Cremazioni ed esequie

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Crescita esponenziale delle cremazioni, ricorso sempre più frequente alle “sale di commiato” o funeralhome che accolgono le salme, invenzione di nuovi servizi ecclesiali per la cura dei funerali: sono alcuni segnali della “rivoluzione silenziosa” che accompagna la concezione, la pratica e la simbologia del morire oggi.

La diocesi di Milano ha pubblicato il 23 giugno un direttorio per la celebrazione delle esequie che traduce in direttive pratiche il complesso approccio al significato del morire nella tradizione cristiana delle nostre comunità.

L’attenzione alle mutazioni culturali e di prassi in corso sia prima, durante e dopo il morire, è guidata dall’interesse pastorale a trasmettere il messaggio evangelico: «Per chi guarda al Cristo glorificato, la morte non è la fine di tutto ma il passaggio all’incontro con lui e quindi alla pienezza della vita».

Accompagnare il morente, il defunto e i sopravvissuti ha una rilevanza umana ed evangelizzante. «È infatti l’occasione per testimoniare la visione cristiana della morte nei suoi vari aspetti: annuncio che i nostri morti sono vivi in Cristo e condividono la gioiosa comunione dei santi; ricordo del giudizio di Dio, inteso come invito a riconoscere la serietà del male e la responsabilità della libertà; richiamo al memento mori, cioè a un pensiero alla morte non impaurito ma riconciliato e perciò capace di illuminare costantemente la vita; esortazione a comprendere il senso cristiano del suffragio».

I casi e le disposizioni

Due i momenti più comuni dell’accompagnamento ai morti: la veglia di preghiera o il rosario e la celebrazione delle esequie.

Prima di accennare alla cremazione, si possono ricordare alcune indicazioni pastorali e liturgiche. Capita sempre più spesso la richiesta per le esequie di non battezzati: un bambino o un adulto non battezzato, persone appartenenti a tradizioni religiose diverse o a sette religiose il cui battesimo non è riconosciuto valido. Va ricordato che la celebrazione esequiale è riservata esclusivamente ai fedeli e ai catecumeni. Vi possono essere, per questi casi, altre forme di preghiera da collocare in un ambiente parrocchiale piuttosto che in chiesa e con un prudente uso delle simbologie cristiane (incenso, acqua benedetta, abito liturgico ecc.).

Il coinvolgimento delle famiglie è importante per rendere vivo il legame con la comunità cristiana. La collaborazione con le imprese di Pompe funebri così come un buon rapporto con le amministrazioni comunali non devono oscurare il contatto diretto con i familiari interessati.

La trascuratezza delle camere mortuarie dei nostri ospedali e il “pacchetto di servizi” sempre più ampio delle imprese funebri hanno visto la crescita esponenziale delle sale di commiato o “case funerarie” in cui trovare ambienti accoglienti, pratiche di cura dei corpi e professionalità di accompagnamento di alto profilo (e costo). In questi ambienti sono permesse il rosario e la veglia funebre, ma la celebrazione delle esequie, con o senza eucaristia, va riservata alla chiesa parrocchiale.

Nel caso degli ospedali e delle case di riposo la valutazione della possibilità della celebrazione esequiale sta al cappellano, d’intesa con la parrocchia.

Il caso della «tumulazione dei feti si presenta come pastoralmente serio. È opportuno conoscere bene le norme civili sulla possibilità della loro sepoltura e definire con chiarezza i criteri di azione pastorale».

Da fare e da non fare

È bene mantenere temporalmente distinte la veglia (o il rosario) dalle esequie, come anche valorizzare le celebrazioni eucaristiche a suffragio dei defunti.

Le esequie si possono celebrare dentro l’eucaristia o in forma autonoma. Ci sono casi, come la ridotta presenza di partecipanti, la lontananza dalla pratica cristiana dei presenti o la ricorrenza di alcuni giorni liturgici (come il giovedì santo) che suggeriscono la celebrazione fuori della messa.

Di grande importanza è la predicazione in occasione della morte, con il giusto equilibrio fra annuncio cristiano, attenzione al defunto e relazione con i familiari e amici. Gli interventi commemorativi del morto possono entrare nella preghiera dei fedeli o collocati al termine della celebrazione (più liberamente sul sagrato), ispirandosi sempre alla sobrietà.

Nella diocesi di Milano non si raccolgono offerte durante la messa esequiale. Una donazione libera e discreta e legata alla possibilità delle famiglie. Dove è possibile è bene mantenere le processioni dalla casa del defunto alla chiesa e dalla chiesa al cimitero.

Il diffondersi della cremazione (con la sepoltura procrastinata) domanda una cura particolare dei rito del congedo: il silenzio dopo la comunione, l’orazione, la benedizione dell’assemblea, l’eventuale ricordo del defunto, il cammino processionale fino al sagrato, l’ultima benedizione della salma.

Non va lasciata cadere la tradizione delle messe di suffragio: «È uno dei modi attraverso i quali trova meglio espressione l’ininterrotta appartenenza di questi (i defunti) alla comunità cristiana. È anche un segno di affetto e di gratitudine da parte dei loro congiunti, nella prospettiva della fede cristiana».

«La pratica della cremazione si sta sempre più diffondendo e appare destinata a diventare nel corso di breve tempo la prassi prevalente». Va ricordato che la celebrazione delle esequie è fatta con la presenza della salma. Nel caso dell’urna cineraria è richiesto il permesso dell’ordinario.

Le ceneri vanno deposte nella tomba e non custodite nelle case, confondendo il ciclo dei vivi e dei morti, impedendo l’elaborazione del lutto e esponendosi ad abusi (alla scomparsa dei diretti familiari, nel momento della vendita della casa o per fenomeni naturali come il terremoto o le esondazioni).

È sconsigliata la dispersione delle ceneri in aria, sul terreno o in acqua e vietata la trasformazione delle ceneri in gioielli o altri oggetti. Comportamenti che incidono negativamente nella memoria cristiana dei defunti (mancanza di un luogo della preghiera accessibile) e nell’annuncio della speranza cristiana (rischio di una visione panteista, naturalista o nichilista).

Va celebrata con dignità la preghiera al momento della deposizione delle ceneri nella tomba.

Ministeri e luoghi

Due le innovazioni ecclesiali: i “collaboratori delle esequie” e le chiese cimiteriali.

I collaboratori delle esequie sono laici che possono guidare la veglia o il rosario, presiedere le processioni, guidare la liturgia della parola (quando non vi fosse un diacono) e benedire la sepoltura. Sono figure che necessitano di «un’approfondita riflessione pastorale».

Le chiese cimiteriali possono essere gli oratori, le chiese non parrocchiali, cripte o spazi adiacenti alle chiese parrocchiali. Possono diventare luoghi per la deposizione delle urne cinearie. «Essi non sono da intendersi come alternativi ma complementari ai cimiteri, che rimangono i luoghi comuni della sepoltura delle ceneri».

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