Oblast’ di Kaliningrad, Russia, febbraio 2025
Dopo il mio viaggio attraverso le tre Repubbliche baltiche, il quale mi aveva portata fino a Nida, cittadina lituana al confine con la Russia, ho deciso di intraprendere una nuova avventura. Questa nuova avventura mi ha portata al di là di quel delicato confine, posto a pochi passi da Nida, nella regione più occidentale di tutta la Federazione Russa: la exclave di Kaliningrad, incastonata tra Lituania (a est) e Polonia (a ovest), e bagnata dal Mar Baltico.
Nel corso di questa impresa, ho esplorato la città natale del filosofo Immanuel Kant, Königsberg, odierna Kaliningrad; e Baltijsk, città più a ovest di tutta la Russia, ai confini con la Polonia, sede della flotta russa del Baltico, ex città chiusa dell’Unione Sovietica e città più militarizzata dell’Oblast’.
Dall’inizio del conflitto in Ucraina, o per meglio dire da quello che da noi è stato indicato come il momento d’inizio del conflitto in Ucraina, l’exclave russa è tornata alla ribalta in tutta la sua importanza strategica e militare, e questa ritrovata centralità ha portato l’Occidente a porre nuovamente gli occhi su questa regione:
- TGCOM24, 18 agosto 2022: «Ucraina, la Russia schiera missili ipersonici a Kaliningrad»;
- Il Sole 24 ORE, 30 novembre 2024: «Polonia, Il primo ministro visita le fortificazioni al confine con la Russia»;
- The Kyiv Independent, 9 ottobre 2024: «La Lituania blocca e fortifica il ponte verso l’exclave russa di Kaliningrad»;
- Il Messaggero, 2 dicembre 2024: «Polonia, lo “scudo” al confine con Kaliningrad. E la Nato prosegue le «missioni spia» sopra il Baltic Jammer di Putin».
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L’Oblast’ di Kaliningrad è uno snodo commerciale e portuale fondamentale grazie alla sua posizione. Il Mar Baltico, infatti, è navigabile tutto l’anno e ciò lo rende una via florida per il passaggio di merci dalla Russia continentale all’exclave di Kaliningrad. Inoltre, lo sbocco su questo mare così strategico, sia per navigabilità sia per collocazione, ha reso la regione la sede generale della flotta russa del Baltico.
La posizione di quest’Oblast’, distaccato dal resto della Madre Patria e circondato da potenze ostili, l’ha anche portato a diventare un’area estremamente militarizzata e una base missilistica essenziale.
Ma allora com’è andare a Kaliningrad? Si entra davvero in un luogo dove si respira aria di guerra e miseria? In un luogo alla “Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”?
Il mio primo approccio con l’Oblast’ di Kaliningrad è avvenuto con la città di Kaliningrad (500.000 abitanti circa), l’antica Königsberg, città principale della regione, sospesa a metà tra il passato prussiano con, ad esempio, la bellissima cattedrale di Königsberg, e il presente russo e post-sovietico.
Il mio alloggio si trovava in pieno centro cittadino, vicino a un grande centro commerciale e quando sono arrivata, verso le dieci di sera, le strade erano ancora piene di gente e i negozi avevano ancora le serrande alzate.
Dopo un’intera giornata di viaggio passata tra aereo, bus e controlli di frontiera, ero troppo stanca per iniziare la mia esplorazione la sera stessa – ed anche se avessi avuto le forze di farlo, mi sarei dovuta limitare ad una passeggiata, in quanto ero senza soldi e questo perché, a causa delle sanzioni, non è più possibile cambiare gli euro in rubli né in Italia né in Polonia.
La mattina seguente, piena di energie e con il cambio in tasca, ho iniziato l’esplorazione. Ciò che ho immediatamente notato sono state la cordialità e la disponibilità delle persone, pronte ad aiutare al minimo accenno e molto stupite di vedere turisti italiani in questa piccola perla del Baltico. Quando si pensa alla Russia, infatti, ciò che viene in mente sono città come Mosca e San Pietroburgo, non di certo Kaliningrad, soprattutto alla luce degli avvenimenti degli ultimi anni.
Proseguendo l’esplorazione, poi, ho avuto l’opportunità di confermare dei pensieri che avevo avuto modo di maturare nel corso di questi ultimi anni.
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I giornali e telegiornali italiani ci hanno spesso trasmesso il messaggio che la Russia fosse un paese in ginocchio, sull’orlo del disastro, con i negozi chiusi e i brand occidentali che, per una questione di principio e giustizia, avevano abbandonato la nave che colava a picco. In realtà i centri commerciali, come quello a fianco al mio alloggio, pullulano di questi brand e i supermercati offrono una vasta scelta di alimenti, sia prodotti in patria che provenienti da altri paesi dell’Europa.
Hanno anche detto a gran voce, più volte, che i soldati venissero arruolati forzatamente, prelevati dalle loro case e mandati al macello… ma anche questo non è vero. Molti giovani lavorano nelle forze dell’ordine, molti altri hanno scelto la carriera militare, forse per un sogno personale o forse perché in Russia è ancora quella più prestigiosa e meglio retribuita, ma molti altri vivono la loro vita lontano da questo apparato e non sono per questo bersaglio di una caccia alle streghe.
Negli ultimi giorni, inoltre, l’informazione italiana ha veicolato il messaggio che il distacco dei Paesi Baltici dalle reti elettriche russe, annunciato da diversi mesi, avrebbe rappresentato un enorme problema per la regione di Kaliningrad la quale, essendo distaccata da Mosca, riceve l’elettricità tramite i cavi ad altra tensione passanti per i Baltici. Io ero lì proprio il giorno in cui è avvenuto questo distacco, la notte tra l’8 e il 9 febbraio, e ho avuto l’opportunità di parlare con persone che a Kaliningrad ci vivono, le quali mi hanno detto che la Russia si preparava a questo avvenimento dal lontano 2016. Difatti, né quella notte né il giorno seguente ci sono stati black out, neanche uno, nemmeno momentaneo. Era già tutto pronto, Kaliningrad era già organizzata per produrre elettricità in maniera autonoma.
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Certamente a lungo termine questa situazione potrebbe pesare sulle casse di Mosca, ma per ora il problema non sussiste e un avvenimento presentato come una cinghiata sui denti alla Russia, si è dimostrato essere solo una piccola seccatura.
C’è una cosa, però, che si può vedere molto spesso girando per la città di Kaliningrad e che ricorda a tutti ciò che sta accadendo: dei poster pubblicitari di propaganda che invitano a difendere la propria Patria o che elogiano dei soldati che si sono distinti in guerra per le loro gesta.
La Federazione Russa è formata da un territorio estremamente vasto, grande quasi come un continente ed esteso come un impero. Ovviamente, la situazione che si vive a Kaliningrad, a Mosca, o San Pietroburgo, città importanti e strategiche, non può essere paragonata a quella vissuta nelle città o villaggi della profonda Siberia, ma questo non era possibile farlo nemmeno prima del conflitto russo-ucraino.
Nella mia esplorazione non mi sono limitata alla città di Kaliningrad, mi sono voluta recare a Baltijsk (36.200 abitanti): città russa nell’estremo ovest del paese, ai confini con la Polonia; ex città chiusa dell’Unione Sovietica; base missilistica e quartier generale della flotta russa del Baltico.
Qui, chiaramente, il clima è totalmente differente da quello che si respira nel capoluogo Kaliningrad. Baltijsk, data la sua importanza strategica e militare, ad oggi si configura come una città semi-chiusa, in cui l’accesso ad alcune aree è precluso a coloro che non hanno uno speciale permesso dell’FSB (Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa). Le strade pullulano di militari e ad ogni passo ci si sente osservati.
Passeggiando in riva al mare, nella spiaggia ricoperta di ambra, se si alzano gli occhi al cielo, ci si rende conto che tra le nuvole volano elicotteri militare intenti a pattugliare il confine e Jet Sukhoi, dei caccia multiruolo in grado di garantire una supremazia aerea sull’avversario. Nonostante l’innegabile tensione che si respira nell’aria, visitare la città è possibile e farlo permette di conoscere meglio la storia della regione di Kaliningrad e quella dei combattimenti che ebbero luogo nella Prussia Orientale ai tempi della Seconda Guerra Mondiale e non solo.
A Baltijsk, infatti, sono presenti fortificazioni militari risalenti a diversi periodi storici e domini: fortificazioni sovietiche, russe, naziste e svedesi, che permettono di fare un salto nel passato, in quanto molte di queste sono rimaste pressoché intatte. Ma soprattutto, visitare Baltijsk permette di comprendere ciò che sta accadendo oggi ai confini tra Russia e UE.
Oggi più che mai, complice la vittoria presidenziale di Donald Trump, i rapporti tra UE e Federazione Russa sono tesi. Le decisioni del neoeletto Presidente, difatti, cozzano con la linea che l’Unione Europea aveva deciso di seguire nel conflitto russo-ucraino e le ideologie che fino ad oggi hanno mosso le élite politiche, si scontrano con le realtà dei fatti: i paesi europei senza il sostegno degli Stati Uniti non sono in grado, o almeno non a lungo termine, di mantenere la propria posizione, né a livello politico, né a livello economico e ancor meno a livello militare.
Link agli articoli sovra citati:
- Il Sole 24 ORE, 30 novembre 2024: «Polonia, Il primo ministro visita le fortificazioni al confine con la Russia».
- TGCOM24, 18 agosto 2022: «Ucraina, la Russia schiera missili ipersonici a Kaliningrad».
- The Kyiv Independent, 9 ottobre 2024: «La Lituania blocca e fortifica il ponte verso l’exclave russa di Kaliningrad».
- Il Messaggero, 2 dicembre 2024, Simone Pierini: «Polonia, lo “scudo” al confine con Kaliningrad. E la nato prosegue le «missioni spia» sopra il Baltic Jammer di Putin».
Bel reportage. Manca qualsiasi informazione sulle chiese cristiane e soprattutto il pensiero degli abitanti… È questa la differenza tra la democrazia europea e occidentale, con i suoi limiti, e la dittatura europea di chi, come in Russia e Bielorussia, non dice mai veramente ciò che pensa…🤨, perché Navalny e Politkovskaja docent… 😔