Il 22 maggio la Deutsche Forschungsgemeinscahft (DFG), insieme al Consiglio superiore per le scienze, ha dato comunicazione su quali fossero i dipartimenti di eccellenza delle università tedesche che avrebbero ricevuto fondi federali per il settennio 2026-2033. Fin da quel momento aveva destato scalpore, e non poca preoccupazione, il mancato rinnovo del finanziamento per il Dipartimento di eccellenza «Religione e Politica» dell’Università di Münster – attivo dal 2007 con una serie di ricerche e progetti che lo aveva reso un punto di riferimento nel panorama accademico europeo.
Con una nota stampa del 30 maggio, la DFG ha reso noto il profilo specifico dei nuovi 25 dipartimenti di eccellenza di cui viene finanziata la ricerca e struttura (45 sono stati prolungati per un ulteriore settennio). Di questi nuovi progetti dipartimentali solo il 10% può essere ascritto all’ambito delle scienze umane e si registra l’assenza completa delle teologie (ebraica, cristiana e musulmana).
Una scelta, questa, che va in chiara controtendenza rispetto all’articolato documento del Consiglio superiore delle scienze del 2010 «Raccomandazioni per lo sviluppo delle teologie e delle discipline riferite alla religione nelle università tedesche» (qui) pubblicato nel febbraio del 2010. Un testo che rappresentava un chiaro e deciso sostegno alla ricerca accademica su religioni e fedi nelle accademie della Repubblica federale, riconoscendone il significato e l’importanza pubblica per le dinamiche sociali del nostro tempo.
In un comunicato stampa congiunto, le associazioni delle facoltà di teologia cattolica ed evangelica insieme all’Associazione delle facoltà di filosofia, si afferma che «il programma di finanziamento della ricerca da parte della DFG non è adeguato alle sfide attuali sul piano politico e sociale davanti alle quali si trovano i singoli stati e le organizzazioni internazionali».
Da un lato, si deve registrare una comprensione della religione unicamente come fenomeno negativo, ma evidentemente non percepito come significativo rispetto ai processi di destrutturazione delle democrazie occidentali e alle configurazioni politiche e sociali su piano globale. D’altro lato, anche rispetto a questa prospettiva unilaterale si deve registrare la non convocazione delle competenze accademiche specifiche in vista di una adeguata interpretazione dei fenomeni in atto.
Le tre associazioni sottolineano poi che «le teologie, partendo dalla loro prospettiva interna alle fedi e alle comunità religiose, possono identificare il potenziale costruttivo dell’apporto che persone legate all’esperienza religiosa possono dare a una proficua convivenza all’interno di società religiosamente eterogenee».
L’orientamento dei finanziamenti della DFG ai dipartimenti di eccellenza tedeschi sembra avere anche un qualche collegamento con la riorganizzazione dei ministeri portata avanti dal cancelliere Merz. Da un lato, ricerca, tecnologia e astronautica si ritrovano accorpate tra di loro nel corrispondente ministero, mentre dall’altro l’educazione (scuola e università) è stata ascritta al ministero per la famiglia, gli anziani, le donne e i giovani.
Una scelta, questa, che indica la chiara propensione a far coincidere la ricerca (anche quella accademica) con la produzione di tecnologie – sancendo formalmente, a livello di governo federale, una tendenza in atto da decenni: ossia, la supremazia delle scienze della natura in ragione della loro capacità di generare un indotto finanziario commerciando prodotti tecnologici.
Ne risulta un’idea, esplicitamente affermata dalla DFG, della ricerca accademica come una procedura «altamente competitiva» che mette in gara tra di loro i vari progetti dipartimentali, che a loro volta vengono valutati/premiati sulla base della spendibilità commerciale dei loro prodotti. Inoltre, si afferma sempre più chiaramente una comprensione del sapere come qualcosa di empiricamente verificabile – tralasciando quelle che possono essere le forze che stanno alla base dei fenomeni empirici che scuotono l’attuale configurazione del mondo. Di cui fa parte anche la religione.
La scelta di escluderla completamente quale oggetto specifico dei dipartimenti di eccellenza tedesca stupisce non poco, soprattutto se si tiene conto dell’uso della religione stessa in quella miriade di conflitti geopolitici che stanno destrutturando il nostro ordinamento globale. Dato riscontrato anche nella dichiarazione delle associazioni delle scienze umane: «Per la gestione delle crisi sociali e politiche è assolutamente necessario un confronto con le dinamiche religiose e, allo stesso tempo, un’analisi del significato delle religioni all’interno delle società democratiche».