Il Belgio secolarizzato

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Hai la netta sensazione che la secolarizzazione faccia passi da gigante in Belgio. La Chiesa fa ogni sforzo per essere presente sul terreno pubblico, media compresi.

A Gent, ad esempio, ha un network abbastanza grande e un sito internet quotidiano con notizie e servizi, che è molto apprezzato, ma la mentalità è così colpita dallo spirito mondano che è assai difficile farsi strada nel mondo dei grandi mass media.

L’allontanamento e la separazione dei movimenti dalla Chiesa del settore sanitario e di tante istituzione un tempo di matrice ecclesiale sono all’ordine del giorno. Organizzazioni, associazioni, club di adulti e di giovani non fanno più riferimento a scelte di fede e di ossequio al magistero della Chiesa e cambiano nome.

Negli ospedali e nelle case di cura per anziani diventa sempre più difficile assicurare una presenza cattolica e un’azione sacramentale e fa sempre più problema l’invio e l’inserimento di un presbitero o di un diacono. L’aborto è legge dal 2002 e così pure l’eutanasia.

È ancora scottante la questione dei Fratelli della Carità, i quali vogliono che, nelle istituzioni psichiatriche, l’eutanasia sia resa possibile anche a malati non terminali, anche se in un quadro di cura molto delicato e assicurato. Lo scontro con la gerarchia cattolica del paese e con i superiori della congregazione è sul tavolo dei dicasteri romani.

Le scuole cattoliche rappresentano nelle scuole di base il 62% della popolazione, nelle scuole medie e superiori il 74%. Ma anche in queste scuole – mi viene fatto osservare – è difficile assicurare l’identità cattolica, dato che molti del corpo insegnante non frequentano la chiesa. È forte il movimento di separare le scuole di ogni tipo e grado dall’influsso della Chiesa, che si esprime con interventi della conferenza episcopale. Ormai il settore sanitario non si ritiene più cattolico e non accetta più eventuali interventi da parte dei vescovi.

Le parrocchie soffrono un calo sempre più inquietante e allarmante per quanto riguarda la partecipazione alla vita ecclesiale, nonostante gli sforzi di pastori, diaconi, laici e laiche di ottima preparazione teologica e pastorale.

Si prenda l’esempio della diocesi di Gent, dove, su una popolazione di 1.480.000 abitanti, i cattolici sono 1.064.000 sotto la guida del dinamico vescovo Lucas Van Looy, un salesiano di grande esperienza e di notevole sensibilità. Dopo undici anni di dialogo e di discussione, si è arrivati a ridurre i decanati da 34 a 10, le parrocchie da 427 a 43. Vi sono ottimi sussidi per la pastorale; vengono elaborati programmi di ottimo livello soprattutto per i giovani, ma questi non frequentano la chiesa e non sono interessati alla vita di fede. Regna l’indifferenza, anche se, in linea di massima, non sono contrari alla Chiesa. C’è una certa “curiosità”, osserva il vescovo Van Looy.

Nel contempo, il numero di catecumeni adulti cresce di anno in anno. Nella diocesi di Gent nella scorsa Pasqua ne sono stati battezzati una ventina. Il fenomeno tocca tutte le diocesi del Belgio.

Papa Francesco continua ad esercitare un grande fascino, come la comunità di Taizé, che si prepara a festeggiare il capodanno 2018 nella città di Basilea e molti giovani belgi saranno presenti.

I mass media hanno dato grande importanza alla notizia che il Belgio è il paese dove la gente ha più problemi con la religione di tutto il mondo. Il 68% dice che la religione fa più danno che bene. Dopo vengono la Germania con il 63%, la Spagna e l’Austria pure con il 63%, l’India con il 62%, la Francia con il 61%, l’Italia con il 47% e il Giappone con il 26%. Resta comunque vivo l’interesse per le missioni. La Missio Fiandre ha scelto la Corea del sud dove inviare le offerte.

Il lavoro della Chiesa non manca nel Belgio secolarizzato, dove si chiede con insistenza che i probati viri vengano ammessi al sacerdozio. Se – come dice il tema della giornata missionaria mondiale 2017 la messe è molta e gli operai sono pochi –, è giunto il tempo di percorrere con coraggio e discernimento altre strade.

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