La base scientifica di “Laudate Deum”

di:
antartide

Foto Jay Ruzesky on Unsplash

Alla conclusione del Tempo del Creato 2023, dopo otto anni e mezzo dall’uscita dell’enciclica Laudato si’, Papa Francesco con la sua esortazione apostolica Laudate Deum (qui) ci invita pressantemente a riflettere di nuovo sul nostro rapporto con la «casa comune». Perché? Perché «non reagiamo abbastanza, il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura» e «non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti» (LD 2).

Il Papa parte dalle conseguenze della crisi climatica globale, facilmente osservabili da chiunque: «Negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi […]. È verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi.

Sappiamo quindi che ogni volta che la temperatura globale aumenta di 0,5 gradi centigradi, aumentano anche l’intensità e la frequenza di forti piogge e inondazioni in alcune aree, di gravi siccità in altre, di caldo estremo in alcune regioni e di forti nevicate in altre ancora […] Cosa accadrebbe con un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi, a cui siamo vicini? Tali ondate di calore saranno molto più frequenti e più intense. Se si superano i 2 gradi, le calotte glaciali della Groenlandia e di gran parte dell’Antartide si scioglieranno completamente, con conseguenze enormi e molto gravi per tutti» (LD 5).

I dati scientifici più aggiornati

Queste affermazioni sono la ripresa puntuale del sesto report dell’IPCC pubblicato nel 2021 e intitolato «The Physical Science Basis» (cf. qui). Al punto A.1 di tale report si afferma che «è inequivocabile che l’influenza umana ha riscaldato l’atmosfera, gli oceani e la terra»: in figura 1 è riportata la temperatura media globale registrata dal 1850 al 2020 e la temperatura che si avrebbe senza cause antropiche.

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Figura 1. Andamento della temperatura media globale (IPCC, Report 2021)

E in B.2.2: «Ogni incremento di 0,5°C di temperatura media globale causa aumenti tangibili nell’intensità e nella frequenza di estremi di calore, incluse le ondate di calore, forti precipitazioni, come anche siccità agricole ed ecologiche in alcune regioni».

Il report sostiene ogni affermazione con una serie di dati scientifici ottenuti da precise misurazioni, dalle quali è possibile costruire scenari futuri sull’evoluzione del clima rispetto al periodo di riferimento 1850-1900.

In figura 2 si vedono le distribuzioni regionali dell’aumento di temperatura e delle variazioni percentuali delle precipitazioni nel caso di un incremento della temperatura media di: 1,5°C, 2°C, 4°C. Come si vede, l’area mediterranea si riscalderà di più e avrà periodi di siccità maggiori rispetto alla media terrestre, mentre i ghiacci polari tenderanno a sciogliersi. La raccomandazione e l’auspicio è di non superare un incremento medio globale di 1,5°C rispetto al periodo di riferimento.

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Figura 2. Scenari relativi a temperatura e precipitazioni (IPCC, Report 2021)

Lo squilibrio climatico si fonda su di un grave squilibrio sociale: «una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri» (LD 9).

L’agenzia UNEP dell’ONU, nel suo «Emissions Gap Report 2022», afferma che le emissioni di gas serra (GHG emissions) sono fortemente diseguali nei vari paesi del mondo. In figura 3 sono riportate le emissioni pro-capite di GHG nei 7 paesi che emettono di più nel mondo espresse in tonnellate equivalenti di CO2, con USA e Russia che emettono oltre il doppio della media mondiale e la Cina che arriva quasi a tanto (cf. qui).

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Figura 3. I sette paesi con maggiori emissioni pro capite nel 2020 (UNEP, Emissions Gap Report 2022)

Accelerazione inequivocabile

Le emissioni portano all’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera che causa il riscaldamento globale: essa «è rimasta stabile fino al XIX secolo, al di sotto delle 300 parti per milione in volume [300 ppm]. Ma a metà di quel secolo, in coincidenza con lo sviluppo industriale, le emissioni hanno iniziato ad aumentare. Negli ultimi cinquant’anni l’aumento ha subito una forte accelerazione, come certificato dall’osservatorio di Mauna Loa, che dal 1958 effettua misurazioni giornaliere dell’anidride carbonica. Mentre scrivevo la Laudato Si’ ha raggiunto il massimo storico – 400 ppm – arrivando nel giugno 2023 a 423 parti per milione. Oltre il 42% delle emissioni nette totali dal 1850 è avvenuto dopo il 1990» (LD 11).

I dati medi mensili forniti da Global Monitoring Laboratory (GML) di Mauna Loa (Hawaii) e da National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) sono riportati in figura 4: l’aumento della concentrazione di CO2 è inequivocabile e va di pari passo con l’aumento della temperatura media globale (cf. qui).

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Figura 4. Concentrazione di CO2 in atmosfera dal 1958 ad oggi (GML-NOAA, Mauna Loa)

La crisi climatica si è acuita particolarmente negli ultimi decenni: «Negli ultimi cinquant’anni la temperatura è aumentata a una velocità inedita, senza precedenti negli ultimi duemila anni. In questo periodo la tendenza è stata di un riscaldamento di 0,15 gradi centigradi per decennio, il doppio rispetto agli ultimi 150 anni. Dal 1850 a oggi la temperatura globale è aumentata di 1,1 gradi centigradi, fenomeno che risulta amplificato nelle aree polari. A questo ritmo, è possibile che, tra dieci anni, raggiungeremo il limite massimo globale auspicabile di 1,5 gradi centigradi.

L’aumento non si è verificato soltanto sulla superficie terrestre, ma anche a diversi chilometri di altezza nell’atmosfera, sulla superficie degli oceani e persino a centinaia di metri di profondità. Questo ha pure aumentato l’acidificazione dei mari e ridotto i loro livelli di ossigeno. I ghiacciai si ritirano, la copertura nevosa diminuisce e il livello del mare aumenta costantemente. La coincidenza di questi fenomeni climatici globali con la crescita accelerata delle emissioni di gas serra, soprattutto a partire dalla metà del XX secolo, non può essere nascosta. […]

Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica. Ma non possiamo più dubitare che la ragione dell’insolita velocità di così pericolosi cambiamenti sia un fatto innegabile: gli enormi sviluppi connessi allo sfrenato intervento umano sulla natura negli ultimi due secoli. Gli elementi naturali che tipicamente causano il riscaldamento, come le eruzioni vulcaniche e altri, non sono sufficienti a spiegare il tasso e la velocità dei cambiamenti degli ultimi decenni. L’evoluzione delle temperature medie della superficie non può essere spiegata senza l’effetto dell’aumento dei gas serra» (LD 12, 13, 14).

Concetti affermati nel Synthesis Report 2023 dell’IPCC (cf. qui). Al punto A.2 si dice che: «Assistiamo a diffusi e rapidi cambiamenti nell’atmosfera, negli oceani, nella criosfera e nella biosfera. Il cambiamento climatico causato dall’uomo sta già determinando estremi meteorologici e climatici in ogni regione del mondo. Ciò ha causato impatti sfavorevoli e conseguenti perdite e danni nelle persone. Le comunità vulnerabili che storicamente hanno contribuito meno a determinare il cambiamento climatico sono colpite in modo sproporzionato».

Aggiunge il Papa: «Alcune manifestazioni di questa crisi climatica sono già irreversibili per almeno centinaia di anni, come l’aumento della temperatura globale degli oceani, l’acidificazione e la riduzione dell’ossigeno. Le acque oceaniche hanno un’inerzia termica e ci vogliono secoli per normalizzare la temperatura e la salinità, con conseguenze sulla sopravvivenza di molte specie. Questo è un segno tra i tanti del fatto che le altre creature di questo mondo hanno smesso di esserci compagne di viaggio e sono diventate nostre vittime. […] Lo scioglimento dei poli non può essere invertito per centinaia di anni. Per quanto riguarda il clima, ci sono fattori che permangono a lungo, indipendentemente dagli eventi che li hanno scatenati. Per questo motivo, non possiamo più fermare gli enormi danni che abbiamo causato. Siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici» (LD 15,16).

Paradigma tecnocratico

Alla base di questa degradazione dell’ambiente, come già osservato nella Laudato si’, vi è il paradigma tecnocratico, «un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e che contraddice la realtà fino al punto di rovinarla; come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia. Da qui si passa facilmente all’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia» (LD 20; LS 101-106).

Invece bisogna rendersi conto che «un ambiente sano è anche il prodotto dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, come avviene nelle culture indigene e come è avvenuto per secoli in diverse regioni della Terra. I gruppi umani hanno spesso “creato” l’ambiente, rimodellandolo in qualche modo senza distruggerlo o metterlo in pericolo. Il grande problema di oggi è che il paradigma tecnocratico ha distrutto questo rapporto sano e armonioso» (LD 28).

Se non vogliamo andare verso un degrado irreversibile del nostro ecosistema, dobbiamo invertire la rotta e promuovere azioni concrete, forti e rapide per mitigare il più possibile il cambiamento climatico e, nello stesso tempo, per adattarci alle condizioni climatiche che si vanno determinando. Sono importanti sia la condotta individuale e collettiva delle persone, adottando stili di vita sostenibili con l’ambiente e solidali con la gran parte dell’umanità che soffre drammaticamente le violenze esercitate dall’uomo sulla terra, sia gli accordi tra i governi delle nazioni in un’ottica di un nuovo multilateralismo che nasce dal basso (LD 37-38).

Le conferenze internazionali sul clima, che si sono succedute dal 1992 ad oggi, hanno portato a progressi e a fallimenti, spesso causati dalla mancanza di accordi vincolanti per salvaguardare l’ambiente. Il sogno è che la prossima COP28 prevista a novembre 2023 a Dubai «porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente. Questa Conferenza può essere un punto di svolta, comprovando che tutto quanto si è fatto dal 1992 era serio e opportuno, altrimenti sarà una grande delusione e metterà a rischio quanto di buono si è potuto fin qui raggiungere» (LD 54).

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12 Commenti

  1. Massimo Pallottino 18 ottobre 2023
  2. Claudio 17 ottobre 2023
  3. Lucio Dassiè 17 ottobre 2023
  4. Adelmo Li Cauzi 17 ottobre 2023
    • Anima errante 18 ottobre 2023
      • Adelmo Li Cauzi 18 ottobre 2023
        • anima errante 18 ottobre 2023
          • Adelmo li Cauzi 19 ottobre 2023
          • Anima errante 19 ottobre 2023
          • Adelmo li Cauzi 20 ottobre 2023
  5. Gian Piero 17 ottobre 2023
    • Anima errante 18 ottobre 2023

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