A pochi giorni dall’Assemblea sinodale italiana (31 marzo – 3 aprile) abbiamo chiesto a mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del cammino sinodale, una valutazione sulle reazioni mediali alla decisione di celebrare una terza assemblea nel prossimo ottobre per la votazione delle proposizioni.
- Dopo la recente assemblea sinodale italiana i media hanno enfatizzato alcuni temi supposti divisivi (donna, omosessualità ecc.). Pigrizia o parresia?
Forse né pigrizia né parresia. I media non hanno avuto in mano il testo delle proposizioni, e quindi hanno avanzato l’interpretazione che a loro pareva più ovvia e che forse andava incontro ai cliché dei lettori: avendo notizia che l’assemblea ha espresso molte critiche, anche radicali, al documento, e sapendo che c’erano alcune righe su questi temi, hanno immaginato che ci sia stata divisione.
Certamente, se si fossero discussi direttamente in aula, sarebbero emerse posizioni differenti, ma questa discussione non c’è stata. Il punto critico invece ha riguardato la forma che aveva assunto il testo, molto stringata e a tratti quasi giuridica: le persone non si sono ritrovate più, a fronte di testi molto più discorsivi e ampi, e hanno pensato ad una “strettoia” che rischiava di perdere gran parte delle ricchezze del cammino svolto.
Occorreva spiegare meglio, da parte dei responsabili (mea culpa), il genere letterario delle proposizioni: non testi di sintesi, ma tesi predisposti per la votazione.
- Emerge anche qualche interpretazione faziosa del tipo: “ecco il fumo nordico (tedesco) che scende le Alpi”; oppure: “si delegittimano i vescovi” e simili. Cosa rispondere o far notare?
Queste interpretazioni non trovano riscontro nella realtà vissuta a Roma nella seconda assemblea. Non c’è stato alcun tentativo di delegittimare i vescovi, né “fumo nordico”.
Era un’assemblea nella quale i vescovi (167) erano bene integrati e ne condividevano umori e lavori. In Italia non mi sembra proprio che possiamo evocare il pericolo di una prevaricazione dei laici.
Qualcuno ha detto che l’assemblea si è ribellata ai vescovi, forse dimenticando che i vescovi erano parte integrante dell’assemblea e che non si è contrapposta una Chiesa di base a una di vertice. Certe letture “politiche” sono veramente dure a morire.
- Che preghiere ha rivolto al Signore quando l’assemblea ha votato per rivedersi a ottobre?
Due preghiere: una di ringraziamento e l’altra di richiesta. La prima: “Signore, ti ringrazio perché dopo tre giorni di confronti, dibattito, discussione, ci hai fatto sperimentare la bellezza di essere Chiesa che cerca di mettersi in ascolto della voce dello Spirito”.
La seconda: “Signore, concedimi la forza di proseguire il cammino per questi sei mesi, dopo che avevo già avvisato gli amici per una festa al ritorno da Roma, con sei bottiglie di spumante da stappare”.
Soluzione possibile: in vista del ritrovo di ottobre bisognerebbe sostituire il gruppo che non è stato capace di produrre una sintesi adeguata per contenuti, strumento, indirizzo complessivo…
Rifletto e mi chiedo se non abbiamo dedicato eccessive energie e spazio ad idee e concetti che dovrebbero essere secondari rispetto a Cristo.
Le idee e i concetti generano separazioni, Cristo genera unità. Sinodalità, inclusione, relazioni, accoglienza…molto spesso hanno preso il posto di Gesù e le chiese si svuotano. La salvezza delle anime (in Cristo) non è più la nostra priorità, forse abbiamo perso di verticalità e si moltiplicano le separazioni, forse. Il mio parroco mi ha insegnato: “Ricordati che i cuori non hanno bisogno delle tue idee, ma di Cristo”. Gesù è sinodale, accogliente, inclusivo…capisco, ma, molto spesso, non partiamo più da Lui, ci separiamo e non siamo neanche attraenti perché perdiamo di originalità…non c’è bisogno di venire in chiesa per sentire concetti che sento già dappertutto…. Forse ci siamo appiattiti e siamo diventati una chiesa troppo orizzontale. Forse
Carissimo vescovo Erio,
faccio parte dell’equipe sinodale della mia diocesi e tengo molto alla nostra Chiesa e al cammino che sta cercando di portare avanti.
Devo dire che sono rimasto molto perplesso da questa Assemblea Sinodale e dalla narrazione che ne viene fatta da lei e da alcuni siti cattolici (es. Avvenire): è stato definito un grande momento di sinodalità e di partecipazione perché l’assemblea, in maniera quasi unanime (vescovi compresi), ha bocciato un documento inadeguato, senza vita, clericale e asfittico (raccolgo a caso aggettivi utilizzati da alcuni partecipanti).
Come se l’assemblea avesse rifiutato una proposta di legge razziale fascista o una dichiarazione di guerra contro un paese confinante… invece ha semplicemente rigettato il documento delle Proposizioni redatto dal Comitato Nazionale del Cammino Sinodale, organo deputato alla guida e al coordinamento del sinodo nazionale, che da più di tre anni lavora su questi temi insieme a tutte le diocesi; un gruppo di lavoro che raccoglie persone in gamba che conoscono bene le istanze e i sentimenti espressi lungo il cammino, gli stessi che hanno redatto i Lineamenti e lo Strumento di Lavoro, documenti densi , complessi, di ampio respiro e di larghe vedute.
Inoltre tali Proposizioni, prima di essere presentate all’assemblea, sono state votate e avallate dal Consiglio Episcopale Permanente, a tutti gli effetti l’organismo che guida la Chiesa in Italia, composto da più di trenta vescovi quasi tutti presenti anche all’Assemblea Sinodale.
E’ un po’ come se dovendo prepararsi per una traversata oceanica il timoniere si presentasse con una carta nautica del promontorio di Portofino, l’ammiraglio, valutando la mappa, ne approvasse la scelta e la ciurma, ufficiali compresi, si rifiutasse di partire.
Il rifiuto mi sembra un bel segnale di responsabilità, ma le premesse che hanno portato a questa situazione appaiono abbastanza preoccupanti…
Senza contare che alcuni tra gli interventi più critici sono arrivati da vescovi che fanno parte del Consiglio che aveva avallato e firmato il documento (es. Derio Olivero).
Insomma all’Assemblea Sinodale lo spirito ha soffiato forte ma evidentemente nel mese precedente c’era bonaccia e calma piatta…!
Sono arrivate le scuse ufficiali e queste sono sempre gradite.
Sono arrivate le motivazioni e queste sono abbastanza imbarazzanti: poco tempo, necessità di sintetizzare, il genere letterario… giustificazioni che non sarebbero credibili nemmeno in bocca ad uno dei nostri figli adolescenti: il documento è pessimo, senza futuro, appartiene ad un’altra epoca e sembra davvero incredibile che sia stato redatto da persone che stanno vivendo il cammino sinodale con passione e partecipazione.
Alcuni giornali hanno parlato di rimandatura, di dilazione di tempo: no, è una bocciatura a tutti gli effetti e serve un cambio di passo, un’altra mentalità.
Non invidio il vostro compito: produrre un altro documento con queste premesse e con questa pressione non sarà semplice, ma siamo convinti che lo spirito continuerà a soffiare nelle vele di questa nostra barca.
Vi auguro buon lavoro e buon cammino sinodale!
Con affetto e stima
Se si vuole sul serio procedere ad una radicale riforma occorre debellare il clericalismo. Che non è il singolo prete che abusa sessualmente di un bambino o di una donna. Ma è un sistema di potere basato sul sacro che affligge la chiesa da circa 1600 anni con una tipologia di abusi molto varia: abusi di potere, abusi di coscienza, abusi spirituali, abusi dottrinali, abusi economico-finaziari ed anche abusi sessuali, quest’ ultimi sono quelli più evidenti ma non i più pericolosi. Il processo di declericalizzazione deve riportare la comunità ecclesiale dentro una dimensione di laicità evangelica, purificando ogni struttura (dottrina, codice di diritto canonico, liturgia, spiritualità, …) dalle indebite incrostazioni sacrali che ne hanno deturpato l’originaria funzionalità evangelica. Riforme profonde nella dottrina quindi, nelle norme canoniche, nella prassi liturgica, in ogni elemento della spiritualità. Non basta parlare di concilio, di sinodalitá, di missionarietá, di chiesa ministeriale e di chiesa partecipata. Queste parole devono essere riempite di gesti concreti, di atti di governo, di norme giuridiche, di nuova dottrina, … È inutile, tanto per fare un esempio, “concedere” il sacerdozio ordinato alle donne, se non si sottopone l’identità dottrinale dei presbiteri e dei vescovi ad una sostanziale riformulazione dottrinale. Si otterrebbe un clero femminile accanto al clero maschile. Ed invece è la sostanza dell’essere clero che deve cambiare e cambiare di parecchio. Faccio presente che il clero nemmeno esisteva nelle prime comunità ed a quell’epoca ogni ministero non aveva alcuna caratteristica sacrale. Gesù stesso non era un sacerdote nel senso che allora (ed ancora oggi purtroppo) si da a questo termine. Nessuno dei ministri nei primi secoli si faceva chiamare sacerdote. Ma tutta la comunità partecipava del munus sacerdotale di Gesù Cristo. Il quale ha rivoluzionato il sacerdozio (in particolare) ed ha abolito (in generale) ogni regime di separatezza sacrale. Così come per il sacerdozio, lo stesso è avvenuto per gli altri due munera, quello profetico e quello regale. Cristo è re, sacerdote e profeta in maniera radicalmente innovativa rispetto alla concezione che all’epoca si aveva. Ma questa rivoluzione ebbe vita breve. Con l’avvento del clericalismo le giovani comunità cristiane ritornarono in una dimensione clericale-sacrale e subirono la perdita di ogni caratteristica di laicità. Per lunghissimi secoli la laicità fu dimenticata e trionfò la sacralità. Ogni struttura ecclesiale ha subito un processo di sacralizzazione o clericalizzazione che ha provocato esiti nefasti ed anti evangelici. Tutto è stato clericalizzato. La chiesa vive, pensa, si muove, legifera, celebra, prega, in un regime di separatezza sacrale ossia di dominante clericalismo. Insensibile ad ogni sollecitazione proveniente dallo Spirito e dalle voci profetiche che si levano dal basso. E dai segni dei tempi che da almeno 400 anni emergono dalla laicità del mondo. Il periodo di flebile e lenta transizione, iniziato 60 anni fa con il CVII, è un periodo che andrebbe vissuto con più coraggio e determinazione, senza la paura di uno scisma tradizionalista, che di fatto è in atto e che non può essere arginato se sul serio si vuole salvaguardare l’esigenza del Vangelo. Ogni cautela ed ogni moderazione si sono rivelati dei modi per mascherare una stagnazione, degli espedienti per non procedere sulla strada di una convinta declericalizzazione. Il nodo principale risiede nel moderatismo dei vescovi che fingono equilibrio e prudenza, ma in realtà sono aggrappati ai privilegi che il sistema di potere clericale assegna loro. Ci sono interi episcopati, come ad es. quello statunitense, che si trovano su posizioni reazionarie e boicottano ogni stimolo proveniente da Francesco. Questo è il vero grande problema della chiesa odierna: il sistema di potere basato sul sacro che blocca ogni riforma e che ha come principali attori (più o meno visibili e più o meno conservatori) i nostri vescovi, saldamente avvinti alle loro cattedre episcopali. Il nodo di ogni seria azione riformatrice passa dai vescovi. Sono loro che detengono il potere e sono loro i principali responsabili dello stato in cui versano le nostre comunità. La conversione deve avere luogo innanzitutto nella coscienza di ogni vescovo, inteso come singolo individuo e come corpo episcopale.
Gentile Fabrizio Mastrofini,
può darsi che Lei non abbia letto bene la mia risposta, se l’ha interpretata come colpevolizzazione della stampa. Mi meraviglia che un osservatore attento come Lei, oltre a cadere nel finale meno educato (“Che vergogna. Non ci sono scusanti. Punto e basta”: complimenti per la “sinodalità di queste espressioni…), non abbia colto che dicevo precisamente il contrario. I giornalisti, cioè, non avendo avuto in mano il testo delle Proposizioni, hanno immaginato che i motivi della bocciatura fossero legati ad alcune singole questioni (omosessualità, donne e trasparenza), mentre il punto fondamentale è stata proprio la loro indole, apparsa inedaguata (per usare i suoi aggettivi: Proposizioni includenti, generiche e vaghe). Se poi ha letto i miei interventi, direi che ho ammesso parecchio… Concludo augurandoLe semplicemente più attenzione nel leggere gli interventi e meno impulsività nel commentarli. E nessuna “vergogna”, ma semplicemente l’augurio di buon lavoro.
Ciao don Erio
ti scrivo qui. Credo di questa storia nessuno (esterno all’aula Paolo VI) abbia ben capito cosa sia successo, e appunto le dietrologie mediatiche si son sprecate. E’ una cosa ricorrente quando alcuni media italiani parlano di Chiesa, ne avevamo già parlato qualche mese fa in un meet per altro tema, forse ricordi.
Credo tu abbia ragione nel constatare l’ovvio: “I giornalisti, cioè, non avendo avuto in mano il testo delle Proposizioni…” Forse una pubblicazione di quelle Proposizioni (tuttora non di pubblico dominio, non so se la decisione dipendesse da te Bulgarelli Zuppi o altri) assieme alla notizia del loro “rimando a ottobre” avrebbe potuto fare più chiarezza e portato a meno ipotesi dietrologiche.
Con immutata stima. RR
A dire il vero, basta una semplice ricerca su internet per trovare il testo delle Proposizioni, sempre che sia quello reale. Ma credo che su questo Grillo non menta, né iI sito Silere. Invece di farle girare tra alcuni ben informati “non-membri” (alla faccia della trasparenza sinodale), che poi commentano sui rispettivi blog, sarebbe meglio essere… papali papali. Chiaro, questo comporta ammettere l’ennesimo smacco
È chiaro che le proposizioni sono stati volute dalla Cei e non da entità esterne. Sembra poco chiaro cosa sia stato scritto nelle proposizioni. Comunque se era questione di lessico o sintassi si poteva sopperire in breve tempo, ma era probabilmente era questione di contenuti. Lo Spirito Santo ha messo la pezza ed ha messo in discussione tutto permettendo che il Sinodo fosse veramente tale.
Fa benissimo mons. Castellucci a notare che i media non avevano il testo delle Proposizioni e quindi hanno solo formulato ipotesi. Il problema è però che 47 milioni di cattolici in Italia non hanno potuto vedere il testo delle Proposizioni (né prima né dopo la bocciatura), e neppure hanno potuto sapere nulla di preciso degli interventi (mi pare una cinquantina) con cui esse sono state bocciate. Non mi stupisco che queste scelte di riservatezza provochino scarso interesse riguardo all’intera impresa: non è un gran notizia venire a sapere che «l’Assemblea sinodale italiana ha respinto per motivi ignoti un testo dal contenuto ignoto». In qualsiasi ambiente civile un testo di quel tipo e con quelle ambizioni sarebbe stato pubblicato in anticipo in un sito internet, e gli interventi sarebbero tutti videoregistrati e pubblici. Ma, anche guardando alla storia della Chiesa, è curioso che, mutatis mutandis, siamo più informati sul Concilio di Nicea che su Sinodi e Assemblee sinodali di oggi. Questo sarebbe un argomento di studio storico assai interessante!
Negare l’evidenza e incolpare terzi. Missione compiuta
Non ci si riesce a liberare, mi pare, dall’atmosfera di questi tre giorni all’interno dell’aula Paolo VI. Si continua a cercare di giustificare una situazione di scontro, di richiesta di dimissioni, di reciproche accuse, di superiorità intellettuale (perché di questa presunzione si tratta)
Mi permetto due considerazioni.
La prima. A parere mio i vescovi e i sacerdoti, in primo luogo devono chiaramente riflettere sulla loro posizione all’interno della chiesa cattolica, sulla ricchezza del loro ministero e soprattutto sulla responsabilità che questa ricchezza loro riserva, in ciò distinguendosi chiaramente, perché è necessario, da quello che viene definito laicato.
Il laicato deve essere guidato (e non blandito e inconsapevolmente sfruttato), in quanto a lui non appartiene alcun specifico dono che il Signore riserva ai sacerdoti e ai vescovi (posizioni diverse non sono proprie della Chiesa cattolica: chi non ne e’ convinto si interroghi se e’ ancora nella Chiesa)
Del pari il laicato deve essere anch’esso responsabile. In questo contesto, per come emerge da quello che si legge, siamo invece di fronte ad un laicato, non guidato, ma manovrato e sfruttato da alcuni ecclesiastici, i quali fanno questo propria presunzione intellettuale. Parimenti altro laicato sfrutta altri laici per garantire a se stesso l’acquisizione di spazi e ambiti di potere.
Penso che queste siano le riflessioni che debbano essere fatte. Ma fra tutte la più importante è quella che devono fare i vescovi e i sacerdoti; tra l’altro, le necessita’ che la quotidianita’ e le prospettive nelle loro diocesi e parrocchie, con i seminari, i conventi e le chiese vuote, penso siano altre … E non penso che le equipe sinodali siano preoccupate in tal senso, sicche’ non possono nemmeno minimamente concorrere a un rimedio (figurarsi a una soluzione …)..
Il Sinodo comunque fatelo: vi e’ stato detto di farlo. E continuiamo a sprecare energie, acuendo la divisione (ecco la parola magica… -che va combattuta con la Verita’ e non con il compromesso, la remissione, se non la … fuga).
Buona giornata!
Non sono d’accordo. Il testo delle Proposizione io l’ho avuto. E le ho lette. Le trovo inconcludenti, generiche, vaghe, senza visione del futuro e senza una lettura della realtà. Invece di ammetterlo, la butta sui giornali che non hanno letto i testi. E che ne sa? Nei testi, ad esempio, si dice “accogliere”, ma cosa vuol dire in concreto? Non si sa. Siamo alla solita banalizzazione ecclesiale delle vicende serie. Penso davvero che se un’assemblea respinge a stragrande maggioranza un testo, chi lo ha proposto deve interrogarsi. Invece di dire che è una prova di ‘parresia’ (solo quando fa/non fa comodo…), sarebbe più giusto dire: abbiamo sbagliato, non abbiamo capito niente, abbiamo proposto un testo inconcludente. Come si può essere così ciechi e sordi? Ma davvero quel testo vago e fuori dai tempi poteva sperare di venire approvato? Su quale pianeta vive il comitato preparatore? Sostenere che poteva andare, è semplicemente assurdo. Quindi ribadisco che questa dirigenza dell’assemblea sinodale dovrebbe semplicemente farsi da parte. Per dignità e rispetto di tutti. Ma capisco anche che non è neppure pensabile, nella Chiesa italiana (e non solo) avere uno scatto in avanti di serietà ecclesiale e istituzionale. Comunque mons. Castellucci compie a mio avviso un’operazione poco seria rispondendo così e buttando la colpa sempre sui media. Che vergogna. Non ci sono scusanti. Punto e basta.