«Senza un’unità crescente dell’Unione, le cose rischiano di andare male per tutti. Non c’è nessuno che possa trarre vantaggio dalla divisione, dalla disunità». È il punto chiave che all’indomani del via libera ricevuto dal Parlamento europeo alla nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen, ribadisce mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione degli episcopati cattolici dell’Unione Europea (COMECE).
Il 27 novembre, mentre a Strasburgo, i parlamentari europei votavano la Commissione bis di Ursula von der Leyen, a Bruxelles, si apriva l’assemblea autunnale della COMECE, che riunirà fino al 29 novembre i vescovi delegati delle Conferenze episcopali UE.
L’esito del voto a Strasburgo lascia presagire un cammino ad ostacoli. Con 370 voti a favore (su un numero totale di 719 eurodeputati), la nuova Commissione ha incassato il sostegno più risicato della storia europea.
- Crociata, una prima valutazione.
Va innanzitutto sottolineato che si tratta di un adempimento che si è compiuto ed è un fatto positivo che la Commissione sia stata votata e che possa ora cominciare la sua attività. Quanto alla fragilità della maggioranza, bisogna pur notare che essa è, in parte, la conseguenza inevitabile del risultato delle elezioni e che inevitabilmente caratterizzerà tutto il quinquennio. Tuttavia, non è detto che le cose debbano andare peggio o che la precarietà debba crescere o debba manifestare per forza solo i suoi effetti negativi. C’è invece la possibilità di lavorare in maniera tale che il consenso si allarghi. Ed è su questo che la nuova Commissione è chiamata ad impegnarsi.
- Quali sono però i prerequisiti perché ciò accada?
Sono tanti, ma un prerequisito che secondo me è di grande importanza è il saper cogliere le urgenze più grandi e puntare a lavorare su di esse coinvolgendo e motivando il più possibile. L’altro prerequisito sono gli obiettivi. Li ha indicati la Presidente di Von der Leyen sia nel suo discorso di presentazione al Parlamento in vista della sua conferma che poi è avvenuta, sia nella lettera ai Commissari. Sono obiettivi che vedono il cammino dell’Europa mantenersi costante, con delle urgenze particolari. Prima fra tutte, la questione della pace.
- L’Europa ha una grande potenzialità, ma se lacerata, rischia di non avere nessuna possibilità di azione.
E poi la questione dell’immigrazione che sebbene ci sia stato un patto definito, rimane ancora aperta. Ci sono anche la questione della sostenibilità ambientale e i punti sollevati dai rapporti di Draghi e di Letta che sottolineano l’urgenza di maggiore produttività e di innovazione. Insomma, bisogna impegnarsi su questi temi coinvolgendo e convincendo in modo da allargare la maggioranza, a partire proprio da quelle questioni su cui tutti dovrebbero ritrovarsi.
- Lei nella prolusione alla Assemblea della COMECE, ha parlato di un «quadro inquietante» per l’Unione Europea. Cosa vi preoccupa di più?
Che l’Unione Europea si indebolisca e si frastagli sempre di più. Questo è il pericolo. È inquietante perché le condizioni perché questo avvenga, ahimè, dati i numeri e gli atteggiamenti, ci sono. Lo constatiamo non per scoraggiare, ma per dire che bisogna cercare di reagire e di trovare le condizioni non per dividere ulteriormente ma per unire.
- Quali sarebbero in questo momento le conseguenze di un’Unione Europea debole?
Un singolo paese non è in grado di confrontarsi né con i giganti dei grandi Stati né con le potenti società multinazionali. Solo mettendosi insieme, si riesce a creare una forza politica, tecnologica ed economica tale da reggere il confronto.
- Alla luce di queste sfide e alla luce dell’insediamento della nuova Commissione, qual è l’augurio che i vescovi dell’Unione Europea rivolgono oggi alla Presidente Ursula von der Leyen?
Un augurio innanzitutto di buon lavoro che significa intervenire sulle questioni di fondo, coinvolgendo l’opinione pubblica affinché senta di essere al cuore di quello che si sta facendo, e nello stesso tempo le forze politiche. Occorre cioè che le forze politiche e le opinioni pubbliche europee vedano lo sforzo che l’Unione Europea fa per rispondere ai bisogni e alle attese che i risultati elettorali – seppure in maniera contraddittoria e complessa – hanno comunque fatto emergere. È un lavoro in salita, per cui l’augurio è che la Commissione lavori ancora di più con la fiducia che gli obiettivi si possano raggiungere.
- Dal sito della Agenzia SIR, 28 novembre 2024
Indirizzato a tutti i politici e al clero carrolico
a coloro che hanno ancora la fede in Dio a coloro che servono fuori e dentro nelle chiese dei nostri padri e dei nostri figli.
Dall’Albania al Belgio
Sono nato e cresciuto in un paese ateo e comunista. Ho vissuto lungo il loro incubo e ho lasciato la pressione atea e musulmana per sposare un cristiano. Ma tutto era un sogno e niente vero e sono finita di nuovo in un altro paese ateo e di nuovo tra la pressione musulmana e mio marito che credeco che era cristiano si proclama un budista.
Perché le chiese vengono vendute in Belgio? Perché il governo non stanzia fondi per la loro ristrutturazione? Perché i belgi pagano 70 euro all’anno per le chiese qui? Io la piu povera senza casa e lavoro darei molto di piu per salvarla. Perché noi le comunità straniere, per quanto piccole siamo, non possiamo usare queste chiese vuote en in vendita per noi e avere preti e parrocchie per noi? Non ci interessa la nostra communita o la nostra cultura? Perche altri hanno piu diritti adesso da noi?
Dove vivo qui in Anversa ci sono molti immigrati dal tutto il mondo anche cristiani latini e spagnoli, italiani e portoghesi, albanesi ect che non hanno una chiesa che offra una messa nella loro lingua madre? Ci sono italiani che non vanno nelle chiese belghe per la lingua dei preti Belgi che parlano un dialetto olandese che non lo capiscono. Ci sono altri gente turista che vogliono una messa cattolica in inglese. Naturalmente ci sono anche cristiani albanesi come me che non hanno una chiesa o un prete albanese per celebrare la messa in albanese. Voi lo sapete molto bene che gli mussulmani albanesi sono piu patrioti che credenti perche loro sono stati prima delgi turchi ottomani tutti cristiani e possono venire in chiesa se la si fa un centro nationale e parrochia che si parla albanese. Mio nipote e in Grand Bretagnia ma non sie mai andato in una chiesa perche la ce a chiesa Aglicana.
Date le chiese belghe agli nuovi immigrati belgi e non lasciate che i politici le vendano ai protestanti o ai nostri nemici vicini o lontani.
Dio vede e provvede, ma anche i vescovi devono davvero impegnarsi di più perché hanno a che fare con i mulini a vento. Quali documenti danno a chi non vuole più essere cristiano? Vanno là e chiedano a Dio la benedizione del battesimo o della prima messa; Possono riprendere un sacramento? Mentre cerchiamo una messa per capire la lingua, a casa guardiamo la messa su YouTube perché non abbiamo possibilità di scelta. È ancora peggio quando clicchi sui siti web delle chiese per una confessione e vedi la notizia che è in vendita, questo mi rende molto triste, quindi percio oggi vi ho scritto qeusto lungo commento e lamento sincero.
sinceri saluti