Il filo della «svolta»

di:

vannacci

Nel dibattito politico italiano ha fatto irruzione il libro Il mondo al contrario scritto da Roberto Vannacci, militare italiano, generale dei paracadutisti, già operativo negli scenari di conflitto di tutto il mondo.

I limiti della Costituzione

Nel suo scritto, il generale italiano, usando un linguaggio che si rifà agli stereotipi del Manifesto fascista della razza degli anni Trenta del secolo scorso e di quelli della Repubblica di Salò, teorizza e giustifica la discriminazione delle persone in base al colore della pelle e al loro orientamento sessuale; sostiene inoltre il negazionismo climatico.

All’uscita del libro, il ministro della Difesa ha rimosso il generale dal suo incarico alla testa dell’Istituto Geografico Militare di Firenze.

Si è aperta subito una dura polemica fra chi condivide le posizioni di Vannacci, chi, senza condividerle, sostiene il suo diritto ad esprimerle con libertà di pensiero e parola dalla sua posizione nell’esercito italiano, e chi ritiene, invece, che le argomentazioni de Il mondo al contrario siano inaccettabili e, in ogni modo, incompatibili con le sue funzioni di uomo delle istituzioni, militare della Repubblica.

Il generale Vannacci, infatti, non è un cittadino qualunque: tanto che, per esercitare le sue funzioni, ha prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione, la Carta che sta alla base della nostra democrazia e che chiaramente afferma principi che fondano l’esatto contrario di quanto da lui scritto.

Fare i conti con la «svolta»

La vicenda sta evidenziando come molti esponenti della Destra politica italiana, oggi al governo, non abbiano affatto finito di fare i conti col Fascismo: risalta in particolare l’interruzione di quel percorso avviato nel 1994, trent’anni fa, con la cosiddetta «svolta di Fiuggi» quando, Gianfranco Fini, decise di chiudere l’esperienza del Movimento Sociale Italiano e di dare vita ad Alleanza Nazionale, cambiando, insieme al nome, anche i riferimenti ideali: vi si riconosceva che l’antifascismo è un dato imprescindibile, essenziale, per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato; persino la figura di Antonio Gramsci doveva rientrare fra i riferimenti della nuova Destra riformata.

La «svolta di Fiuggi» non fu condivisa allora da una parte del MSI-DN guidata dall’ex segretario Pino Rauti, che diede vita a un nuovo gruppo con il nome di «Movimento Sociale Fiamma Tricolore». La lacerazione ha continuato a operare.

Tutte le persone a cui stanno a cuore le sorti della nostra democrazia sono giustamente preoccupate dalla piega che sta prendendo una polemica che è interna alla Destra politica italiana. La confusione sotto il cielo è grande. È urgente che il partito Fratelli d’Italia, che ha la sua massima esponente alla guida del governo nazionale – giurando fedeltà alla Costituzione – riprenda a tessere il filo della «svolta di Fiuggi».

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2 Commenti

  1. Gian Piero 13 settembre 2023
    • anima errante 14 settembre 2023

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