Le mimose di Teresa Mattei

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La mia pianta di mimosa è ancora giovane, perciò l’ho tenuta d’occhio tutto l’inverno, preoccupata che qualche gelata notturna potesse danneggiarla. Ma è andato tutto bene, siamo ormai ai primi di marzo e, anche se di mattina e di sera fa freddo, le giornate sono chiare e calde di sole. È primavera, ormai, senza dubbio, e la mimosa fiorita me ne dà la certezza.

Le mimose sono piante di incolti e di scarpate, piante rustiche che si contentano di poco, adattandosi agli ambienti più inospitali. Le chiamano anche «piante pioniere»: non solo hanno poche necessità – un po’ di acqua, una manciata di terra fra le rocce –, ma sono anche in grado di colonizzare il terreno rendendolo più accogliente e adatto ad ospitare, poi, altre specie più esigenti.

In Italia, dal 1946, il ramoscello fiorito di mimosa è diventato il simbolo della Giornata internazionale della donna. L’aveva scelta Teresa Mattei: le mimose che, all’appressarsi della primavera, punteggiavano di giallo il paesaggio di tante regioni italiane – un fiore comune, «bello ma modesto», alla portata di tutti e di tutte – le erano sembrate il fiore più adatto a farsi emblema del sogno di pace, giustizia e libertà delle donne italiane, dopo gli anni tremendi della guerra.

Il 1° febbraio 1946 Teresa Mattei aveva compiuto venticinque anni. Ne aveva solo diciassette nel 1938, quando erano state promulgate le leggi razziali. Davanti al professore incaricato di propagandare il verbo razzista nel liceo fiorentino da lei frequentato, la giovane Teresa non era rimasta in silenzio: «Io esco perché non posso assistere a queste vergogne», disse. Espulsa dalla scuola, insieme al fratello Gianfranco intraprese la strada dell’impegno resistenziale contro le derive guerrafondaie fasciste. Quando, il 10 giugno 1940, dal balcone di Palazzo Venezia a Roma Mussolini annunciò l’entrata in guerra contro Gran Bretagna e Francia, a fianco della Germania, Teresa organizzò a Firenze la prima manifestazione italiana contro la guerra.

Attiva nella lotta partigiana con il soprannome di Chicchi, alla fine della guerra fu eletta all’Assemblea Costituente nelle liste del Pci e così, a soli venticinque anni, divenne una delle nostre madri costituenti, la più giovane di tutti.

La presenza di quella manciata di donne (21 su 556) diede un contributo significativo a tanti passaggi della nostra Costituzione. In particolare, si deve a Teresa Mattei l’inserimento di una particolare integrazione all’articolo 3 della Costituzione, quello che recita:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Con un discorso lineare ed intenso, pronunciato durante la seduta pomeridiana del 18 marzo 1947 in cui proseguiva la discussione sulle «Disposizioni generali» del progetto di Costituzione della Repubblica Italiana[1], Mattei chiese che nel testo dell’articolo 3 venisse introdotta l’espressione «di fatto»:

(…) Il riconoscimento della raggiunta parità esiste per ora negli articoli della nuova Costituzione. Questo è un buon punto di partenza per le donne italiane, ma non certo un punto di arrivo. Guai se considerassimo questo un punto di arrivo, un approdo. Può questo riconoscimento costituzionale esser preso a conforto e a garanzia dalle donne italiane, le quali devono chiedere e ottenere che via via siano completamente realizzate e pienamente accettate nella vita e nel costume nazionale le loro conquiste.

(…) Perciò noi affermiamo oggi che, pur riconoscendo come una grande conquista la dichiarazione costituzionale, questa non ci basta. Le donne italiane desiderano qualche cosa di più, qualche cosa di più esplicito e concreto che le aiuti a muovere i primi passi verso la parità di fatto, in ogni sfera, economica, politica e sociale, della vita nazionale.

Non dimentichiamo che secoli e secoli di arretratezza, di oscurantismo, di superstizione, di tradizione reazionaria, pesano sulle spalle delle lavoratrici italiane; se la Repubblica vuole che più agevolmente e prestamente queste donne collaborino — nella pienezza delle proprie facoltà e nel completo sviluppo delle proprie possibilità — alla costruzione di una società nuova e più giusta, è suo compito far sì che tutti gli ostacoli siano rimossi dal loro cammino, e che esse trovino al massimo facilitata ed aperta almeno la via solenne del diritto, perché molto ancora avranno da lottare per rimuovere e superare gli ostacoli creati dal costume, dalla tradizione, dalla mentalità corrente del nostro Paese.

Per questo noi chiediamo che nessuna ambiguità sussista, in nessun articolo e in nessuna parola della Carta costituzionale, che sia facile appiglio a chi volesse ancora impedire e frenare alle donne questo cammino liberatore.

(…) Per questa ragione io torno a proporre che sia migliorata la forma del secondo comma dell’articolo 7 nel seguente modo:

«È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli d’ordine economico e sociale che limitano “di fatto” — noi vogliamo che sia aggiunto — la libertà e l’eguaglianza degli individui e impediscono il completo sviluppo della persona umana».

Tornano a fiorire le mimose, torna l’8 marzo. Ascolto la voce di Teresa Mattei in un’intervista rilasciata a Gianni Minà nel 1997, guardo il suo volto limpido: un pezzo della nostra storia che non dobbiamo dimenticare[2].

Per questo oggi coglierò un ramoscello di mimosa dalla mia pianta, in giardino, pensando a Teresa Mattei e a tutte le donne che hanno lavorato e lottato per noi, per assicurarci un futuro di dignità, di giustizia e di pace.

Io non credo agli eroismi senza paura. Credo che l’unico eroismo sia di vincere la paura e di fare lo stesso quello che abbiamo deciso di fare.


[1] https://www.letteraicompagnirivista.com/teresa-mattei-allassemblea-costituente/

[2] https://www.raicultura.it/storia/articoli/2019/01/Teresa-Mattei-cb6de61d-9940-4c49-8ad6-b42efb6a8ab5.html

 

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Un commento

  1. Laura 10 marzo 2025

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