranquillità delle rassicurazioni religiose, ma osa il coraggio inquieto della ricerca.
“Come Maria di Magdala, ogni giorno possiamo fare l’esperienza di perdere il Signore, ma ogni giorno noi possiamo correre per cercarlo ancora, sapendo con certezza che Egli si fa trovare e ci illumina con la luce della sua risurrezione.”
I passi svelti della Maddalena, di Pietro e di Giovanni, danno corpo alla speranza: non una semplice idea, una pia illusione, ma un movimento vitale che sostanzia di senso il nostro cammino.
“Non possiamo parcheggiare il cuore nelle illusioni di questo mondo o rinchiuderlo nella tristezza; dobbiamo correre, pieni di gioia. Corriamo incontro a Gesù, riscopriamo la grazia inestimabile di essere suoi amici. Lasciamo che la sua Parola di vita e di verità illumini il nostro cammino. “
L’omelia si chiude con una preghiera di Adriana Zarri: “Scrostaci, o Dio, la triste polvere dell’abitudine, della stanchezza e del disincanto; dacci la gioia di svegliarci, ogni mattino, con occhi stupiti per vedere gli inediti colori di quel mattino, unico e diverso da ogni altro.”
Gli occhi di papa Francesco, questa mattina, hanno accolto con stupore e gratitudine un mattino davvero nuovo.
Cercavo
Cercavo silenzi
di boschi e montagne,
di sguardi profondi,
di vento sul mare.Cercavo passi
che riportano a casa,
che tracciano strade,
che camminano insieme.Cercavo luce
a rischiarare la notte –
bagliori di fiamma,
tremolio di candele.Cercavo acqua
che disseta la sete,
rinfresca la pelle,
inonda i pensieri.Cercavo pane
per spezzare fatiche,
sostenere gli affanni,
carezzare il dolore.Cercavo vino
per danzare la festa,
per cantare la vita,
liberare la gioia.Cercavo parole
da riporre in silenzio
fra le pieghe del cuore –
parole da ascoltare,
parole da parlare,
parole da intrecciare
con legami d’amore.Cercavo –
ho sempre cercato –e Tu, ogni volta,
mi hai sempre trovato (Anita Prati).
(Grazie delle sue parole).
Nell’ultimo Angelus domenicale nemmeno papa Francesco ha voluto indugiare e ci ha consegnato fino all’ amen le proprie parole e gesti di benedizione, come affrettandosi verso la conclusione della personale passione. Che Dio continui ad accompagnarlo domani, nel riposo.
Molto interessante
Grazie, Francesco.
Le sue parole dense di vita riorientano un cammino spesso difficile dentro di noi e nel contesto confuso di oggi.
Il seme , che ha deposto , voglio sperare che continui a germogliare .
Con gratitudine