Ancora vittime del nuovo clima

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alluvione

Era stato il falegname del paese, viveva da solo a 92 anni e giustamente, per non fare le scale, abitava al piano terra. Al secondo giorno di pioggia continua l’acqua ha cominciato a scorrere in strada e gli è entrata in casa all’improvviso. Lui ha chiamato la figlia per chiedere aiuto ma quando qualcuno è arrivato era troppo tardi. Così è morto, il 17 aprile 2025, il signor Giuseppe Bracco, abitante di Monteu da Po, Torino, vittima del «maltempo», come scrivono i giornali. Dovrebbero invece scrivere che il signor Bracco è stato l’ennesima vittima del nuovo pericoloso clima che si sta abbattendo sull’umanità, e sull’Italia in particolare. E non è nemmeno l’ultima, perché il giorno dopo, in Veneto, la furia del torrente Agno ha spezzato un ponte e anche le vite di Leone e Francesco Nardon, padre e figlio, che dalla strada sono piombati in acqua senza scampo.

Questo nuovo pericoloso clima italiano stavolta si è manifestato sotto forma del ciclone Hans – nome ufficiale assegnato dal raggruppamento europeo dei servizi meteorologici Eumetnet – che tra il 16 e il 17 aprile 2025 ha scaricato un’enorme quantità di pioggia e neve sui rilievi alpini piemontesi e valdostani battendo ogni record, con stazioni che hanno sfiorato mezzo metro di pioggia in sole 36 ore, come risulta dei dati di ARPA Piemonte.

Pochi giorni fa il giornalista Ferdinando Cotugno, commentando l’ultimo rapporto annuale redatto da Copernicus, il servizio climatico europeo diretto dal fisico italiano Carlo Buontempo, scriveva che l’anno scorso, 2024, è stato in Europa l’anno dell’acqua (in casa), con un terzo dei fiumi esondati e oltre 330 morti a causa di alluvioni.

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Tutte queste disgrazie per la scienza hanno cause chiarissime: l’imputato è uno solo ed è il biossido di carbonio o anidride carbonica, che si sta accumulando invisibilmente sopra le nostre teste a ritmi mai visti prima; parliamo di oltre 40 miliardi di tonnellate all’anno di emissioni, che diventano oltre 50 quando si tiene conto anche del metano e altri gas serra minori, che spingono sempre più in alto il livello atmosferico di queste sostanze regolatrici del clima planetario.

Il sistema Terra non riesce più ad assorbire tutta la CO2 fossile emessa dall’umanità bruciando quantità sempre crescenti di carbone, petrolio e gas. Parliamo di oltre 100 milioni di barili di petrolio al giorno. Di gas, solo l’Italia ne consuma circa 60 miliardi di metri cubi ogni anno. Per non parlare del carbone, usato soprattutto in Cina, che ne brucia ogni anno più di tutto il resto del pianeta messo assieme; ma anche qui da noi si usa ancora carbone, per esempio nelle due centrali termoelettriche sarde di Fiume Santo e Portovesme.

La soluzione per impedire che queste perturbazioni climatiche di origine antropica diventino una catastrofe permanente c’è: si chiama sostituzione rapida e massiccia delle fonti fossili di energia con fonti di energia rinnovabile – in primis solare ed eolico – rapidamente installabili ed efficaci nel produrre elettricità senza emettere alcunché o quasi.

L’Italia in particolare per abbattere le proprie emissioni − e pure per risparmiare sulle bollette − avrebbe bisogno di triplicare il ritmo delle installazioni di rinnovabili, che oggi stanno procedendo ancora a ritmi insufficienti, costrette, come sono, tra complesse e lunghissime procedure di autorizzazione e spesso frenate dalla strenua opposizione di ogni sorta di comitati locali, sobillati da malcelati interessi nel settore fossile: come ad esempio accade in Sardegna, dove i cittadini si scagliano addirittura con attentati contro il solare e l’eolico, mentre nessuno protesta contro le due citate centrali a carbone, e mentre regione e governo si apprestano a «gassificare» il territorio, con l’aiuto di navi metaniere che attraccheranno a Porto Torres, Oristano e forse anche di fianco a Cagliari.

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Il governo intanto parla di nucleare al futuro, come se non importassimo già a basso prezzo le eccedenze nucleari prodotte in Francia e altri paesi europei. Ma quando il ministro viene interrogato sui tempi per l’attivazione di una nuova centrale nucleare sul nostro territorio resta vago, perché parliamo almeno di una decina d’anni. Invece, sulle rinnovabili, tace e non dice in particolare che potremmo attivare l’equivalente di tre o quattro grandi reattori nucleari ogni anno se tornassimo ai ritmi di installazione dell’ormai remoto 2011, quando in un solo anno l’Italia installò ben 10.000 megawatt di fotovoltaico, attivando l’interesse e la capacità industriale dei cinesi, che da allora sono divenuti i principali fornitori, e installatori, di pannelli fotovoltaici del mondo.

Ma i pannelli, di per sé utilissimi, non bastano, perché il sole di notte non c’è, e d’inverno è assai poco. Di qui la necessità impellente di integrare il solare con l’eolico, che viceversa produce di più proprio di notte e nelle stagioni più fredde e ventose.

Circolano da anni scenari scientificamente elaborati per la totale riconversione energetica a rinnovabili del nostro paese nel medio termine. Il più recente, a cura di due professori italiani, è apparso sulla rivista tecnica Energy (qui) ma altri sono stati elaborati, sempre quest’anno, da un gruppo nutrito di studiosi coordinati dal ricercatore Luigi Moccia del CNR (qui). Mentre l’anno scorso è apparso un volume specifico di carattere divulgativo a cura del progettista Marco Giusti, intitolato, non a caso, L’urgenza di agire (qui). Tornando alla Sardegna, è di pochi giorni fa la notizia di uno studio del Politecnico di Milano che mostra la fattibilità concreta di una totale conversione dell’isola all’energia pulita, senza carbone né gas (qui).

Insomma, la transizione energetica e il futuro dell’energia in Italia costituiscono in tutto il mondo temi cruciali, non solo per l’economia ma anche per il benessere, la salute e persino la sopravvivenza dei cittadini, come ben comprendeva il compianto papa Francesco, primo pontefice a dedicare a queste tematiche una enciclica, la Laudato si’, nel 2015 e una successiva esortazione apostolica (Laudate Deum, 2023).

Di tutto questo discuteremo diffusamente a Bologna e Parma nel prossimo mese di maggio durante i quattro incontri seminariali sulla Transizione energetica organizzati a cura della associazione Energia per l’Italia, di cui al seguente annuncio. La partecipazione è gratuita e si potrà assistere anche da remoto. Vi attendiamo numerosi: ne va del futuro di tutti.

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