CEI-seminaristi: omoaffettività

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Una lettura sinottica delle ultime Ratio Nationalis Institutionis Sacerdotalis della CEI ci aiuta a valutare gli sviluppi e le criticità in merito alla formazione dei futuri presbiteri. Si tratta di un salto temporale notevole per i cambiamenti repentini che viviamo (quasi vent’anni l’una dall’altra) e pubblicate sotto due pontificati diversi.

Nonostante molti contributi degni di attenzione nell’ultima Ratio (valorizzazione dell’accompagnamento psicologico, presenza laicale, importanza della comunità cristiana ecc.), emerge tuttavia il medesimo meccanismo d’arresto intorno alla riflessione sulla sfera affettiva e sessuale del futuro presbitero, connesso a un approccio e un linguaggio che faticano ancora a interpretare il vissuto umano di un giovane della società italiana attuale.

Già nel 2006 numerose perplessità, dentro e fuori la comunità ecclesiale, furono sollevate per le modalità con cui fu affrontata la dimensione dell’orientamento omoaffettivo nei candidati al ministero ordinato. È solo uno degli aspetti della dimensione sessuale che richiede un maggiore ripensamento soprattutto in dialogo con le scienze umane e le scelte che la Chiesa è chiamata a compiere alla luce del cammino sinodale.

La Sintesi finale del Sinodo sulla sinodalità servirà a ben poco se non sviluppa tra i battezzati e le battezzate la capacità di confrontarsi, anche su questo argomento, senza ipocrisia (le parti in rosso sono di Chiara D’Urbano, quelle in nero di Roberto Oliva).

Vale la pena richiamare, per quanto oggi ormai dovrebbe essere chiaro e senza ombre di dubbio, che la comunità scientifica a livello internazionale si è espressa già da diversi anni in merito all’orientamento sessuale. Orientamento non vuol dire agito fisico/genitale, ma attrazione affettiva, romantica e sessuale di una persona verso un’altra dell’altro sesso, del medesimo sesso, o di ambo i sessi.

Inoltre, dato molto importante, senza giri di parole o eccezioni, l’orientamento omoaffettivo rappresenta una variante naturale, non patologica, non disfunzionale della sessualità umana. Non c’è malattia, stranezza, corruzione, o difetto evolutivo nell’omosessuale, uomo o donna. Punto.

Questo disagio emerge dalla collocazione che il tema ha trovato nello schema della Ratio (sia del 2006 che del 2025): nella sezione dedicata all’ammissione al seminario. Questo piccolo dettaglio in realtà fa sorgere una domanda più profonda: è possibile trovare un altro spazio idoneo per affrontare questo aspetto così significativo per diversi battezzati e battezzate? Guardando alle sfide del ministero presbiterale quella particolare dell’orientamento sessuale sembra essere la meno decisiva per il futuro della Chiesa italiana che, soprattutto sul fronte vocazionale, attraversa una crisi senza eguali.

Probabilmente gli aspetti più vulnerabili sono legati alla cura della sfera affettiva oppure della cultura e della società che richiedono una maggiore considerazione in prospettiva di una riforma del celibato obbligatorio e di una presenza pubblica più incisiva e competente.

Direi che il n. 44 (Ratio 2025) dedicato alle persone omoaffettive (l’orientamento non è una tendenza) avrebbe potuto omettere la parte iniziale. Intendo dire che dopo i numeri precedenti, il n. 42 e il n. 43, che trattano della dimensione affettivo-sessuale e lo stile relazionale del candidato al sacerdozio, di ogni candidato al sacerdozio, perché dedicare un richiamo specifico all’orientamento omoaffettivo?

La questione è sempre la stessa: bisognerebbe esplicitare il punto di partenza: sono soggetti con delle anomalie per cui occorrono attenzioni puntuali? Certo all’interno di un ambiente maschile ci possono essere stimoli maggiori per quanti hanno un’attrazione verso il medesimo sesso, ma l’attenzione andrebbe rivolta alle motivazioni e alla solidità affettiva della persona, non al suo orientamento. Perché tutti, etero e omoaffettivi, prima o poi, avranno da imparare a gestire pulsioni e occasioni di deviare dal cammino. Il seminarista e il sacerdote omoaffettivo non hanno una fragilità “in più”.

Nella Ratio del 2006 viene citata la lettera della Congregazione per l’educazione cattolica (Istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri, 4.XI.2005) per sostenere che l’orientamento omosessuale è “problematico e incompatibile” al ministero presbiterale. Poi si specifica che eventualmente il candidato può essere ammesso al seminario solo se “avverte la sua debolezza come un corpo estraneo alla sua personalità”.

Cioè si dice che le debolezze devono essere avvertire come estranee a ciò che veramente si è. Questo non fa altro che accentuare il rischio “che la persona che ha una tendenza omosessuale senta di realizzare la volontà di Dio nella propria vita semplicemente cercando di non essere ciò che è” (S. Guarinelli, Omosessualità e sacerdozio, Ancora 2020, 18).

Non c’è alcuna incompatibilità tra orientamento omoaffettivo e scelta vocazionale. Lo dico subito e chiaramente. In un precedente testo “Percorsi vocazionali e omosessualità” del 2020, uscito a poca distanza da quello di don Guarinelli e seguito da quello di don Paolo Pala, ho approfondito i passaggi ambigui che il testo del 2016 presentava riguardo all’orientamento sessuale e che in questa Ratio sono stati riproposti.

Qui dico almeno brevemente che qualunque comportamento eccentrico, rumoroso o dissonante rispetto alla scelta del celibato (“praticare l’omosessualità”) non è ammissibile per nessun candidato. Finché l’orientamento omoaffettivo non venga riconosciuto come dono di Dio, come meravigliosa risorsa di cui la persona dispone, e che entra a pieno titolo nella dinamica vocazionale d’amore si rimane fermi su convinzioni inconsistenti.

In passato la formazione al ministero presbiterale era sorretta da una esasperazione della teologia dell’alter Christus che considerava il prete quasi un dio, senza limiti o fragilità. Un’impostazione ideale e rigida distante dal magistero di papa Francesco che esorta – famiglie e presbiteri – alla cura e al discernimento delle fragilità, quale luogo teologico in cui aprirsi alla misericordia di Dio.

Nonostante gli evidenti sviluppi compiuti nella Ratio del 2025, viene citata nuovamente la Lettera della Congregazione per l’educazione cattolica del 2005, in particolare quel riferimento piuttosto problematico che non viene elaborato ulteriormente: “Suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne”.

Non sarebbe opportuno chiarire in che misura questa “debolezza” diventi “ostacolo” alle relazioni, ricorrendo ai numerosi studi scientifici in merito oppure si preferisce rimanere nel generico evitando di affrontare apertamente la questione? Inoltre dopo questa citazione del 2005 la riflessione della Ratio 2025 prosegue, quasi deviando, attraverso la proposta di un discernimento integrale della persona che apre ad una possibile “armonia generale” che ogni candidato è chiamato a trovare prima dell’ordinazione.

Colpisce molto la reiterata e grave affermazione del difetto di relazionalità nell’omosessuale. Grave perché manca di documentazione scientifica, e quindi alimenta un diffuso pregiudizio che non si comprende dove trovi le sue fonti.

Ricordiamo che stiamo parlando di persone con storie concrete con tutta la sofferenza che una mal comprensione come questa continua a provocare in loro. Non c’è alcun difetto all’origine di una persona omoaffettiva, né in lei, né nel suo ambiente di crescita, di conseguenza non c’è – a prescindere da chi la persona sia – una debolezza, un deficit, uno svantaggio a livello affettivo e relazionale.

La persona omoaffettiva può amare, avere amicizie, portare avanti il ministero, rispondere alla chiamata di Dio rimanendo se stessa, con i talenti di cui dispone tra cui l’orientamento sessuale, qualunque esso sia. Ci sono presbiteri omoaffettivi testimoni dell’Amore, portatori di Speranza, che amano la Chiesa e il loro ministero. La differenza la fa la persona, non l’orientamento.

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38 Commenti

  1. Maurizio Bortoletti 24 gennaio 2025
  2. Anima errante 21 gennaio 2025
  3. Massimo Pieggi 20 gennaio 2025
    • Claudio 22 gennaio 2025
  4. Antony 20 gennaio 2025
    • Marina Umbra 21 gennaio 2025
      • Pietro 21 gennaio 2025
        • Marina Umbra 22 gennaio 2025
          • Pietro 22 gennaio 2025
      • Anima errante 22 gennaio 2025
  5. Claudio 20 gennaio 2025
    • Anima errante 21 gennaio 2025
      • Claudio 21 gennaio 2025
        • Pietro 22 gennaio 2025
      • Marina Umbra 21 gennaio 2025
        • Pietro 21 gennaio 2025
          • Claudio 21 gennaio 2025
          • Marina Umbra 22 gennaio 2025
          • Anima errante 22 gennaio 2025
  6. Paolo 20 gennaio 2025
  7. Non credente 20 gennaio 2025
  8. Giuseppe 20 gennaio 2025
  9. Katherine 19 gennaio 2025
  10. Gian Piero 19 gennaio 2025
  11. Tracanna Anna Rita 19 gennaio 2025
    • Pietro 21 gennaio 2025
  12. 68inafelice 19 gennaio 2025
    • Marco 20 gennaio 2025
  13. Fabio Dipalma 19 gennaio 2025
  14. Ennio Longanesi 19 gennaio 2025
  15. Salvatore Tasca 19 gennaio 2025
    • Francesco Pieri 19 gennaio 2025
    • Giampaolo Sevieri 19 gennaio 2025
    • Claudia 20 gennaio 2025
    • Pietro 20 gennaio 2025
    • Mihajlo 20 gennaio 2025
      • Pietro 21 gennaio 2025
  16. Alessandro 19 gennaio 2025

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