La Chiesa di Bolzano davanti agli abusi

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Dopo la presentazione della Perizia indipendente sui casi di abusi sessuali su minori e adulti vulnerabili (per il periodo che va dal 1964 al 2023), avvenuta il 20 gennaio, la diocesi di Bolzano-Bressanone ha tenuto oggi una conferenza stampa nel corso della quale sono intervenuti il vescovo mons. Ivo Muser, il vicario generale Eugen Runggaldier, e il responsabile del Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili Gottfried Ugolini. Riportiamo di seguito gli interventi integrali dei tre rappresentanti della diocesi.

Oggi vorrei parlare con voi dei risultati della perizia sui casi di abuso nella nostra diocesi. Questo non è un passo facile, ma è decisivo. La fiducia può essere ristabilita solo attraverso la trasparenza e l’onestà.

Oggi commemoriamo San Francesco di Sales, patrono delle giornaliste e dei giornalisti. Francesco di Sales scrisse molto sulla ricerca della verità e sul significato dell’onestà. Per questo servono coraggio e determinazione, perseveranza e trasparenza. È proprio nell’affrontare i casi di abuso e nel trarre le necessarie conseguenze si arriva a cambiamenti – nel pensiero, nella parola e nell’azione. Senza un tale mutato atteggiamento e una trasformazione del nostro quotidiano così radicali, perdiamo come Chiesa, e questa è la mia profonda convinzione, ancor più fiducia e credibilità. Si tratta nel complesso di attuare un cambiamento culturale.

Ammissione e responsbilità 

In questi giorni ho letto la perizia. So che non volete sentire da parte mia parole retoriche di costernazione. A ragione. Tuttavia, permettetemi di dire che mi hanno profondamente commosso in particolare le descrizioni dei casi e il dolore personale che emerge così chiaramente dalla relazione.

I bambini e i giovani vittime di abusi sono rimasti invisibili o sono stati resi tali. I colpevoli sono stati trasferiti, come si dice, “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Famiglie, parrocchie e comunità coinvolte nel dolore sono state semplicemente trascurate come vittime e lasciate a sé stesse. Anche nelle famiglie e nelle parrocchie ci si rifiutava di guardare. Si sapeva, ma si taceva. Per preservare la propria reputazione e quella della Chiesa si è rinunciato a compiti e responsabilità.

Tutto questo e molto altro è accaduto in relazione ai casi di abuso e può accadere di nuovo se abbassiamo lo sguardo. Abbiamo bisogno del coraggio di comprendere perché si sono verificati abusi sessuali e altre forme di violenza, perché sono stati coperti o minimizzati, perché le persone sono dovute scomparire, perché le vittime non sono riuscite a trovare la forza per vivere e quale responsabilità dobbiamo quindi assumere e garantire con determinazione per oggi e per il futuro.

La relazione evidenzia gravi omissioni – non solo a livello sistemico, ma anche personale. Io personalmente voglio dirvi: mi assumo la responsabilità per gli errori che sono stati commessi durante il mio mandato e da me. Questi includono:

  • Insufficiente controllo dei sacerdoti sospetti
  • Riluttanza nell’adottare chiare misure preventive nei confronti dei sacerdoti accusati.
  • Documentazione carente nel delineare i passaggi nella gestione dei casi di abuso.

Chiedo perdono ai soggetti coinvolti, alle comunità parrocchiali, ai sacerdoti accusati e ai fedeli della nostra diocesi per le mie mancanze come vescovo, assumendomene ogni responsabilità.

Dati significativi emersi dalla perizia 

La perizia identifica, dopo la presa visione degli archivi diocesani:

  • 41 sacerdoti accusati: di questi, in 29 i fatti sono stati confermati con un alto grado di certezza;
  • 75 persone coinvolte: per 59 di esse sono disponibili indizi molto plausibili;
  • 24 casi, in cui è stata riscontrata una condotta erronea o inappropriata da parte dei responsabili ecclesiastici. Tali casi sono documentati in dettaglio nella relazione.

Questi numeri sono sconvolgenti e ci rendono consapevoli dell’indicibile sofferenza che si è verificata per decenni nella nostra diocesi.

Sappiamo che ciò che leggiamo nella perizia è solo la punta dell’iceberg. Gli avvocati che l’hanno redatta, così come innumerevoli studi, ci fanno capire in modo inequivocabile che il fenomeno sommerso è di gran lunga più ampio. Pertanto, è ancora più vero che la perizia non è un passo intermedio, né un obiettivo parziale che offre l’occasione per fare una pausa, ma un compito che ci impone di continuare a lavorare con tutte le nostre forze. Dobbiamo fare tutto il possibile per alleviare la sofferenza delle vittime, riconoscere le ingiustizie avvenute e prevenire nuove sofferenze. Per questo motivo ho commissionato il progetto “Il Coraggio di Guardare”.

Sappiamo che gli abusi non sono limitati alla Chiesa, tuttavia essa, in considerazione del suo ruolo morale, è chiamata a intervenire con particolare rigore. E così faremo.

Carenze sistemiche e conseguenze

La perizia mostra che l’abuso è stato facilitato da strutture di potere rigide, autorità incontrollata e da una carente “cultura dell’errore”. Descrive una chiesa che in molte aree era dominata da strutture nelle quali le vittime erano ignorate e i colpevoli protetti.

Queste carenze devono essere affrontate in modo sostanziale per rendere la Chiesa un luogo sicuro. Questo è possibile in modo duraturo solo attraverso un radicale cambiamento culturale, che includa una nuova consapevolezza e un diverso modo di porsi.

Nella nostra diocesi, negli ultimi anni è iniziato un processo di trasformazione che mette al centro le vittime. Come vescovo, voglio continuare il cammino intrapreso e, con ancora maggiore determinazione, partire dalla sofferenza e dall’ingiustizia subita dalle persone coinvolte, prendendo in considerazione il loro contesto, i colpevoli e il sistema, innescando cambiamenti.

Misure concrete 

In concreto, vorrei affrontare i seguenti punti:

  • Perseguimento coerente dei casi sospetti e chiari percorsi procedurali:

La perizia ci ha mostrato che i casi sospetti non sono stati perseguiti, i casi di abuso non sono stati segnalati a Roma, i sacerdoti accusati e i colpevoli sono stati trasferiti o non sono state eseguite le disposizioni a loro carico, altri sono stati inseriti nelle parrocchie senza avvertire per tempo le comunità dei fedeli.

La diocesi di Bolzano-Bressanone dispone già di un concetto quadro per la prevenzione, di orientamenti per il funzionamento del Centro di ascolto per casi di abuso e di linee guida per procedere in caso di abusi attuali o passati nel contesto ecclesiale. Tuttavia, sussistono delle incertezze riguardo al carattere vincolante di questi documenti.

Darò prontamente incarico a un gruppo di esperti interni ed esterni, coinvolgendo gli organi diocesani, di derivare dalle documentazioni esistenti corrispondenti linee guida per le procedure da seguire, che saranno poi introdotte in modo vincolante e attuate in modo trasparente. Questo compito dovrà essere completato entro la fine del 2025.

  • Ottimizzazione dei servizi per le persone coinvolte, le parrocchie e i colpevoli:

La perizia e i suggerimenti mostrano che è necessaria una revisione e una differenziazione dei vari compiti e competenze del Centro di ascolto, del servizio di intervento e del servizio di prevenzione.

In questo contesto, sarà istituito un team di intervento che presenterà al direttivo diocesano una proposta decisionale in relazione alle persone coinvolte, ai colpevoli e alla gestione dei casi di sospetto e di abuso.

Questi passi dovrebbero essere completati, approvati e attuati entro la fine di quest’anno.

  • Revisione critica e coerente:

Misure di monitoraggio e controllo per prevenire reiterazioni.  Per quanto riguarda i sacerdoti accusati e ancora in vita, verrà istituito un gruppo interdisciplinare che da subito esaminerà tutti i casi e, se necessario, proporrà a me le misure per i passi successivi. Si mira a non sottoporre a sorveglianza soltanto le persone condannate, ma anche coloro per i quali, per motivi preventivi, sono necessarie restrizioni del campo di azione.

  • Gestione dell’autorità e dei ruoli guida:

Ogni caso di abuso è un caso di esercizio perverso del potere. Faccio appello ad una modalità di collaborazione in cui venga rispettata la dignità di ogni persona. Il rispetto reciproco tra sacerdoti e laici, tra personale stipendiato e volontari, tra donne e uomini è fondamentale. Ogni collaboratore che lavora in contesti in cui ricorrono squilibri di potere deve riflettervi costantemente. Pertanto, nella formazione e nell’aggiornamento a tutti i livelli, si devono tematizzare ed esercitare i concetti di potere, responsabilità e autoriflessione. Inoltre, è necessario interrogarsi a livello personale sulla propria posizione guida all’interno di gruppi di supervisione e di riflessione sulle pratiche pastorali.

Anche le linee guida diocesane, come ad esempio ” La collaborazione nella guida delle comunità parrocchiali”, verranno esaminate alla luce di questo contesto e, se necessario, riviste.

  • Donne in posizioni dirigenziali:

La relazione mostra che il 68% delle persone coinvolte erano donne e la maggior parte di coloro che si sono rivolti agli avvocati sono donne. Abbiamo ormai molte donne qualificate, esperte e competenti che già operano in vari settori e contribuiscono in modo significativo alla vita ecclesiale e sociale. Ad esempio, quattro dei nove uffici della Curia Vescovile sono attualmente guidati da donne. Questa realtà sarà ulteriormente e più intensamente considerata in futuro nella selezione per le posizioni dirigenziali. Nell’ottica di una politica lungimirante del personale, stiamo pianificando programmi per la promozione delle donne in posizioni guida.

  • Gestione degli errori:

Nel rapporto è stata evidenziata una cultura dell’errore bisognosa di miglioramento. Solo riconoscendo gli errori, imparando da essi e creando trasparenza possiamo apportare cambiamenti. Questo atteggiamento di fondo deve essere considerato e mantenuto come parte integrante del nostro modo di lavorare in tutti i settori. Gli errori individuati e affrontati offrono l’opportunità di migliorare e ottimizzare. Questo deve essere incluso in tutti i profili e processi lavorativi. Affronteremo questo tema durante corsi e seminari di formazione.  Presupposto e base per una buona cultura dell’errore è la fiducia reciproca.

Invito a camminare insieme 

Invito le persone coinvolte a condividere le loro storie con noi. Le vostre conoscenze, le vostre esperienze e le vostre prospettive sono di inestimabile valore per il processo di revisione degli abusi. E vi ringrazio già oggi per questo.

Vi prego di scegliere il percorso che ritenete più adatto: potete rivolgervi alla responsabile del Centro di ascolto Maria Sparber, al responsabile del servizio per la tutela dei minori, Gottfried Ugolini, al vicario generale o a me personalmente. Inoltre, potete contattare altri enti indipendenti. Una lista sarà disponibile nella documentazione di questa conferenza stampa. Potete farlo di persona o in modo anonimo. In qualunque modo decidiate di raccontarci le vostre storie, noi le prenderemo sul serio. Saranno per noi il fondamento prezioso da cui imparare e, forse, da cui avviare passi verso il risanamento delle ferite.

Conclusione

Con umiltà e determinazione vi invito a percorrere insieme a noi questo cammino di riflessione e cambiamento. In quanto giornalisti e giornaliste, avete il compito di vigilare affinché la Chiesa adempia bene al suo incarico. Contribuite a garantire che i casi di abuso non vengano messi sotto silenzio ma al contrario portati alla luce. Voi, come giornalisti e giornaliste, con il vostro resoconto costruttivo e critico, contribuirete in modo significativo a far sì che noi come diocesi possiamo trasmettere sia all’interno della Chiesa che all’esterno, alla società, che:

La nostra prima attenzione è rivolta alle persone coinvolte e la loro sofferenza richiede il nostro fermo impegno.

  • Qualsiasi forma di abuso e violenza è un reato contro la dignità, la libertà e la vita di un essere umano.
  • È parte del nostro compito originario come Chiesa l’impegno a trattare e prevenire i casi di abuso.

Questo processo e questo cambiamento si considerano riusciti se possiamo fare affidamento sulla competenza e sulla responsabilità personale dei molti credenti. La fiducia nella forza e nella capacità di riflessione di tutti i responsabili in diocesi deve essere la mèta di questo cammino, che io e i miei collaboratori più stretti inizieremo a percorrere impegnandoci a dare il buon esempio.

C’è bisogno di tutti noi per creare quel cambiamento culturale che aiuta a lenire le sofferenze e le ingiustizie passate e a prevenire quelle future. C’è bisogno di tutti noi.

  • Ivo Muser

Fino a non molto tempo fa, ogni caso di abuso da parte di un chierico veniva considerato come un caso individuale, come un reato commesso da un unico sacerdote ai danni di bambini, giovani o persone sotto la sua protezione.

Tuttavia, l’esperienza ha dimostrato che i casi sono troppo numerosi per considerarli come episodi isolati ed è anche chiaro che alcune circostanze rendono possibili i casi di abuso, mentre altre li rendono più difficili o addirittura li impediscono. Ciò porta a concludere che l’abuso sui minori o sulle persone sotto tutela ha cause sistemiche ed è riconducibile a precisi deficit.

Nella loro indagine, gli avvocati citano alcuni di questi deficit sistemici, che vorrei ripetere: sessualità immatura e mancanza di strategie per affrontare la propria sessualità; pressione eccessiva sui sacerdoti e conseguente isolamento; trasformazione in tabù e connotazioni negative della sessualità; clericalismo e sistemi maschilisti; paura dello scandalo e di macchiare la Chiesa; mancanza di cultura dell’errore; clericalismo laico; prospettiva limitata riguardo ai fedeli del luogo.

Sarà nostro compito iniziare da qui, concentrandoci sulla formazione dei futuri sacerdoti, ma anche sulla formazione continua e l’aggiornamento dei sacerdoti. Si tratterà di sviluppare ulteriormente gli standard per l’accompagnamento dei sacerdoti.

Per lavorare sul sistema ecclesiale e organizzarlo in modo che la chiesa diventi più sicura per i bambini e per le persone vulnerabili, sono necessari miglioramenti anche nell’area amministrativa, cioè nell’amministrazione della diocesi, e in alcune aree è necessario un nuovo orientamento. In particolare, è necessario concentrarsi sull’approccio nell’affrontare e gestire i casi di sospetto abuso segnalati. L’obiettivo è formulare standard, regolare i processi e attuare misure concrete. Essendo responsabile dell’area amministrativa in qualità di Vicario generale, vorrei concentrarmi su questo aspetto. L’elaborazione dei casi di abuso del passato ha evidenziato dove sono i deficit in questo settore. Ne sono emersi i punti in cui i processi devono essere ripensati e regolati. In particolare, penso a quanto segue:

  • Gli avvocati hanno sottolineato più volte di vedere molta buona volontà nei responsabili della diocesi nel prendere sul serio le segnalazioni di abuso, nel prestare particolare attenzione alle persone colpite, nel chiedere conto agli accusati e nel compiere i passi successivi con tutti. Per fare questo, però, serve ottimizzare la procedura. Innanzitutto, è necessario dare maggiore visibilità alle tre aree che si attivano in caso di denuncia di abuso. Da un lato c’è il Centro di ascolto, come luogo in cui presentare le segnalazioni e a cui le persone interessate possono rivolgersi. Deve essere in grado di agire in modo indipendente e necessita di un insieme di regole chiare e vincolanti nel modo di procedere. In parte questo esiste già. Va ripensato il Centro di intervento, che ha il compito di esaminare le denunce di abuso dopo la loro presentazione, di adottare misure di protezione delle persone coinvolte e intervenire nei confronti degli accusati. Attualmente questi compiti sono di competenza del vicario generale. In futuro, dovrebbe esserci un riferimento separato che agisca nel modo più indipendente possibile e che prepari una proposta di decisione per il vicario generale e quindi per il vescovo. Infine, il ruolo del responsabile della prevenzione dovrebbe essere meglio definito. Questo ambito dovrebbe essere più chiaramente differenziato dal Centro di ascolto e non dovrebbe essere coinvolto nella gestione di casi concreti di abuso.Centro di ascolto – Centro di intervento – Centro di prevenzione : queste tre aree devono essere rafforzate, devono lavorare in modo indipendente, completarsi a vicenda e contribuire in modo competente alla gestione professionale dei casi di abuso. Questo processo organizzativo dovrebbe essere avviato immediatamente e giungere a una conclusione definitiva entro quest’anno.
  • Inoltre, è necessario un quadro completo di regolamenti diocesani che definiscano come procedere in caso di segnalazioni di abusi. Esistono già linee guida, direttive sulle procedure e concetti quadro. Questi devono essere rielaborati e ottimizzati e la perizia dei legali contiene sufficienti proposte in merito. Questo quadro di regolamenti dovrà poi essere standardizzato e reso vincolante. Anche questo avverrà nei prossimi mesi.
  • Inoltre, tutti questi regolamenti devono essere verificati periodicamente per ottimizzarli. Learning by doing si applica anche a questo ambito. Tuttavia, è possibile imparare dalla pratica solo se si valuta e si riflette sulle proprie azioni e si traggono conclusioni per il lavoro futuro.È poi necessario sviluppare misure che definiscano le conseguenze delle accuse di abuso. Questo catalogo di possibili interventi e sanzioni nei confronti degli accusati dovrebbe essere vincolante, in modo da fornire ai responsabili la certezza dell’azione. Naturalmente, occorre distinguere tra le misure di natura preventiva e quelle di natura disciplinare.In questo contesto, è necessario un monitoraggio anche per gli accusati. Questo dovrebbe garantire che le sanzioni vengano rispettate e che le misure preventive vengano osservate.
  • Poi deve essere riorganizzata anche la gestione degli atti documentali. Gli avvocati hanno evidenziato nel loro studio “gravi carenze” a questo proposito, ma hanno aggiunto verbalmente che la situazione era ed è simile in altre diocesi. Questo non giustifica nulla, ma è uno stimolo a stabilire degli standard anche qui. Questo perchè la pratica finora ha dimostrato che i fascicoli giocano un ruolo fondamentale nel trattare i casi di abuso. Anche lo studio degli avvocati si basa in gran parte sulla ricerca nei fascicoli. È necessario sviluppare un insieme di regole per garantire trasparenza e tracciabilità.In questo contesto, è importante documentare in futuro ogni fase del percorso di elaborazione. Solo così si potrà capire cosa è stato fatto. Questo obbligo di documentazione dovrà rendere evidente che le segnalazioni di abuso sono prese sul serio.
  • Infine, considero mio compito prestare particolare attenzione al personale della Curia vescovile. Il personale deve essere sensibilizzato sul tema e ricevere una formazione ulteriore. È anche importante prestare attenzione alla comunicazione reciproca, per incoraggiarla e per promuovere la cultura dell’errore di cui ho già detto. La riforma della curia, che sarà affrontata in primavera e sarà accompagnata da esperti, offrirà l’opportunità di fare anche questo.

Tutte queste misure hanno un unico obiettivo: rendere la chiesa un luogo più sicuro per i bambini, i giovani e le persone vulnerabili. Il Vangelo ci ordina di farlo. E noi dobbiamo annunciarlo, soprattutto attraverso le nostre azioni e il nostro comportamento.

  • Eugen Runggaldier.

Il mio intervento si basa sulla prospettiva del nostro progetto “Coraggio di guardare”. La prima fase si è conclusa con la pubblicazione della perizia. Oggi inizia la seconda fase dell’elaborazione e a seguire il passaggio alla terza fase di prevenzione.

Quali sono i passi da compiere nei confronti delle persone colpite?

Il Centro di ascolto continua a essere a disposizione delle persone che hanno subito abusi da parte del clero all’interno della Chiesa. Le persone colpite possono rivolgersi al Centro di ascolto per ricevere sostegno.

Le sofferenze e le ingiustizie subite dovrebbero e devono essere affrontate in modo che le persone colpite possano ricevere un adeguato conforto e giustizia – anche se sappiamo che le ferite non cadono in prescrizione. Inoltre, sappiamo che nulla può compensare ciò che è stato sofferto e distrutto.

Proprio per questo è importante che tutti noi adottiamo un atteggiamento attento e coraggioso nei loro confronti, con il coraggio di guardare, ascoltare, capire, agire e avviare il cambiamento.

Cosa è previsto per le donne e gli uomini vittime di abuso?

Qui è richiesta non solo solidarietà, ma anche l’impegno a pensare e agire in partnership. Dobbiamo adoperarci affinché le donne e gli uomini colpiti siano consapevolmente inclusi in tutti gli organismi diocesani e pastorali e nelle istituzioni formative e siano coinvolti su un piano di parità. Le persone colpite sono esseri umani con i loro talenti e le loro esperienze, che contribuiscono dalla loro prospettiva con importanti impulsi e considerazioni rilevanti per tutti e tre gli ambiti – intervento, elaborazione e prevenzione – in tutti gli ambiti della Chiesa e della società e a ogni livello di responsabilità.

Il lavoro di rete tra le persone colpite e la formazione di un organismo diocesano composto da persone colpite devono essere concordati tenendo conto dei loro interessi e in dialogo con loro, non essere fissati in anticipo e certamente non dall’alto.

Cosa abbiamo previsto per le parrocchie in cui gli abusi sono diventati un tema?

Una cosiddetta équipe di sostegno è a disposizione di parrocchie, associazioni o gruppi in cui gli abusi sono diventati noti o quando vogliono affrontare l’argomento. Il team è composto da uomini e donne formati che assumono il ruolo di moderatori durante gli eventi e gli incontri. Esperti si occuperanno della parte relativa ai contenuti. Markus Felderer, a lungo direttore dell’Ufficio scuola e catechesi, è a disposizione per coordinare il team di supporto e per rispondere a qualsiasi domanda.

L’obiettivo è che le parrocchie, le associazioni o i gruppi e tutti in generale possano esprimersi. Il venire alla luce di casi di abuso porta spesso a divisioni all’interno delle parrocchie e delle organizzazioni: alcuni sapevano, altri no; alcuni si difendono da queste accuse, altri dicono: finalmente il caso è uscito allo scoperto. Ed entrambi hanno ragione a modo loro. Ecco perché abbiamo bisogno di spazi in cui il dialogo sia incoraggiato, fornendo informazioni e indicazioni chiare sulle dinamiche dell’abuso e sui suoi effetti sull’ambiente circostante.

Il fatto stesso che il tabù venga infranto e che l’abuso diventi un argomento di conversazione può scatenare le reazioni più diverse e controverse. Per questo motivo, è opportuno organizzare circoli di discussione per un ampio target di gruppi, al fine di affrontare e discutere il tema dell’abuso e le esperienze e le domande ad esso associate.

Quali saranno i prossimi passi del gruppo direttivo?

Per l’attuazione del progetto è stato istituito un gruppo direttivo. È responsabile della pianificazione e dell’attuazione delle fasi successive. Martedì prossimo il gruppo direttivo discuterà la perizia e le raccomandazioni e trarrà le conclusioni per l’attuazione del progetto.

Per attuare in modo concreto e sostenibile in tutti gli ambiti diocesani le raccomandazioni del rapporto e la visione futura del progetto di Chiesa come luogo sicuro per i bambini e i giovani, si stanno formando i cosiddetti gruppi di progetto. Essi rappresentano le quattro aree principali della diocesi: pastorale, formazione, Caritas e amministrazione. I gruppi di progetto hanno il compito di affrontare il lavoro di elaborazione e prevenzione nelle rispettive aree con esperti interni ed esterni, sviluppare linee guida e misure, fornire formazione e aggiornamento su questi temi, elaborare concetti di protezione all’interno delle proprie istituzioni e aree in modo partecipativo e prevedere strategie di valutazione.

I risultati e i piani corrispondenti devono essere presentati, discussi e decisi in tutti gli organismi diocesani entro l’autunno. L’attuazione delle linee guida e delle misure nei quattro ambiti della pastorale, della formazione, della Caritas e dell’amministrazione inizierà con il Convegno pastorale in autunno, con un processo partecipativo che sarà monitorato e valutato dopo un anno. Questo segna l’inizio della terza e ultima fase del progetto.

Misure per la selezione e la formazione del personale ecclesiale

Un punto focale sarà la definizione di criteri, concentrati sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili, per la selezione del personale ecclesiale. Le questioni relative all’abuso in tutte le sue forme sono parte integrante della formazione e dell’aggiornamento, nonché degli incontri di supervisione e di riflessione pratica.

La pianificazione annuale e il rapporto annuale di tutte le organizzazioni, associazioni e istituzioni ecclesiali devono includere un punto sulla responsabilità e la cura per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili.

Anche se le congregazioni religiose non sono state prese in considerazione nel rapporto degli avvocati a causa della loro autonomia sul piano del diritto canonico, le congregazioni religiose sono state prese in considerazione nel progetto “Coraggio di guardare” e incluse nella sua realizzazione.

Responsabilizzare la base: “Noi sappiamo”

I risultati della ricerca d’archivio e delle interviste hanno dimostrato che è necessario un cambiamento culturale. Questo inizia con una maggiore consapevolezza personale nel rapporto con il potere, le relazioni e la fiducia. Questi sono gli elementi-base per qualsiasi forma di abuso, quando il soddisfacimento dei propri bisogni e interessi avviene a scapito di minori e adulti vulnerabili, che non sono in grado di formulare un consenso o il cui diritto all’autodecisione viene disatteso.

Abbiamo bisogno di un cambiamento su larga scala nel modo in cui ci rapportiamo agli altri:

  • Non distogliere più lo sguardo, ma guardare, ascoltare, capire e agire.
  • Non scaricare le responsabilità ma agire in prima persona con coraggio e responsabilità.
  • Non più: meglio non immischiarsi, ma invece: io so e agisco.

Anche i membri delle parrocchie, delle associazioni e delle istituzioni devono essere sensibilizzati e responsabilizzati attraverso gruppi di discussione, informazione e aggiornamento.

In tutte le organizzazioni ecclesiali è importante rendere visibili e tangibili le regole per il rapporto con bambini e giovani, al fine di garantire il loro benessere e la loro protezione.

I membri delle parrocchie, delle associazioni e delle istituzioni sono incoraggiati a informare immediatamente i responsabili della diocesi in caso di casi sospetti e quando gli episodi diventano noti, in modo che possano essere prese le misure previste per chiarire e fermare l’abuso.

Ci sono documenti che possono essere messi a disposizione per serate di discussione ecc.?

Oltre alle informazioni e ai contatti, sul sito web della diocesi è disponibile una serie di documenti e materiali sul tema degli abusi, come riferimenti a film, libri e articoli, nonché testi per le celebrazioni liturgiche. Il materiale viene continuamente aggiornato e integrato con esempi di buone pratiche.

Per ultimo, al riguardo del progetto “Il coraggio di guardare” il gruppo direttivo comunicherà e riporterà ulteriori passi e misure sulla homepage della diocesi e attraverso i media.

  • Gottfried Ugolini.
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Un commento

  1. Elisabetta 25 gennaio 2025

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