
La camera di Marthe Robin a Châteauneuf-de-Galaure
È come se il Corriere della Sera o La Repubblica pubblicassero nei mesi estivi una serie di articoli su mistiche e veggenti italiane quali Gemma Galgani (1878-1908), Maria Valtorta (1897-1903) o Luisa Piccarreta (1865-1947). Lo ha fatto Le Monde a proposito della stigmatizzata francese Marthe Robin (1902-1981). Con la firma di Virginie Larousse sono usciti dal 12 al 16 agosto cinque articoli su di lei.
Figura di riferimento del “cattolicesimo moderato” francese e punto di incontro di molti fondatori delle “nuove comunità” post-conciliari, Robin è nata e vissuta tutta la vita nel piccolo villaggio di Châteauneuf-de-Galaure (dipartimento de la Drōme, Francia).
Segnata dall’encefalite e totalmente paralizzata, senza alcuna alimentazione se non l’eucaristia, la mistica Marthe riviveva la passione del Signore ogni venerdì con il fenomeno delle stigmate. I suoi visitatori sono stati 103.000 e fra di essi quasi tutti i «nuovi fondatori» – alcuni dei quali sotto inchiesta per abusi –, moltissimi vescovi, teologi, donne e uomini di spicco nel cristianesimo francese.
Da lei hanno voluto consigli e indirizzi i fondatori di Saint Jean (i fratelli Thomas e Marie Dominique Philippe), Lion de Juda, Beatitudini, Emmanuel, Arche (Jean Vanier), Equipes Notre Dame, Fréres missionaires des campagnes, Fraternités monastiques de Jérusalemme. Famille monastique de Bethléem, Les petites soeurs de Jesus e molti altri. Visitata da intellettuali (J. Guitton, M. Clément, A. Clément ecc.), da politici (J. Lebreton, A. Pinay) e da molti ecclesiastici (card. L.-J. Suenens) è stata un punto di riferimento, tanto da essere dichiarata venerabile nel 2014.
Perizie mediche incerte o assenti
Nata in una famiglia cattolica poco praticante in una regione piuttosto anticlericale, è colpita da bambina da febbre tifoide e, a 16 anni, da encefalite (alcuni parlano di febbre spagnola, sclerosi a placche, disturbi di personalità) rimanendo invalida per tutta la vita. Nel 1921 le appare la Vergine e, dal 1929, esperimenta i dolori della passione ogni venerdì.
I suoi primi incontri importanti risalgono agli anni Trenta: Emilie Blanck, da cui riceve la prima idea dei Foyers de charité, e soprattutto p. George Finet che sarà il suo confessore, il suo mentore e co-fondatore. Grazie a lui, avvia la raccolta dei suoi scritti (La douloureuse passion du Sauveur e Journal; editi nel 2011 e 2013), la consuetudine di incontrare le persone (tre giorni alla settimana) e la moltiplicazione delle sue relazioni pubbliche.
Più frastagliato il rapporto con i medici. Nel 1942, due medici lionesi (J. Dechaune e A. Ricard) scrivono un rapporto considerato approssimativo circa la sua paralisi, l’assenza di alimentazione e la parziale cecità. Prospettano una sorveglianza stretta per alcune settimane ma non se ne fa nulla.
Nel 1949 la veggente è invitata a sottoporsi a controllo ospedalieri, ma rifiuta. Nel 1980 il vescovo chiede espressamente un controllo medico approfondito ma non avviene per la morte improvvisa del prelato.
L’ingombrante presenza di padre Finet
Per cinquant’anni vive in simbiosi con p. George Finet che diventa il filtro necessario non solo per incontrarla, ma anche per interpretare i suoi scritti e certificare ogni comunicazione esterna. Lei le assicura un apostolato di grande influenza, un’elezione particolare in ordine alla Chiesa e al mondo e una “fusione” dei loro percorsi di vita spirituale.
Durante la guerra, e subito dopo, c’è stato un interesse della veggente anche per il mondo politico con un’attenzione di simpatia per il generale Pétin, non per de Gaulle, con le forze conservatrici, non per la presidenza Mitterrand.
Con lei Finet fonda i Foyers, luoghi di ritiri spirituali, disponibili anche a molti altri servizi. La spinta all’evangelizzazione e all’annuncio vede agire congiuntamente, preti, consacrati e famiglie secondo un’intuizione “conciliare”. Oggi i membri della famiglia religiosa sono 900, distribuiti in 68 comunità, nonostante la grave crisi attraversata fra il 2016 e il 2022.
Voci di abusi da parte di p. Finet (cf. qui su SettimanaNews) hanno motivato una prima indagine che, nel suo rapporto finale (2020), ha parlato di 26 casi di abuso (cf. https://www.settimananews.it/vita-consacrata/abbe-pierre-marthe-robin-sconcerto-dolore-e-consapevolezza/). L’indagine era guidata da Françoise Gaussen.
La genialità di coinvolgere laici, laiche, consacrati e famiglie nell’impresa evangelizzante si combinava con un ruolo quasi sacrale del prete e della sua autorità. Una parte significativa dei fondatori delle “nuove comunità” ha conosciuto accuse di abusi ponendo un velo di sospetto anche sulla veggente Marthe Robin (cf. qui su SettimanaNews).
A una seconda indagine (2022) sui Foyers ne è seguita una terza (2024), espressamente voluta dai due delegati pontifici destinati alla guida della famiglia religiosa, con il compito di fare luce sulla genesi e lo sviluppo dei Foyers, sulle intuizioni originarie, sulle relazioni fra i due fondatori e sulle ricadute delle esperienze mistiche di Marthe (1902-1981).
I sospetti e le ragioni
A incrinare l’enorme consenso raccolto dalla veggente fino ai due decenni recenti, oltre ai sospetti di abusi dei personaggi “vicini”, vi è stata la pubblicazione di una perizia teologica che è entrata nel materiale della causa di canonizzazione: 120 testimoni, decine di esperti, un dossier di 17.000 pagine, 32 anni di lavoro dal 1986 al 2014 e due postulatori, col riconoscimento dell’eroicità delle virtù nel 2014.
La perizia in questione porta la firma del carmelitano belga Conrad De Meester ed è stata pubblicata dopo la sua morte nel 2020 con il titolo: La fraude mistique de Marthe Robin.
Ad una analisi attenta di oltre 4.000 pagine dattiloscritte il carmelitano ha trovato citazioni non virgolettate di decine di pagine appartenenti ad altre mistiche e veggenti. In particolare ad Anne-Catherine Emmerich (1774-1824). Sarebbero una trentina di autori spirituali ripresi e non citati o ricordati dei testi della Robin.
Il fatto che, nelle carte, vi fossero molti manoscritti ha fatto sorgere nel carmelitano il sospetto circa la pretesa totale paralisi e cecità della veggente. Di sospetto in sospetto ha manifestato dubbi anche circa le stigmate e le locuzioni. «La mia conclusione – ha scritto – purtroppo non può che essere negativa. Marthe Rubin è un caso singolare di frode mistica e non può essere in nessun modo riconosciuta come mistica autentica».
La postulatrice Sofie Guex partecipe di una commissione di studio sui testi della veggente dal 2005 apprezza alcuni aspetti della perizia di De Meester, ma fa notare che il suo contributo si colloca fra altri ventisette testi valutativi e che la decisione ecclesiale ha tenuto conto dell’insieme. Non si approcciano scritti che volevano essere personali con l’ottica di un saggio pubblico. Inoltre non è necessario immaginare che le disabilità della veggente fossero totali e sempre vincolanti. Ma, soprattutto, in Marthe non c’è alcun segnale di perseguire una frode e che la santità convive con le fragilità di ogni uomo e donna.
Attesa per le indagini
Gli articoli della Larousse citano altri autori convinti della santità e della dimensione spirituale della veggente. Fra quelli meno prevedibili vi è la testimonianza di Pierre Vignon, voce libera e puntuta nella denuncia degli abusi nella Chiesa francese: «Se si cancella il fatto che Marthe è una grande estatica non si capisce la sua vita. La sua dimensione mistica la rende sfuggente alle contingenze abituali della gente comune».
La giornalista si ferma davanti ad un giudizio conclusivo lasciando aperte sia la convinzione critica come quella favorevole. A testimonianza della complessità della figura cita una nutrita serie di studi: dal neuropsichiatra André Cuvalier allo psichiatra Gonzague Mottet, dall’antropologo Jean-Pierre Warnier allo storico François de Muizon, dal canonista Pierre Vignon, dall’ex segretario di Foyers Thierry Coustenoble alla saggista Elisabeth Chevassus e allo storico Joachim Bouflet.
Nel frattempo il processo di canonizzazione è sospeso in attesa dei risultati delle indagini storiche, spirituali e teologiche dei personaggi che hanno attorniato la mistica e dei suoi stessi scritti.






Una grande Santa ….ul fatto che sia così combattuta è la prova che fosse autentica
Che fosse sotto stretta osservazione è certificato altro che fandonie Libro ed Paoline
Purtroppo stupisce e addolora capire o anche chiedersi come mai c’è sempre qualcuno che trova i difetti dei santi come se non fossero uomini e cancellano i fatti luminosi che appartengono a Dio.