Lo sposalizio della Vergine

di:

arte

La cura femminile dei beni artisti familiari è probabilmente una delle motivazioni sottese all’elaborata ricerca che Laura Picchio Lechi conduce da alcuni anni, studiando la ricca collezione artistica dei Lechi e in particolare le vicende di quel che è stato il gioiello della quadreria di tale famiglia bresciana, ovvero il celeberrimo dipinto di Raffaello intitolato Lo sposalizio della Vergine, oggi conservato alla Pinacoteca di Brera di Milano.

Quasi al pari di una sua antenata – Francesca (Fanny) Ghirardi Lechi (1773-1807) che, animata dallo spirito rivoluzionario dei fratelli Giuseppe, Angelo, Teodoro, Giacomo Lechi partecipa all’insurrezione del 1797 e cuce il Tricolore coi tre colori nazionali – la giovane studiosa lega fili a lungo nascosti per restituire verità storica a un notissimo dipinto dalle vicissitudini sconosciute ai più.

Dopo la tesi di laurea (2018) e altri saggi che l’autrice ha dedicato allo Sposalizio della Vergine, questo testo presenta ai lettori la celebre pala che il giovane Raffaello dipinse nel 1504 su commissione di Filippo Albizzini per la Cappella di San Giuseppe nella Chiesa di San Francesco a Città di Castello.

Il contesto

Il committente chiese che l’artista prendesse a modello la pala di analogo soggetto che Perugino – nella cui bottega Raffaello si formò – dipinse nel 1503. Sugli inevitabili i confronti tra le due opere i critici d’arte di epoche diverse hanno ampiamente sostato e la studiosa ne riporta i giudizi più importanti.

Viene riscostruito il contesto storico-artistico in cui l’urbinate lavorò ovvero quello del ricchissimo Rinascimento italiano. Fa seguito la documentazione di quasi tre secoli, della Brescia di fine 700. La città visse un periodo rivoluzionario a cui la famiglia Lechi (insieme agli Avogrado e altri nobili bresciani) ampiamente partecipò e che vide la nascita della Repubblica bresciana (dal 17 marzo 1797 al 28 giugno 1797) vittoriosa su Venezia e l’Austria.

Risale al gennaio del 1798 l’evento che favorì la rimozione della pregiata pala d’altare dalla chiesa della Città di Castello e il suo trasporto a Brescia da parte di Giuseppe Lechi, generale napoleonico. Fonti del tempo attestano che egli ebbe in dono il capolavoro dalla popolazione locale, grata per l’impresa bellica da lui guidata e per la vittoria sulle truppe pontificie.

Ma fu un vero dono? Un’accesa disputa oppose coloro che contestarono tale donazione (la famiglia dei committenti, gli Albizzini, e i loro eredi Velluti e Guadagnoli insieme ad altre famiglie bresciane che – devote agli Austriaci – misero in cattiva luce i Lechi ritenendoli predatori di opere d’arte alla stregua di Napoleone) e quanti invece la difesero.

L’autrice ben si destreggia tra le numerose lettere, scritti e opuscoli che le due fazioni elaborarono. Nel volume sono presentate sia missive provenienti da archivi privati sia accurate citazioni bibliografiche. Nelle appendici documentarie compaiono le immagini molto belle delle  lettere manoscritte datate con i mesi del calendario rivoluzionario francese (Ventoso, Piovoso) nel tempo della Repubblica Cisalpina. Altrettanto ricco e accurato è l’apparato iconografico che correda il volume insieme a un’estesa bibliografia.

Un Raffaello a Milano

Inevitabile chiedersi perché ora il quadro si può ammirare nella Pinacoteca milanese. La storia di famiglia è narrata con passione dall’autrice che descrive la stagione del ritorno degli Austriaci nel Lombardo-Veneto, gli esili e le sfortunate vicende delle famiglie aderenti alla Repubblica Cisalpina.

I Lechi in particolare, per sopravvivere, dovettero vendere molti quadri pregiati e anche il celebre Raffaello. Esso venne acquistato nel 1801 dal ricco collezionista milanese Giacomo Sannazzari alla cui morte l’intero patrimonio confluì per lascito testamentario all’Ospedale Maggiore di Milano. Di qui, dopo laboriose trattative, la pala si mosse alla Reale Accademia di Brera, quando nel 1805 il governo repubblicano provvedette all’ acquisto a favore della stessa Accademia.

Nomi importanti della società culturale e politica milanese del tempo si mobilitarono per la causa, tra cui lo stesso vicerè d’Italia Eugenio di Beauharnais con l’approvazione del suo famoso padre acquisito ovvero “Napoleone Imperatore dei Francesi e Re d’Italia”. Dalla primavera del 1806 il dipinto risiede nella sede in cui attualmente si trova e si può pubblicamente ammirare.

Non mancarono in seguito cause intraprese per la restituzione dell’opera a Città di Castello ma tutti i ricorsi furono respinti in nome delle leggi che regolano i bottini di guerra e le successioni dei beni tra il cessato Primo Regno d’Italia e i posteriori governi. La legittimità dei passaggi collezionistici fu anch’essa riconosciuta.

Di questi aspetti si è occupata l’autrice in questo nutrito volume in cui ella cuce storie di diversi periodi con un filo rosso affascinante: quello di un legame nuziale che Raffaello rese celebre in una composizione dove eleganti personaggi dipinti con grazia e delicatezza si inseriscono in un ideale scenario prospettico in cui il connubio di soggetti umani e natura idilliaca illumina ancora oggi la nostra visione.

  • LAURA PICCHIO LECHI, Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello. Tra fortuna critica e documenti inediti, Olschki, Firenze, 2022.
Print Friendly, PDF & Email
Tags:

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto