Carcere: su una decisione preoccupante

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La casa circondariale Rocco D’Amato di Bologna

Solo pochi giorni fa è circolata la notizia che il ministero della Giustizia ha stabilito il trasferimento alla casa circondariale di Bologna di un centinaio di giovani adulti provenienti da diversi Istituti penali minorili del Paese. La notizia ha sollevato preoccupazione sia per «la scarsità d’informazioni su quello che succederà e sulle modalità di attuazione» di una misura che ha escluso completamente dal confronto le tante realtà civili di volontariato che operano nelle carceri, sia per l’impatto sul carcere ospitante e sui giovani interessati, costretti al confronto con condizioni di detenzione diverse da quelle di un istituto minorile. La rete delle realtà civili di volontariato che lavorano nelle carceri del territorio pubblica un comunicato nel quale si chiede la garanzia di percorsi rieducativi, formativi e lavorativi per questi giovani. Richiesta animata da una convinzione di fondo: «il carcere è società e questo mette in campo ed esige una reciproca responsabilità. Restituire alla società una persona che, dopo la detenzione, abbia goduto di percorsi formativi, lavorativi, appreso relazioni sane è un ‘vantaggio’ per l’intera società. (…) Negare o interrompere tali opportunità attuando solo interventi contenitivi, oltre a disumanizzare la persona detenuta, disumanizza l’intera società».

La notizia del trasferimento al carcere della Dozza di giovani adulti dell’Istituto Penale Minorile «Siciliani» (Pratello), assieme ad altri giovani provenienti da altre carceri del Paese, con conseguente impatto riorganizzativo sulla struttura ospitante e soprattutto sulle persone ospitate, ci inquieta insieme a loro e ci riempie di preoccupazione.

Mentre ci risulta certa e già avvenuta la firma del provvedimento da parte del Ministro Nordio, la scarsità d’informazioni su quello che succederà e sulle modalità di attuazione ci sollecita a far sentire la nostra voce.

Non siamo dentro i processi decisionali, ma siamo dentro il contesto che si occupa stabilmente e con modalità varie del fatto che il periodo della detenzione per ciascuno, giovane o adulto, corrisponda alla realizzazione del dettato della Costituzione Italiana con particolare riferimento all’art. 27.

Ci occupiamo di accoglienza, cura, scuola, formazione, lavoro, tempo libero, cultura, rapporti parentali… attraverso percorsi di accompagnamento delle persone in vista di una rigenerazione che dia senso al tempo della loro restrizione e sia significativa per un futuro buono, nella convinzione che la sicurezza della società è garantita soprattutto da persone pienamente consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri: tutti cittadini, nessuno escluso, a maggior ragione quelli con riduzione attuale della libertà personale.

I trasferimenti non sono necessariamente provvedimenti negativi, ma è impensabile e ingiusto che i criteri per realizzarli si fondino esclusivamente sulle quantità delle persone da trasferire e sui metri quadrati disponibili (anche non disponibili!!!). Gli stessi trasferimenti interni comportano costi umani oltre che organizzativi.

Le persone non sono entità da prelevare nella loro singolarità da un ambiente e da immettere in un altro, disinteressandosi del contesto vitale che fin qui li ha sostenuti e delle proposte di accoglienza e di accompagnamento che si possono offrire nel nuovo inserimento.

Sulla ricchezza di opportunità attualmente a disposizione delle istituzioni penitenziarie cui facciamo riferimento ci sono investimenti importanti in termini di risorse, competenze, persone dedicate. Non solo le città sede di carcere e le Istituzioni varie, ma anche organismi privati sono coinvolti per garantire continuità e spessore ad azioni di costruzione dell’agio delle persone ristrette. C’è una convinzione che collega tutto questo dispiegarsi di potenzialità: il carcere è società e questo mette in campo ed esige una reciproca responsabilità. Restituire alla società una persona che, dopo la detenzione, abbia goduto di percorsi formativi, lavorativi, appreso relazioni sane è un ‘vantaggio’ per l’intera società.

D’altro canto, negare o interrompere tali opportunità attuando solo interventi contenitivi, oltre a disumanizzare la persona detenuta, disumanizza l’intera società.

In particolare, per usare le parole del presidente Mattarella: «I detenuti devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine. Su questo sono impegnati generosi operatori, che meritano di essere sostenuti» (dal Discorso di fine anno 2024 del presidente Sergio Mattarella).

Se ovviamente è compito dell’Amministrazione competente − e non di altri − programmare, decidere, attuare, riteniamo che eludere completamente la comunità civile che opera nelle carceri, oltre che irriguardoso, sia anche scarsamente efficace e poco lungimirante.

Chiediamo all’Amministrazione penitenziaria che alle persone in procinto di essere trasferite siano garantite ospitalità adeguata e continuità dei percorsi di cui hanno fruito precedentemente, creando anche le condizioni perché tutto questo sia possibile.

Immaginiamo che perché questo sia realizzabile serva anche del tempo: noi garantiamo la massima disponibilità di collaborazione e anche di ricerca di ulteriori mezzi per far «atterrare» un progetto sensato per tutti. Sì, perché di progetto si deve parlare e, in ogni caso, ad un progetto occorre mettere mano. Rispettoso della dignità delle persone.

Noi, operatori e volontari che lavorano negli Istituti di pena e sul territorio, divulgheremo questi pensieri, le nostre reti sono ricche di contatti: non accontentatevi del semplice potere che avete di andare avanti comunque. I rapporti di forza non costruiscono mai «cose» buone e durature. «Ciò che viene costruito sul fondamento della forza e non sulla verità riguardo alla pari dignità di ogni essere umano incomincia male e finirà male» (papa Francesco, lettera ai vescovi USA, 10 febbraio 2025).

Albero di Cirene,
AltroDiritto,
AvoC (Ass. Volontari Carcere),
Cappellania Casa circondariale «Rocco D’Amato»,
Coordinamento Carcere Navile,
IIPLE,
Liberi di Studiare,
Penny Wirton (Rocco D’Amato),
Centro Poggeschi per il carcere,
Osteria Formativa Brigata del Pratello,
UISP,
Uva passa

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2 Commenti

  1. Giuseppe 4 marzo 2025
  2. Sandro Cominardi 28 febbraio 2025

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