Primo, non avrai altro Dio al di fuori di me

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Soggettivismo, globalizzazione e materializzazione delle risposte insidiano oggi la fede cristiana. Ma il cristianesimo non tramonterà.

Ad un primo approccio di riflessione sul primo comandamento, si presuppone che possano esserci altre divinità a cui credere oltre il Dio cristiano.

Il cardinal W. Kasper, nel celebre manuale Il Dio di Gesù Cristo (Queriniana, Brescia, 101984), nelle pagine dedicate all’ateismo moderno, descrive il lungo percorso filosofico-teologico su come, nell’epoca moderna, l’approccio alla fede in Dio sia profondamente cambiato.

A partire da Cartesio fino a Nietzsche l’ateismo moderno ha la radice nell’affermazione che, al di fuori di sé, non esiste nulla. L’uomo sarebbe titolare anche delle virtù suggerite da Cristo; per questo non esisterebbe nessun soggetto reale chiamato Dio.

1 comandamento

Al di fuori delle implicanze filosofiche (discutibili), nella vita concreta delle persone – anche buoni cristiani – è invalsa la convinzione che sia l’individuo a fare sintesi sulla propria fede. Lo fa in modo autonomo; potremmo chiamarlo sincretico: una somma di idee, convinzioni, atteggiamenti, pratiche che ondeggiano tra la fede classica cattolica e altri riferimenti. La sintesi varia di volta in volta; a seconda dei momenti e degli ambiti.

In quale Dio credi?

La cultura ancora prevalente in molti nostri territori non nega Dio, ma sottopone la sua presenza e le indicazioni della Chiesa – tramite le Scritture e gli insegnamenti – ad un esame che appella alla propria coscienza. I risultati dipendono dalla pre-lettura di religiosità acquisita dalla famiglia, dalla formazione, dal percorso della vita. Rigidità e  tolleranza, pratiche antiche e nuove forme di culto, comportamenti morali ossequiosi e disattesi, fanno del popolo cristiano gruppi disomogenei e contraddittori.

Un lunghissimo elenco di spiritualità è stato redatto in risposta alla secolarizzazione della vita cristiana in occidente: dall’esperienza mistica a quella liturgica; dalla lectio divina all’impegno di carità; dalle missioni ai movimenti; dalla pietà popolare all’impegno politico; dall’impegno scientifico alle scelte di povertà (cf. T. Goffi, La spiritualità contemporanea 8, EDB, Bologna 1987).

Almeno in occidente la desacralizzazione non si è interrotta. Lo stato dei fatti è sotto gli occhi di tutti.

La domanda centrale non è, dunque, «credi in Dio?», ma piuttosto «in quale Dio credi?». Il comandamento «non avrai altro Dio al di fuori di me» è stato suggerito (in ambito ebraico e cristiano) dove i dubbi su Dio non erano possibili in quanto il comandamento si riferiva ai propri credenti.

Le analisi sul cambiamento della religiosità sono abbondanti: già nel 1943 l’abate H. Godin aveva scritto sulla Francia “paese di missione”. Sono seguiti studi e inchieste, facendo leva su alcuni indicatori (frequenza alla messa, matrimoni religiosi, offerte 8‰, scuola di religione per i figli…).

Gli studi concordano nel dire che la religiosità è uscita dall’ambito pubblico e comunicativo; rimane salda in una buona minoranza di credenti, piuttosto assente nella maggioranza della popolazione (soprattutto al nord d’Italia) con una percentuale significativa che si dichiara “non religiosa”.

Sono altrettanto note le ipotesi di risposta ad una situazione pastoralmente difficile (cf. C. Theobald, Urgenze pastorali, EDB, Bologna 2019).

Tre sfide

La modernità pone tre sfide alla religiosità: 1) l’identità personale (culturale, morale, religiosa) diventata criterio di scelta; 2) la globalizzazione di popoli e culture; 3) la materializzazione delle risposte ai propri bisogni.

A partire da Cartesio, l’attenzione è rivolta al soggetto che diventa criterio di azione e di giudizio. La sintesi della societas christiana, con l’impero voluto da Dio e retto dal romano pontefice, tramonta definitivamente. È il soggetto che diventa criterio di esistenza e di giudizio. Tale criterio vale per la scienza, per l’arte, per la vita e per la religiosità. Alla legge eteronoma (suggerita da qualcuno esterno alla persona), sia essa dipendente dal Principe, dalla Chiesa, dallo Stato, subentrano i diritti soggettivi che, stagione dopo stagione, costringeranno quanti sono deputati alla gestione della cosa pubblica a dare ascolto alle richieste dei soggetti-cittadini.

In questo contesto, la presenza e l’autorità della Chiesa vengono lentamente espulsi dalla sfera pubblica, per diventare istanze personali, senza riferimenti alla condotta pubblica.

1 comandamento

Si tratta evidentemente di un processo lungo e anche contraddittorio: il passaggio alla soggettività non si ferma. La stessa filosofia e teologia cattoliche tenteranno di innescarsi nel personalismo oramai dilagante. Il Dio cristiano non è più il creatore/padre dell’universo.

A questo indirizzo storico si sovrappone la globalizzazione. Persone, beni, notizie di mescolano con culture e religioni del mondo. A differenza dell’esclusività dell’ebraismo e dell’islamismo (religioni riservate a popoli eletti, quindi chiuse e intoccabili) il cristianesimo, quale religione aperta e universale, è più soggetto alla problematicità di una fede messa alla prova.

Le coscienze si lasciano permeare se non da conversioni, da dubbi, incertezze, curiosità. La fede evangelica inizia ad essere soggetta sempre più ad interpretazioni. Si confondono i termini; si minimizzano; fino all’abbandono della radice della fede. Rimangono ricordi, emozioni, rimpianti.

Infine, l’elemento che mette a dura prova la religiosità cristiana è la materializzazione delle risposte ai bisogni. Si tratta dell’abbandono del trascendentale. Tutto è riportato alla risposta materiale delle proprie aspirazioni, siano esse materiali che psicologiche. Prevalgono i beni, le specialità, le professioni.

Le domande ultime del senso della vita, molto care ai teologi e ai moralisti, dalle quali dovrebbe nascere il bisogno di Dio, non sono in grado di far salire la richiesta del trascendente; addirittura non sono più poste.

Si arriva alla conclusione opposta: la vita è breve, non ha futuro dopo la morte, tanto vale approfittare del presente per condurre una vita agiata e felice.

Sono poste in atto le capacità che permettono agio, gloria e trionfo.

Perché il cristianesimo non morirà

Nonostante tutto ciò il cristianesimo non tramonterà. Per tre motivi.

Il primo è la dignità della persona che la religione cristiana ha sempre professato.

Il rispetto di ognuno, sempre e comunque, rassicura chiunque viva nel mondo. Nella dignità è compresa la libertà. Il cristiano non ha nessun impedimento per sentirsi realizzato: come soggetto, nella famiglia, nel lavoro, nella ricerca, nell’arte. Non è impedito, perché creato a immagine di Dio; ha, dunque, la prospettiva della perfezione, della conoscenza, del bene.

Il secondo motivo di tranquillità per il futuro è l’indicazione del “vogliatevi bene” evangelico. Chi può opporsi a una tale prospettiva? La fatica, caso mai, è quella di realizzare ogni bene. E nel mondo c’è chi, con i fatti e i comportamenti, realizza il bene di chi è accanto: nella famiglia, nel lavoro, nella città.

Voler bene permette di perdonare, di aiutare, di compromettersi. Solo dal voler bene si può superare “l’occhio per occhio” e “il perdonare i propri nemici”. È una regola sublime, ma autenticamente umana che porta alla perfezione.

Infine, il cristianesimo dà una prospettiva al trascendente. A questo livello, le incertezze e i dubbi aumentano. C’è bisogno, però, di dare risposte al proprio desiderio di creazione, di infinito e di perfezione.

Si potrebbe dire che Dio è in noi perché siamo stati creati a “sua immagine”: siamo destinatari di un pezzo di lui.

1 comandamento

Purtroppo, la religiosità diffusa e scontata, che ha posto l’attenzione fin nei dettagli sulla dottrina, ha fatto dimenticare lo sfondo che il cristianesimo suggerisce. Per secoli la dottrina ha voluto indagare chi fosse Dio. Il torto è stato quello di affidarsi a categorie umane per spiegare il senso di Dio.

Il Dio di Gesù Cristo è solare perché interpreta le categorie umane, le più affettuose e tenere. Passare per la sola razionalità umana rischia di far dimenticare la vicinanza e l’affetto.

Non si può avere altro Dio all’infuori di chi ha creato, amato, perdonato, avendo concesso libertà e intelligenza: è il Dio di Gesù Cristo.

Vinicio Albanesi: I Comandamenti

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