Lo Spirito e la Chiesa /1: Il battesimo

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pentecoste

Dopo le positive esperienze degli anni precedenti, anche quest’anno don Massimo Nardello, presbitero e teologo della diocesi di Modena, ci proporrà una serie di articoli, illustrando l’azione dello Spirito Santo nella vita dei credenti e della Chiesa. A tale scopo commenterà alcuni passaggi dell’opera di Y. Congar Credo nello Spirito Santo.

Per molte persone, la recezione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, inclusa l’eucaristia, rappresenta il livello di base della vita spirituale di un cristiano e del suo coinvolgimento nella vita ecclesiale.

Il passo successivo è quello dell’impegno attivo all’interno di una parrocchia, associazione, movimento o gruppo, o quello ancora più coinvolgente dell’ingresso nel ministero ordinato o nella vita consacrata.

Il battesimo

In realtà, sono proprio il battesimo, la cresima e l’eucaristia a rappresentare il vertice della vita cristiana. I vari servizi e le differenti vocazioni che si possono vivere nella Chiesa sono espressione di quell’identità credente che si è ricevuta in dono anzitutto attraverso la fede e i sacramenti dell’iniziazione, e che poi viene plasmata da altri sacramenti e dalla pratica della vita spirituale.

Non di rado, poi, il battesimo è ritenuto meno significativo e impegnativo della cresima, del matrimonio e dell’ordine, probabilmente per il fatto che normalmente lo si riceve dopo pochi mesi di vita senza alcuna scelta consapevole da parte del battezzato.

Questo aspetto, accanto alla richiesta ancora molto diffusa dei genitori di far battezzare i loro figli, ha fatto pensare che esso sia un rito che tocca in modo automatico la maggior parte delle persone, e che quindi non ha la rilevanza di ciò che viene scelto liberamente e consapevolmente solo da qualcuno. In realtà, la cresima non è che il completamento del battesimo, avendo le sue radici nell’unzione post battesimale, e la stessa eucaristia non è che il compimento del dono della comunione con Gesù e con il Padre che è stato ricevuto nel battesimo.

Soprattutto, poi, raramente il battesimo è preso sul serio in tutte le sue implicazioni per la vita di un credente. Nella catechesi si insegna che esso inserisce in Cristo, facendo partecipare della sua morte-risurrezione, e quindi nel suo corpo che è la Chiesa. Spesso, però, tutto questo resta qualcosa di teorico, di astratto, ben lontano dalle dinamiche dell’esistenza. Anzi, la relazione con Gesù e con il Padre che sono il frutto del dono battesimale sono talora sottaciute come qualcosa di anomalo o di incomprensibile, e si preferisce presentare la vita cristiana nei suoi soli aspetti etici. In tale ottica, avere fede significa essere delle brave persone che conducono un’esistenza buona. Il mondo, però, è pieno di individui del genere che non sono cristiani e neppure religiosi.

Portata ed effetti

Per far comprendere la portata degli effetti del battesimo, occorre chiarire le caratteristiche della relazione che esso fonda tra i battezzati e il Signore Gesù e il Padre. A tale scopo, può essere utile rileggere un passaggio paolino a dir poco sorprendente, 1Cor 6,15-17. In questo testo l’Apostolo ammonisce i Corinzi a non frequentare prostitute, ma non lo fa a partire dalla necessità di rispettare la loro dignità di persone o di tutelare il significato della relazione sessuale come espressione del dono di sé.

Paolo ricorda ai Corinzi che sono membra di Cristo, cioè parti sul suo corpo che è la Chiesa, e questo in virtù del battesimo (cf. 1Cor 12,12-13). Essi sono una cosa sola con il Signore. Tuttavia – continua l’Apostolo – il rapporto sessuale con una prostituta renderebbe chi lo praticasse un solo corpo con questa persona, e questo è incompatibile con l’appartenenza a Cristo. Non è possibile che le membra del Signore diventino membra di una prostituta.

Dovremmo valorizzare maggiormente questo passaggio paolino, anche perché contiene in germe una teologia della relazione sessuale che è specificamente cristiana, cioè che interpreta tale relazione nel quadro dell’appartenenza battesimale al Signore. Forse è questa una via per cogliere la peculiarità dell’etica cristiana e le vere motivazioni di quelle sue molto posizioni che oggi appaiono difficilmente comprensibili.

In ogni caso, con il battesimo si viene realmente inseriti in una relazione vera e propria con Cristo, tant’è che questa relazione preclude tutte quelle altre relazioni che sono incompatibili con essa. In 1Cor 7 Paolo afferma chiaramente che il rapporto coniugale è del tutto legittimo, come è ovvio che sia, dal momento che appartiene al disegno del Creatore sull’uomo e sulla donna. Nello stesso tempo, però, invita i Corinti a mettere al centro la relazione con il Signore e a relativizzare tutte le altre.

Una vera relazione

È facile immaginare le difficoltà che si potrebbero incontrare nel parlare in questi termini della vita affettiva e sessuale ad un gruppo giovanile, sostenendo che in virtù del battesimo ciascuno vive già una relazione fondativa con Gesù e il Padre, che alcune relazioni non sono compatibili con questa e che quelle che lo sono possono essere cercate e costruite senza alcuna fretta, perché in ogni caso non si è mai soli.

D’altra parte, gli uomini e le donne che vivono con gioia e maturità la verginità cristiana sono il segno evidente che questa relazione con il Signore che è donata nel battesimo è una vera relazione, che riempie la vita al punto che, nel mondo affettivo di alcuni cristiani, non c’è spazio per una relazione coniugale. Se talora si nota una certa ritrosia a parlare di questa vocazione nelle comunità cristiane e magari se ne invoca il superamento, la causa sta forse nel fatto che si è presentata la fede in Cristo come un’esperienza di tipo etico, che può illuminare la vita ma non certo riempire il proprio mondo affettivo.

A questo punto ci si potrebbe chiedere: com’è possibile vivere una relazione così esigente con qualcuno che non si vede? La risposta a questa domanda è molto semplice: la nostra relazione con Gesù e con il Padre è realizzata dallo Spirito Santo, e per questa ragione funziona in un modo che per noi è solo parzialmente comprensibile. Possiamo favorire l’azione dello Spirito attraverso l’annuncio evangelico e la formazione, ma non siamo in grado di ricostruire il modo in cui egli rende possibile la relazione dei battezzati con Gesù e con il Padre come qualcosa di reale e di effettivo.

Senza aver nessuna di queste pretese, la rubrica che inizia con questo articolo vorrebbe indagare l’azione dello Spirito Santo nella vita dei credenti e della Chiesa. A tale scopo commenteremo alcuni passaggi dell’opera di Y. Congar Credo nello Spirito Santo, un testo classico in grado di suggerirci ancora molte cose.

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